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il foglio sportivo

La triste parabola del carcerato Ronaldinho

Federico Giustini

L’ex Pallone d’Oro è detenuto in Paraguay, non fa tornei con gli altri prigionieri ma ha fiducia in Dio

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Sembra quasi un racconto sul calcio di Osvaldo Soriano. La storia del campione del mondo, fuoriclasse ormai un po’ in là con gli anni, che vince un maiale di sedici chili, dopo aver segnato cinque gol nella finale del torneo di calcio a cinque del carcere di Asunción. Le scarpe da ginnastica prestate da un agente della polizia penitenziaria, i detenuti che in un primo momento accettano la sua presenza in campo a patto che lui non segni. Si dice che l’onere di marcarlo sia toccato a Miguel Cuevas, deputato paraguaiano recluso da un mese perché accusato di corruzione, e che lui lo abbia dribblato con una finta, senza neanche toccare la palla. Un po’ come fece Pelé a Messico ’70 con Mazurkiewicz, portiere dell’Uruguay. Invece è la realtà, anche se per Ronaldinho non è andato tutto esattamente così. Il maiale c’era ma rappresentava il premio riservato ai vincitori del torneo del Cuadrilátero, dal nome della sezione del carcere dell’Agrupación Especializada, dove l’ex fantasista del Milan, e con lui suo fratello Roberto, si trova dallo scorso 6 marzo. Il brasiliano non era tra i partecipanti, si è limitato a premiare le due squadre vincitrici e a giocare una partitella amichevole. Quindi no, non si tratta della nuova versione dello spot Joga Bonito, né di una riconciliazione di Ronaldinho con il futsal, sport della sua infanzia. Il campione del mondo nel 2002 compie oggi 40 anni e trascorrerà il suo compleanno nella prigione della capitale del Paraguay. Nel paese in cui il suo talento trasmise i primi inconfutabili segnali al mondo nel 1999, quando vinse la Coppa America con la Nazionale brasiliana.

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Sembra quasi un racconto sul calcio di Osvaldo Soriano. La storia del campione del mondo, fuoriclasse ormai un po’ in là con gli anni, che vince un maiale di sedici chili, dopo aver segnato cinque gol nella finale del torneo di calcio a cinque del carcere di Asunción. Le scarpe da ginnastica prestate da un agente della polizia penitenziaria, i detenuti che in un primo momento accettano la sua presenza in campo a patto che lui non segni. Si dice che l’onere di marcarlo sia toccato a Miguel Cuevas, deputato paraguaiano recluso da un mese perché accusato di corruzione, e che lui lo abbia dribblato con una finta, senza neanche toccare la palla. Un po’ come fece Pelé a Messico ’70 con Mazurkiewicz, portiere dell’Uruguay. Invece è la realtà, anche se per Ronaldinho non è andato tutto esattamente così. Il maiale c’era ma rappresentava il premio riservato ai vincitori del torneo del Cuadrilátero, dal nome della sezione del carcere dell’Agrupación Especializada, dove l’ex fantasista del Milan, e con lui suo fratello Roberto, si trova dallo scorso 6 marzo. Il brasiliano non era tra i partecipanti, si è limitato a premiare le due squadre vincitrici e a giocare una partitella amichevole. Quindi no, non si tratta della nuova versione dello spot Joga Bonito, né di una riconciliazione di Ronaldinho con il futsal, sport della sua infanzia. Il campione del mondo nel 2002 compie oggi 40 anni e trascorrerà il suo compleanno nella prigione della capitale del Paraguay. Nel paese in cui il suo talento trasmise i primi inconfutabili segnali al mondo nel 1999, quando vinse la Coppa America con la Nazionale brasiliana.

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Stavolta però non c’entra la Seleção. I fratelli De Assis, appena sbarcati, sono stati trovati in possesso di passaporti paraguaiani falsi e ora rischiano di rimanere in un carcere di massima sicurezza per sei mesi, in attesa di giudizio. Il giudice Gustavo Amarilla ha negato gli arresti domiciliari per il timore che i due possano tornare in Brasile. Il pubblico ministero Omar Legal indaga su un possibile riciclaggio di denaro e ritiene che la figura chiave dell’intera vicenda sia l’imprenditrice locale Dalia López: è stata lei ad accogliere Ronaldinho e Roberto De Assis al loro arrivo all’aeroporto di Asunción il 4 marzo scorso e, in quell’occasione, avrebbe consegnato loro i documenti. L’ex calciatore del Barcellona avrebbe dovuto partecipare a degli eventi promossi proprio dalla fondazione presieduta da Dalia López. Per questo in una delle due case della donna, durante una perquisizione, sono stati trovati più di 4 mila palloni con impressa la faccia dell’ex asso brasiliano. Sono indagate in tutto sedici persone, tra cui funzionari pubblici e appartenenti alle forze dell’ordine.

 

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Nel frattempo l’ex Pallone d’Oro sta imparando a lavorare il legno: segue un corso di falegnameria, cercando di non perdere quel sorriso che lo ha reso un’icona tanto quanto la finta dell’elastico. Durante la sua prima settimana di detenzione, Ronaldinho ha potuto incontrare alcuni ex calciatori paraguaiani come Gamarra, Cuevas e Delgado, ai quali ha confessato di essere giù di morale e in pensiero per sua madre. Di mercoledì, sabato e domenica dalle 8 alle 17, giorni e orari in cui normalmente sono consentite le visite, ha ricevuto anche una cinquantina di bambini per firmare autografi. Ma l’arrivo del Covid-19 in America Latina ha imposto misure di sicurezza più restrittive e un nuovo protocollo per le visite ai detenuti: dalla scorsa settimana è possibile un solo incontro settimanale. “Genio della vita” è il titolo del suo libro, quello che avrebbe dovuto presentare in occasione di una delle iniziative benefiche in programma ormai due settimane fa. Anche se, da quando ha lasciato il calcio, Ronaldinho ha fatto fatica a tenersi a distanza dai guai, tra reati ambientali, problemi con il fisco e affari andati male. All’amico Fernando Lugo, stella del footvolley in Paraguay, ha detto di avere fiducia perché “Dio sa quello fa”. Lo sguardo, in quel momento, deve essergli scivolato 45 metri oltre la sua cella, al campo di calcetto del Cuadrilátero.

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