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Chiara Ferragni sa gestire le indignazioni collettive meglio di chiunque altro

Simonetta Sciandivasci

Sulla sommossa social contro l'influencer fotografata nei musei lasciate perdere la via metooista. Schermare un’accusa dicendosi vittima di pregiudizio è la peggiore delle abitudini che stiamo avallando

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Ieri pomeriggio Chiara Ferragni lo ha rifatto. E’ entrata in un museo italiano, il MarTa (Museo archeologico di Taranto) e si è fotografata davanti a un’anfora panatenaica. Vestiva Dior, era incollanata col nome del figlio, e alla sua sinistra c’era la direttrice del museo, Eva Degl’Innocenti, e alla sua destra la direttrice creativa di Dior, Maria Grazia Chiuri. Ha fatto un paio di stories a qualche bel monile magnogreco di cui quel museo è ricco ed è ripartita verso “una nuova location”. Tre giorni fa, certi idioti d’oggi intellettuali di domani si sono indignati perché sul profilo Instagram degli Uffizi è comparso un selfie di CF davanti alla Nascita di Venere di Sandro Botticelli, sotto al quale si leggeva un brillo parallelo tra Chiara e Simonetta Vespucci, la venerata modella di SB.

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Ieri pomeriggio Chiara Ferragni lo ha rifatto. E’ entrata in un museo italiano, il MarTa (Museo archeologico di Taranto) e si è fotografata davanti a un’anfora panatenaica. Vestiva Dior, era incollanata col nome del figlio, e alla sua sinistra c’era la direttrice del museo, Eva Degl’Innocenti, e alla sua destra la direttrice creativa di Dior, Maria Grazia Chiuri. Ha fatto un paio di stories a qualche bel monile magnogreco di cui quel museo è ricco ed è ripartita verso “una nuova location”. Tre giorni fa, certi idioti d’oggi intellettuali di domani si sono indignati perché sul profilo Instagram degli Uffizi è comparso un selfie di CF davanti alla Nascita di Venere di Sandro Botticelli, sotto al quale si leggeva un brillo parallelo tra Chiara e Simonetta Vespucci, la venerata modella di SB.

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Ragioni dell’indignazione, che non ha spostato di una virgola i piani di CF (siamo mica in America, dove se qualche stronzo scrive su Twitter che tu non puoi fare la parte di una trans in un film perché sei eterosessuale e chissenefrega dei tuoi Oscar, tu rinunci al film): mercificazione e degradazione dell’arte, svendita capitalista, lesa sacralità. Non si ricordavano così tanti intellettuali agitati da quando Tremonti disse che con la cultura non si mangia – quando però arriva qualcuno che alla cultura potrebbe dar da mangiare è nostro costume riconoscere in lui o lei un Falstaff da distruggere.

   

Ferragni gestisce le indignazioni meglio di chiunque altro: non si scusa mai, talvolta fa un gesto riparatore, tal altra se la ride. Il numero degli indignati, nel caso Uffizi, è stato assai minore di quello degli entusiasti, molti dei quali hanno trovato interessante quel poster alle sue spalle, con quella signora cicciottella che surfa su un conchiglione, ma che figata, proviamo a farlo anche noi su Tik Tok. Nonostante questo, intuendo la figuraccia che avrebbe fatto fare ai suoi contestatori, ha deciso di far intervenire “il mio maritino stupendo”, ritenendolo titolato perché “lui argomenta benissimo” (due “ma che cazzo” in ogni Instagram story – una Instagram story dura 15 secondi). Fedez, dopo aver specificato che lui ha alle spalle “studi in storia dell’arte”, ha spiegato che sua moglie non era lì a fare spionaggio industriale, né a svergognare l’istituzione museale italiana: era lì a fare un servizio fotografico per Vogue, naturalmente in partnership con un ente benefico, e si è fatta una foto come una turista qualsiasi. Una foto che al museo che l’ha pubblicata è valsa migliaia di hashtag e cuoricini che aumentano gli zeri delle fatture e un aumento del 24 per cento delle presenze solo nel fine settimana. 

   

In chiusura dell’encomio, Fedez ha fatto notare che nessuno ha trovato da ridire sull’ultimo video di Mahmood, che è girato nel museo egizio di Torino e che quindi come al solito il problema è l’odio che suscita lei, qualsiasi cosa faccia.

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Il direttore degli Uffizi ha fatto presente che Ferragni ha portato sul profilo del museo mille mila individui che altrimenti non ci sarebbero capitati neppure se fosse stato assicurato loro che guardare per tre minuti un dipinto di Leonardo li avrebbe insigniti del diritto al buono pasto per tutta la vita. Dopodiché ha scelto la via metooista e ha detto che la sommossa contro Chiara è stata aizzata dal sessismo. Schermare un’accusa, un rimprovero, un’obiezione dicendosi vittima di pregiudizio (dici che non so lavorare perché sono donna) è la peggiore delle abitudini che stiamo avallando, ci porterà prima o poi a dare un ministero a un cane per risarcirlo di tutti i cani che abbiamo trattato da cani, sottovalutandone il potenziale in quanto cani. Saremo ragionevoli quando non trasformeremo i criteri di discriminazione in criteri di promozione, e liberi quando diremo a un cretino che è cretino senza offendergli la carta d’identità.

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