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saverio ma giusto

Apriamo gli occhi: l'Italia è nelle mani dei proprietari dei chioschi da spiaggia

Saverio Raimondo

Un “governo balneare”, ma con un’accezione ben diversa da quella che aveva durante la Prima Repubblica. L’esecutivo prende ordini dai chiringuito: se la trattativa stato-balneari c’è stata, l’hanno spuntata questi ultimi

Ma quali banche (che anzi, come si è visto negli ultimi giorni, sono piuttosto cagionevoli). Quali multinazionali. Quali Big del Tech. Quale Gruppo Bilderberg, quali massoni. I veri poteri forti, almeno qui in Italia, sono i balneari. Intoccabile lobby, invincibili tanto quanto se non più dei tassisti, i balneari controllano il governo – e di conseguenza le sorti del paese –  esercitando un potere occulto ormai sempre più manifesto. Questi grandi manovratori da spiaggia erano venuti allo scoperto già nell’estate del Papeete, con Salvini a torso nudo e mojito d’ordinanza alla mano: quasi una divisa, un segno del comando (un tempo il potere era identificato con lo stivale da condottiero o militare, poi con la scarpa stringata da alta finanza, ora invece è evidente che i poteri forti calzano infradito ai piedi e hanno la sabbia attaccata al calcagno). Adesso questo gruppo di potere esercita la sua pressione anche sul governo Meloni, il quale non intende mettere a bando la concessioni balneari facendosi bocciare dal Consiglio di stato, richiamare da Mattarella e prossimamente sanzionare dall’Ue. Quale maggiore evidenza se non questa, del potere che i balneari esercitano sull’esecutivo?

Possiamo dire che quello Meloni è “un governo balneare”, ma con un’accezione ben diversa da quella che questo termine aveva durante la Prima Repubblica. Il rapporto fra le due forze non è paritario, è evidente che l’esecutivo prende ordini dai chiringuito e non viceversa: se la trattativa stato-balneari c’è stata, l’hanno spuntata questi ultimi, altrimenti il governo avrebbe proposto uno scambio equo, e cioè “noi vi lasciamo l’esproprio del litorale italiano, voi però battete le coste con i vostri pattìni e fate salvare i migranti dai vostri bagnini”. Macché. Noi cittadini, ingenui, pensavamo che quelle persone in bermuda e maglietta a maniche corte che ogni estate ci estorcono milioni in pizzette, ghiaccioli e parcheggi sotto al sole, gestissero semplicemente sedie sdraio e lettini; e invece manovrano anche le poltrone in Rai e nelle partecipate di stato. Decidono le nomine governative e piazzano le persone nei posti di comando, non solo sotto all’ombrellone. Risultato: una classe dirigente da bagnasciuga, attaccata al potere e ai privilegi come cozze a uno scoglio.

Non resta allora che chiedersi da quanto tempo il paese è in mano ai gestori di chioschi sulla spiaggia. La storia italiana, riletta da una prospettiva balneare, assume un altro significato – e improvvisamente tutto ha persino un senso. Le riforme non sono state fatte per poter tutelare meglio ferie e villeggiatura, specie ad agosto. I famigerati servizi segreti deviati erano in realtà degli stagionali che alla chiusura degli stabilimenti – fra novembre e febbraio per intenderci – si davano ai depistaggi e alla strategia della tensione come secondo lavoro. La politica dei condoni, da sempre così longeva e trasversale, è fatta apposta per sanare abusi edilizi sulla costa. Con il vaccino anti Covid ci hanno iniettato un microchip con il quale i balneari ci controllano e ci comandano sottopelle, assicurandosi che alla fine, fra mare e montagna, scegliamo sempre il primo. Il riscaldamento globale è un complotto per venderci le creme solari protezione cinquanta. L’economia ci stritola perché così, se restiamo in mutande, giusto in spiaggia possiamo ancora presentarci. Tutto torna. Del resto, da sempre il vero deep state italiano sono le seconde case al mare.

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