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L'ennesimo sciopero dei sindacati della scuola, con il sostegno della politica

Cgil, Cisl, Uil e le sigle minori sono tornate in piazza per protestare contro le regole del governo su formazione e reclutamento. Pd: "Loro allarme va ascoltato". Il ministro Bianchi: "Momento delicato. Giusta espressione sindacale"

Redazione
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I sindacati della scuola tornano a scioperare contro il governo. Questa volta nel mirino ci sono le regole stilate dall'esecutivo su formazione e reclutamento, contenute del decreto legge 36, che mira a migliorare l'applicazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza per quel che concerne il mondo dell'istruzione. Una mobilitazione che era stata annunciata all'inizio del mese, e che come abbiamo scritto sul Foglio, manca il vero obiettivo: quando sarebbe stato più sensato per le sigle concentrarsi su questioni di stretta pertinenza come il livello delle retrobuzioni degli insegnanti, la protesta di oggi è indirizzata alle procedure di selezione: che hanno già portato ad assumere 110mila docenti, e che secondo i sindacati sarebbero sbagliate perché permettono di concorrere sia agli storici "precari" che a giovani laureati. 

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Fatto sta che alle rimostranze di quest'oggi si sono accodati in parecchi. A partire dal segretario della Cgil Maurizio Landini, secondo cui "lo sciopero di oggi non riguarda solo i lavoratori della scuola: il tema del diritto alla scuola deve diventare elemento centrale per il governo, ad oggi non è così e i provvedimenti presi sono sbagliati: non si interviene per decreto su elementi che riguardano la contrattazione". Riconducendo il tutto, quindi, a una questione di forma: e cioè l'uso dei decreti.

Ma non solo. Perché a esprimersi a riguardo è stato anche il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi. "Oggi è un momento delicato. E' in corso, giustamente, un atto di espressione sindacale da parte dei docenti", ha detto intervenendo a distanza a un evento in corso a Torino. "Dobbiamo ripensare questi due anni di pandemia, la scuola è per definizione in presenza ed io in questi mesi ho voluto anche con alcuni contrasti riportare gli alunni a scuola. Noi abbiamo tre riforme da fare e il nocciolo è che il sistema deve essere basato sul concetto di autonomia, che è la capacità di costruire dal basso un sistema nazionale, non significa che ognuno deve andare per conto proprio", ha aggiunto. 

Sul punto anche il M5s ha espresso concordanza alla visione dei sindacati. Spiegando che "il governo deve prestare massima attenzione alla protesta del mondo della scuola, oggi in sciopero. Dopo gli enormi sacrifici affrontati nel corso della pandemia, non è tollerabile pensare di chiudere la stagione degli investimenti inaugurata con il governo Conte II e mandare il messaggio di una nuova marginalizzazione della scuola con la prospettiva di tagli all'organico. Per questo il Movimento 5 Stelle sta lavorando in commissione Istruzione al Senato con le altre forze di maggioranza ed in coordinamento con i colleghi della Camera per migliorare il testo del Decreto 36 sul reclutamento dei docenti". Un po' quello che hanno ribadito in una nota Manuela Ghizzoni e Irene Manzi, responsabili Università e Scuola del Pd. "Non possiamo sottovalutare il grido di allarme lanciato oggi dalle forze sindacali e dai lavoratori della scuola che hanno aderito allo sciopero. Va, con urgenza, aperto un confronto sul contratto collettivo già scaduto ed in corso di rinnovo, su quello per il triennio 2022-24 e sul decreto legge 36 all'esame del Senato". 

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