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Sarri, il mister che non c’era

Roberto Perrone

Fenomenologia di un esonero che non risulta a nessuno, perché non ci fu mai debutto in panchina. La Juventus (e i media) hanno reso inesistente un allenatore che esisteva (e ha vinto). E ne hanno creato uno che non esisteva

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L’uomo che non c’è mai stato, adesso non c’è più. “Leggi l’articolo”. Sabato, sul sito ufficiale della Juventus, questa scritta campeggiava sotto il titolo “Maurizio Sarri sollevato dall’incarico”. Due parole poco attinenti alla realtà: “articolo” è un po’ eccessivo per un comunicato di 373 caratteri, spazi inclusi; ma quello che proprio non ci sta è “incarico”, perché nessuno riconosce a Sarri di essersi seduto sulla panchina della Juventus. Per le leggi della fisica, la sua presenza è stata innegabile: a parte il tempo passato in piedi nell’area tecnica e spesso fuori di questa, è ampiamente dimostrato da immagini e filmati che Sarri è stato lì. Però per tutti, juventini compresi, è come se non ci fosse mai stato.

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L’uomo che non c’è mai stato, adesso non c’è più. “Leggi l’articolo”. Sabato, sul sito ufficiale della Juventus, questa scritta campeggiava sotto il titolo “Maurizio Sarri sollevato dall’incarico”. Due parole poco attinenti alla realtà: “articolo” è un po’ eccessivo per un comunicato di 373 caratteri, spazi inclusi; ma quello che proprio non ci sta è “incarico”, perché nessuno riconosce a Sarri di essersi seduto sulla panchina della Juventus. Per le leggi della fisica, la sua presenza è stata innegabile: a parte il tempo passato in piedi nell’area tecnica e spesso fuori di questa, è ampiamente dimostrato da immagini e filmati che Sarri è stato lì. Però per tutti, juventini compresi, è come se non ci fosse mai stato.

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Questo è lo strano caso di Mister S., l’uomo che non solo non ha vissuto due volte, ma a cui non viene riconosciuta neanche la prima esistenza. Ricorda una storia di guerra, raccontata anche in un film, “L’uomo che non fu mai”, una celebre operazione di depistaggio dei servizi segreti britannici ai danni dei tedeschi durante la Seconda guerra mondiale. I primi fanno trovare ai secondi il cadavere di un ufficiale inglese con documenti segreti (falsi) secondo cui il primo sbarco alleato sul continente non sarà in Sicilia (come avvenne) ma in Grecia. Con Sarri sta accadendo lo stesso. Ci stanno facendo credere che questo signore sulla sessantina, ex impiegato di banca che ha mollato il posto fisso per seguire la sua passione, non sia mai stato ingaggiato per allenare la Juventus, ma solo perché qualcuno in panchina dovevano metterlo, come una fioriera nell’androne, e che in realtà la Juventus si è allenata da sola, che Sarri non c’è mai stato, che stava lì, ma non c’era. Riempiva solo lo spazio.

 

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Sarri è l’uomo che non fu mai. Per tredici mesi ha figurato nei brogliacci come allenatore bianconero, ma non era vero. Prendeva lo stipendio (e lo prenderà, salvo risoluzione del contratto, per altri due anni) solo come figurante. La sua non-esistenza è durata dal 20 giugno 2019, giorno della presentazione (giacca, cravatta e rasatura perfetta), al 7 agosto 2020 (in polo blu stazzonata a maniche lunghe, braghe della tuta, barba libera e cicca in bocca). Non c’è nessuno, nell’ambiente del calcio, che creda a Sarri allenatore della Juventus, che pensa che abbia deciso lui la formazione, che stesse alla Continassa, il centro sportivo della Juve, a urlare indicazioni (che nessuno avrebbe seguito, sia chiaro). E se per caso ci fosse stato, comunque le indicazioni, i “suggerimenti”, li avrebbe seguiti lui, altro che darli.

 


Ci stanno facendo credere che questo signore sulla sessantina, non sia mai stato ingaggiato per allenare la Juventus. Pioli aveva Ibrahimovic, per tutti il deus ex machina della resurrezione (?) milanista, però esiste; Sarri aveva Ronaldo, quindi non esiste


 

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Insomma non c’era e nell’eventualità remota che ci fosse stato, questo scudetto l’hanno vinto tutti ma non lui. Sarri non c’entra. La Juventus ha vinto il nono scudetto consecutivo malgrado la presenza Sarri. Prima tesi della sua inesistenza. Se qualcuno volesse attribuirgli questo scudetto, il suo primo scudetto, Sarri lo avrebbe vinto malgrado lui stesso. Seconda tesi sull’inesistenza di Sarri. Molti non capiscono neanche per quale motivo dovrebbe dire di averlo vinto. Infatti la notte della vittoria non sembrava neanche tanto contento. Forse sapeva già di dover fare i bagagli. Lui stesso, comunque, ci ha messo del suo per indurre il popolo in tentazione, per portarlo a dubitare della sua esistenza. Tra tante uscite infelici che gli vengono attribuite in questi giorni, l’unica autentica è perfettamente udibile da un famigerato telefonino sintonizzato su un canale social: “Se avete vinto con me, siete proprio bravi”. Una battuta la notte della festa, ma non aiuta molto a confutare l’idea della sua non-esistenza bianconera.

 

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A Sarri è riuscito un miracolo italiano: ha messo d’accordo gli juventini con il resto del mondo (del tifo), impresa straordinaria che si ripresenterà tra qualche passaggio di cometa, probabilmente. Non c’è una persona – magari qualche parente o amico, forse – che parli bene di lui, paradossalmente l’unico complimento gliel’ha fatto la Juventus in un passaggio della lettera di licenziamento (il famoso “articolo” di 372 battute, spazi inclusi): “La Società desidera ringraziare il tecnico per aver scritto una nuova pagina della storia bianconera con la vittoria del nono scudetto consecutivo, coronamento di un percorso personale che lo ha portato a scalare tutte le categorie del calcio italiano”. Carini a ricordare che Sarri ha vinto in tutte le serie dove ha condotto squadre. Mica poco, parlando di uno sconosciuto.

 

Il grande fenomeno mediatico che avviluppa Sarri e il calcio italiano in questi ultimi giorni sarebbe da studiare con strumenti scientifici sofisticati. Il signor S. viene messo alla porta tra gli urrà dei tifosi e le rivelazioni dei giornalisti che evidenziano i suoi errori, le sue mancanze, non solo tecniche ma anche di stile, di linguaggio, di comportamento. Un “dalli all’untore” già visto, ma mai con questa intensità, soprattutto con chi ha vinto lo scudetto. Sugli annali figurerà così.

 

E mentre si confuta l’esistenza di Sarri, la conferma di Stefano Pioli viene celebrata con inni e danze. La vicende del tecnico rossonero ci aiutano comprendere l’enormità del caso Sarri. Il Milan è stato il vincitore del campionato di “clausura”, ha fatto più punti nella ripresa del campionato dopo il Covid. La società ha premiato l’allenatore in carica, rinunciando a ingaggiare una specie di Sarri tedesco. E ha certificato la sua esistenza. Pioli non ha vinto nulla, ha raggiunto l’ultimo posto utile per l’Europa, il minimo per una squadra come il Milan. Un anno fa Rino Gattuso non era stato confermato dopo aver sfiorato il quarto posto e la Champions League, persi entrambi all’ultimo minuto dell’ultima giornata, per un punto. In questo campionato il Milan non è mai stato in corsa, arrivando a 12 punti dalla Champions malgrado la rimonta di luglio. Ha ballato per un’estate ininfluente, quando non aveva più nulla da perdere. Pioli ha allenato il Milan che è andato peggio del 2019, Sarri non ha allenato la Juventus che ha vinto, come nel 2019. Pioli aveva Ibrahimovic, per tutti il deus ex machina della resurrezione (?) milanista, però esiste; Sarri aveva Ronaldo, per tutti il deus ex machina dello scudetto (scudetto) bianconero, quindi non esiste. Non è un giudizio di merito, non è un tentativo di riabilitare Sarri, si tratta solo una ricerca filosofica sul disavanzo ontologico tra i due: di uno è provata l’esistenza anche se non ha raggiunto nulla, dell’altro è esclusa, anche se ha raggiunto un risultato non irrilevante come il titolo di campione d’Italia. Sto difendendo Sarri? Assolutamente. Sto solo osservando, con il disincanto dello scienziato, il fenomeno per cui viene sancita l’inesistenza dell’allenatore che ha vinto uno scudetto. Si tratta di un evento che non si era mai verificato in precedenza.

  

C’è, infine, un altro aspetto paradossale nell’affaire Juventus. Uno dei migliori aforismi di Indro Montanelli recita: “Non si può fare la rivoluzione con l’appoggio dei Carabinieri e la benedizione del Vaticano”. Insomma, esistono istituzioni conservative per Dna. La Juventus era una di queste. Adesso non lo è più. Ci ha tolto una certezza. Fino a quindici mesi fa era impensabile per qualsiasi squadra italiana quanto è accaduto alla Juventus, ma con Madama di mezzo la svolta è epocale, una frattura storica. In questo clamoroso ribaltamento di ruoli, la Juventus si è riscoperta sovversiva e di rivoluzioni ne ha fatte tre, in pratica una ogni cinque mesi. Per due anni di seguito ha licenziato l’allenatore che ha vinto lo scudetto, prima Massimiliano Allegri (che di titoli ne aveva sommati cinque, più tutto il resto), poi Maurizio Sarri al suo primo trofeo di alto livello in Italia. Non contenta, la società bianconera ha affidato la squadra ad Andrea Pirlo, uno dei migliori giocatori italiani degli ultimi decenni che, però, non ha mai allenato, neanche nella partitella del giovedì con gli amici. Qui l’osservazione del fenomeno si conclude: hanno reso inesistente un allenatore che esisteva e ne hanno creato uno che non esisteva.

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