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I "Dieci piccoli negri" e altri libri che rischiano di essere sbattezzati

Giulio Meotti

Via il titolo originale del romanzo di Agatha Christie. Che facciamo col “Negro del ‘Narciso’” di Conrad?

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Roma. “I dieci piccoli indiani” che hanno dato il titolo italiano al più famoso libro di Agatha Christie erano in realtà dieci piccoli neri. Anzi negri, “Ten little niggers”, come la regina del giallo aveva intitolato il suo romanzo apparso nel 1939. Negli Stati Uniti, quei “ten little niggers” suonavano male e vennero eliminati dal titolo, che divenne “And then there were none” (“E poi non rimase nessuno”). Uno degli ultimi paesi dove il romanzo da cento milioni di copie (da solo rappresenta il venti per cento dei due miliardi di libri venduti da Agatha Christie) portava ancora il titolo voluto dall’autrice era la Francia. Ora viene sbattezzato “Dix petits nègres”.

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Roma. “I dieci piccoli indiani” che hanno dato il titolo italiano al più famoso libro di Agatha Christie erano in realtà dieci piccoli neri. Anzi negri, “Ten little niggers”, come la regina del giallo aveva intitolato il suo romanzo apparso nel 1939. Negli Stati Uniti, quei “ten little niggers” suonavano male e vennero eliminati dal titolo, che divenne “And then there were none” (“E poi non rimase nessuno”). Uno degli ultimi paesi dove il romanzo da cento milioni di copie (da solo rappresenta il venti per cento dei due miliardi di libri venduti da Agatha Christie) portava ancora il titolo voluto dall’autrice era la Francia. Ora viene sbattezzato “Dix petits nègres”.

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La decisione è stata presa su iniziativa del pronipote di Agatha Christie, James Prichard, memore della controversia su “Via col vento” (deprogrammato e poi reinserito da Hbo con un video di avvertenza). “Non usare più termini che rischiano di ferire: questo è il comportamento da adottare nel 2020”, ha detto Prichard. Amazon France aveva ritirato il libro con il titolo originale lo scorso maggio. Nel romanzo di Agatha Christie, la parola “nègre” è citata 74 volte. Saranno epurati nella nuova traduzione francese a cura di Gérard de Chergé. E così l’“isola del negro” diventerà “l’isola del soldato”.

 

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Molte le voci critiche. “Pochi mesi fa c’erano migliaia di risate di ignoranti indignati da questo titolo, ora l’incultura trionfa e regna”, ha risposto il filosofo Raphaël Enthoven, che ritiene “mostruosa” e “miserabile” l’operazione. “Come se la decisione nel 2020, mentre smontiamo le statue e ribattezziamo strade e scuole, di cambiare il titolo di un classico della letteratura in nome di non so quali buone sensazioni fosse in conformità al desiderio dell’autrice. Questa è una truffa”, ha spiegato Enthoven.

 

Montesquieu, “negri” e schiavitù

 

Se François Busnel, fondatore del programma televisivo “La Grande Librairie”, definisce “assurda” la decisione, il saggista Jean-Paul Brighelli fa notare: “Montesquieu usò il termine ‘negro’ e fu grazie a lui che la schiavitù fu abolita” (la considerava contraria alla giustizia naturale).

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Alla domanda del giornalista Darius Rochebin su Lci sulla sua possibile “mancanza di empatia” che gli impedirebbe di capire che le persone possono essere ferite dall’uso di alcuni termini, Enthoven ha risposto: “Bisogna disprezzare le persone incapaci di distinguere tra il razzismo e Agatha Christie”. Per concludere: “Se la maggioranza si comporta da tiranno, allora è un inferno”.

 

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Un inferno però lastricato di buone intenzioni. Senza pretendere che si censuri l’“Orfeo nero” e l’accademico Léopold Sédar Senghor, cantore della “negritudine”, o che lo stato del Montenegro cambi nome per entrare nella Ue, senza neanche sfogliare i romanzi ma restando ai titoli (l’elenco diventerebbe improbo anche per i nuovi censori della doxa antirazzista), urge mettere mano a una miriade di altri classici della letteratura. Si potrebbe cominciare da “Il corsaro nero” di Emilio Salgari, prima di passare a “Il negro del ‘Narciso’” di Joseph Conrad. E in omaggio all’ormai inarrestabile gender fluid, perché non “La idiota” di Fëdor Dostoevskij?

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