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il foglio sportivo

Il basket che verrà, secondo Ettore Messina

Umberto Zapelloni

Parla il coach dell’Olimpia Milano: “Bene la linea dell’Eurolega, ora l’importante è ricominciare, si aprirà al pubblico appena possibile. C’è spazio per qualcosa di nuovo”

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A porte chiuse e con pochi palloni che rimbalzano sul parquet. Il basket italiano ha celebrato in sofferto silenzio i suoi anniversari, i 100 anni del campionato e i 50 anni della Lega che in piena quarantena ha cambiato pure il presidente, affidando il timone a Umberto Gandini, un uomo che era abituato ad altri palloni, ma che si è tuffato con la vecchia grinta da hockeista (su ghiaccio) nella nuova avventura. Che basket vedremo? E soprattutto quando lo vedremo di nuovo? “Vorrei che il campionato italiano tornasse a essere un campionato di destinazione e non più di transito verso altre leghe come è accaduto ultimamente”, è il desiderio espresso dal presidente di LBA spegnendo le candeline sulla torta.

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A porte chiuse e con pochi palloni che rimbalzano sul parquet. Il basket italiano ha celebrato in sofferto silenzio i suoi anniversari, i 100 anni del campionato e i 50 anni della Lega che in piena quarantena ha cambiato pure il presidente, affidando il timone a Umberto Gandini, un uomo che era abituato ad altri palloni, ma che si è tuffato con la vecchia grinta da hockeista (su ghiaccio) nella nuova avventura. Che basket vedremo? E soprattutto quando lo vedremo di nuovo? “Vorrei che il campionato italiano tornasse a essere un campionato di destinazione e non più di transito verso altre leghe come è accaduto ultimamente”, è il desiderio espresso dal presidente di LBA spegnendo le candeline sulla torta.

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Adesso che anche l’Europa ha detto stop alle coppe, agli innamorati dei canestri, finita la grande abbuffata di The Last Dance sulla vita, le opere, le cattiverie e i miracoli di Michael Jordan, non resta che aspettare Topolino… Sarà Mickey Mouse a lanciare la palla a due per la ripresa della Nba che si rinchiuderà a Disney World per terminare il campionato interrotto l’11 marzo. Intanto, in Italia cercheremo di capire quante squadre saranno pronte ad affrontare la Serie A dopo che la crisi economica ha fatto suonare i campanelli d’allarme a Cremona, già abbandonata dal c.t. Meo Sacchetti, approdato a Bologna, sponda Fortitudo.

  

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In Italia il basket è stato tra i primi sport a smettere di giocare e ad annunciare subito che la stagione non sarebbe ripresa. Una scelta difficile, ma alla fine saggia, perché orientata a salvare la prossima stagione, a proteggere il futuro di tutti, piuttosto che il presente di qualcuno. La riga bianca accanto all’anno 2020 nell’albo d’oro fa male, ma ci sono occasioni in cui il male diventa necessario per ripartire. La stessa Eurolega ha deciso di non proseguire senza arrivare neppure a una votazione. Sarebbero bastati 6 voti favorevoli a far tornare in campo 18 squadre (votavano solo gli 11 club azionisti), non esattamente un percorso democratico. Ma anche questa volta ha vinto il buonsenso, troppe diversità tra i protocolli nazionali, troppe differenze nella situazione sanitaria delle diverse nazioni con il Cska Mosca che è stato colpito duramente dalla morte per Covid del suo medico 44enne Roman Abzhelilov.

 

Ettore Messina, il coach arrivato a Milano per comandare e tornare a vincere nel doppio ruolo di presidente e allenatore, va tutti i giorni al Forum ad allenare i suoi ragazzi. Mancano tre americani, mancano tanti stranieri, ma in un momento così è fondamentale lavorare con i singoli. Lasciare fermi troppo a lungo i giocatori potrebbe diventare controproducente. “Non era mai capitato. Anche quando in America ci furono i lockout di baseball, football o basket i giocatori continuarono ad allenarsi privatamente… bastava non usassero le strutture dei club… lasciarli fermi 4/5 mesi sarebbe pericoloso dopo che sono già stati fermi due mesi”, dice. L’Olimpia era una delle squadre che avrebbero votato contro la riapertura dell’Eurolega, non ce n’è stato neppure bisogno. Finire il campionato e la coppa avrebbe potuto dare il senso a una stagione che per Milano non ne ha, come in una canzone di Vasco Rossi. “Con i playoff in campionato e ancora sei partite in Europa chissà che cosa sarebbe potuto succedere. Così invece mi resta una stagione caratterizzata da troppi alti e bassi e da una mancanza di continuità che mi ha dato fastidio”.

 

Milano sta già cambiando faccia in vista della prossima stagione, il primo arrivo è stato Davide Moretti direttamente dalla Ncaa, ma altri e decisamente più pesanti ne seguiranno. Che basket troveremo alla ripartenza? “Un basket che dovrà contare su risorse limitate e dovrà cercare di essere creativo nella proposta per i tifosi – racconta Messina – Mi dicono che in America fanno briefing quotidiani nelle varie televisioni detentrici di diritti per ipotizzare che tipo di prodotto dare in caso di partite a porte chiuse. Stanno lavorando su contenuti molto più profondi e quantitativamente significativi rispetto a quanto fatto finora”.

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Creatività, fantasia, idee per riempire il vuoto. “Comprendo che ci sia la voglia di aspettare a giocare quando sarà possibile farlo a porte aperte – continua Messina – ma mi chiedo se ha senso, in un momento in cui non ci sarà altro basket in tv perché la Nba ripartirà a dicembre, dire ‘noi giochiamo solo a porte aperte’. Non mi sembrerebbe intelligente. In assenza di partite Nba potremmo aumentare il seguito in televisione. Che senso ha, per uno sport che rischia di diventare di nicchia, sparire da giornali e tv per mesi per aspettare di giocare con gli spettatori”. La Lega sta lavorando per ottenere almeno una riapertura parziale. Se riaprono cinema e teatri, ci si chiede, perché anche i palazzetti non potrebbero riaprire con tutte le misure di sicurezza necessarie agli ingressi? Tanto al basket non ci si abbraccerebbe dopo ogni canestro… “Io sono dell’idea che si deve giocare appena è possibile farlo, poi quando sarà possibile far entrare un po’ di pubblico lo faremo entrare, sperando di poter tornare ad avere molto più pubblico in tempi brevi. Credo che la linea dell’Eurolega si quella giusta: si comincerà come si potrà e poi si vedrà”.

 

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Lasciateci giocare! Non tutti la pensano come Messina. C’è chi vuole aspettare. Ma ha davvero senso aspettare qualcosa che potrebbe arrivare soltanto molto in là nel tempo? “Diciamo che al di fuori di qualche isolata lamentela, nel basket oggi si è ritrovata una certa compattezza che speriamo duri”. Ogni riferimento a Baraldi e alla sponda bolognese non è certamente casuale. “Fip e Lega, qui da noi, si sono fatte prendere da un’incomprensibile fretta – l’altra tesi dell’ad della Virtus Bologna che tra l’altro ha “soffiato” a Milano il giovane Amar Alibegovic – Avessimo aspettato il 16 maggio per decidere, anziché buttar tutto per aria ai primi di aprile, oggi forse saremmo alla vigilia del ritorno in campo. Isolandosi in Sicilia o in Sardegna, con le formule adeguate, il campionato si poteva finire…”. Questi sono i giorni in cui Milano e Bologna, senza virus in circolazione, avrebbero cominciato a sfidarsi per il titolo. Si stanno sfidando sui tempi per la ripartenza e sul mercato. La Lega ha già fissato in settembre la data per una maxi Super Coppa italiana a 16 squadre. La coppa della ripartenza, della rinascita. “Bisognerà fare comunque molta attenzione – conclude Messina – essere molto cauti, avere dei protocolli di preparazione fisica e tecnica adeguati, senza avere fretta. Ci vorrà cautela nella ripresa atletica, ma sono convinto che sarà tanta la voglia di giocare che vedremo anche delle belle partite”. Ce ne sarebbe bisogno, per non rischiare che la gente si dimentichi del basket.

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