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quando arrivano le ragazze

I maschi mandati a prendere il latte

Nadia Terranova

Ne ho visti a migliaia uscire dalla caverna bardati per fare la spesa. E dietro i muri di tutti i palazzi ho visto le donne riprendersi la loro mezza giornata di solitudine e di libertà

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I maschi, nella primavera trascorsa, me li ricordo soprattutto in fila. Si riversavano per strada, davanti agli esercizi commerciali, con l’aria cocciuta e svagata di Fred Flinstone che fuoriesce dalla caverna. Tanto tenero e balzano era il loro ostinato impegno nel sentirsi investiti dall’obbligo di procacciare il necessario che veniva voglia di regalar loro due sacchi di pelle di dinosauro a testa invece delle sportine in tela, e di pedinarli incantate per seguirne le fantastiche avventure nel mondo. Se dovessi dire come le donne hanno vissuto la clausura, comincerei parlando degli uomini.

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I maschi, nella primavera trascorsa, me li ricordo soprattutto in fila. Si riversavano per strada, davanti agli esercizi commerciali, con l’aria cocciuta e svagata di Fred Flinstone che fuoriesce dalla caverna. Tanto tenero e balzano era il loro ostinato impegno nel sentirsi investiti dall’obbligo di procacciare il necessario che veniva voglia di regalar loro due sacchi di pelle di dinosauro a testa invece delle sportine in tela, e di pedinarli incantate per seguirne le fantastiche avventure nel mondo. Se dovessi dire come le donne hanno vissuto la clausura, comincerei parlando degli uomini.

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La prima volta eravamo fuori dal fruttarolo. Un signore con gli occhialini leggeva, anzi declamava, la lista della spesa fornita dalla sua signora, impegnandosi più che poteva, sinceramente concentrato, le cose che doveva comprare erano quattro in croce però per lui era necessario che tutti noi in fila le conoscessimo, e in un primo momento ho pensato: avrà un problema di memoria, una malattia. La mia amica, molto più pragmatica, aveva già alzato gli occhi al cielo: questi qua, mi ha detto, questa tipologia di maschio sembra uscita dalla grotta per la prima volta. All’improvviso non ne ho più visto uno solo ma milioni di signori Occhialini uscire di casa bardati per fare la spesa con la concentrazione e l’impegno che avrebbero messo cavalcando un destriero sulla via Francigena. Era sabato, la fila era lunga e la lista della spesa corta, nel giro di pochi minuti diventò chiaro a tutte le donne davanti al fruttarolo che non di memoria carente trattavasi ma di uno dei tanti che le mogli, pur di levarsi di torno, avrebbero mandato a comprare le arance direttamente in Sicilia. Di quei quattro inutili ortaggi nella lista del compratore molesto, la signora Occhialini poteva fare a meno; quello che le serviva al più presto, e non era più procrastinabile, era la sua legittima ora di libertà.

    

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Sì, dev’essere stato quel giorno che ho visto il partito delle signore Occhialini dietro i muri di tutti i palazzi del quartiere, donne di età, estrazione sociale e professione diversa ma tutte – tutte – impegnate fin dal risveglio nell’attività più importante della giornata: pianificare come e quando mandare i consorti a prendere il latte.

    

“Non c’è più la sinistra”, dice lui in una vignetta di Altan. “Oddio, adesso mi resti tutto il giorno per casa a girare in ciabatte”, risponde lei. Non potendo ricordare la primavera 2020 per l’assenza di sinistra (non più delle primavere degli ultimi trent’anni), la ricorderemo come quella in cui alla morte di Togliatti e Berlinguer, al riflusso, alla Bolognina, si è aggiunta la pandemia del secolo; intanto, le signore Occhialini, che già senza battere ciglio votavano alle primarie, preparavano il sugo, si pittavano le unghie, educavano i figli e si laureavano con lode, venivano definitivamente private della libertà primaria, ovvero la solitudine delle mezze giornate.

   

C’è una poesia di Anne Sexton che dice così: “Ho trovato le caverne accoglienti nei boschi / le ho riempite di padelle, intagli, scaffali, / armadi, sete e innumerevoli oggetti; / ho preparato cene per vermi e folletti”. Le Wilma Flinstone mogli di tutti i non sveglissimi Fred che popolano questo mondo hanno bruciato chili di bistecche di brontosauro, in quarantena, al solo scopo di chiedere ai mariti di andare dal macellaio a comprarne delle altre. In qualche caso approfittavano per telefonare all’amante (molto più comodo che ingrossare la prostata al cane), in qualche altro a un’amica, in altri casi ancora si stendevano sul letto a respirare e basta, o nude in balcone a fumare una sigaretta. Poi, quando il marito rientrava a casa con i fagioli nella sporta di pterodattilo e il vino del supermercato brandito come fosse il sacro Graal, le signore Occhialini si ricordavano all’improvviso l’ingrediente fondamentale che avevano dimenticato di segnare sulla lista e dovevano proprio rimediare, uscire al volo, un attimo e arrivo, tesoro. Ancora un respiro, ancora cinque minuti di libertà.

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Nadia Terranova, scrittrice. Finalista al premio Strega 2019 con “Addio fantasmi” (Einaudi), il suo ultimo libro è “Come una storia d’amore” (Perroni 2020).

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