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Covid e istruzione

La stretta sulla scuola, il Dpcm e gli "anticorpi" per la Dad del ministro Bianchi

La chiusure nelle zone rosse e le prossime misure

Marianna Rizzini

La voglia di tenere aperte le scuole che si scontra con la difficoltà del momento. Le idee del neo ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi per fronteggiare la mancanza di socialità provocata dalla Dad

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“Viviamo un momento difficile, lo sappiamo tutti, il virus sta riprendendo quota, con queste varianti che toccano anche i nostri bambini. Siamo pienamente responsabili e porteremo avanti il paese nelle difficoltà, dobbiamo andare oltre”, dice il neo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi a Parma, all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università. E’ mattina (lunedì mattina), e si attende il Dpcm che disegnerà i confini dentro cui muoversi anche rispetto alla didattica a distanza. In testa il ministro ha un’idea di scuola “al centro della vita collettiva”, ma il momento è quello che è.
 
L’orizzonte  - un orizzonte vicino – è quello della stretta sulle scuole che dal fine settimana si è affacciata sul tavolo governo-Regioni come “rischio concreto”, come dice l’assessore alla Sanità della regione Lazio Alessio D’Amato, a fronte di uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità e della raccomandazioni del Cts. Oltre e attorno al Dpcm in arrivo c’è infatti quel numero: 250 contagi ogni centomila abitanti. Oltre quella soglia la didattica a distanza può piovere automaticamente anche in zone non colorate di rosso. E anche se Bianchi era arrivato al ministero con l’idea di “guardare oltre l’emergenza e aprire vie nuove”, l’emergenza impone ora di guardare in faccia una realtà scomoda. Motivo per cui il ministro – convinto, come ha detto a Parma, che sul medio termine in Italia “si debba innalzare il tasso di istruzione e ridurre il tasso di dispersione scolastica” – nei giorni scorsi ha dato l’avvio ai lavori del team di esperti (maestri, professori, educatori), già previsto ai tempi del precedente ministro Lucia Azzolina, che avranno il compito di studiare un modo per bilanciare gli effetti negativi della Dad. L’idea è che, di fronte alla trasformazione profonda della vita quotidiana “e delle speranze”, concetto su cui ha insistito ieri Bianchi a Parma, la scuola debba restare in prospettiva luogo di socialità e “passione civile”, anche oltre il tempo “a distanza” che si prospetta in molte zone, attraverso un’opera di ricucitura successiva (in presenza) con gli studenti.

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“Viviamo un momento difficile, lo sappiamo tutti, il virus sta riprendendo quota, con queste varianti che toccano anche i nostri bambini. Siamo pienamente responsabili e porteremo avanti il paese nelle difficoltà, dobbiamo andare oltre”, dice il neo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi a Parma, all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università. E’ mattina (lunedì mattina), e si attende il Dpcm che disegnerà i confini dentro cui muoversi anche rispetto alla didattica a distanza. In testa il ministro ha un’idea di scuola “al centro della vita collettiva”, ma il momento è quello che è.
 
L’orizzonte  - un orizzonte vicino – è quello della stretta sulle scuole che dal fine settimana si è affacciata sul tavolo governo-Regioni come “rischio concreto”, come dice l’assessore alla Sanità della regione Lazio Alessio D’Amato, a fronte di uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità e della raccomandazioni del Cts. Oltre e attorno al Dpcm in arrivo c’è infatti quel numero: 250 contagi ogni centomila abitanti. Oltre quella soglia la didattica a distanza può piovere automaticamente anche in zone non colorate di rosso. E anche se Bianchi era arrivato al ministero con l’idea di “guardare oltre l’emergenza e aprire vie nuove”, l’emergenza impone ora di guardare in faccia una realtà scomoda. Motivo per cui il ministro – convinto, come ha detto a Parma, che sul medio termine in Italia “si debba innalzare il tasso di istruzione e ridurre il tasso di dispersione scolastica” – nei giorni scorsi ha dato l’avvio ai lavori del team di esperti (maestri, professori, educatori), già previsto ai tempi del precedente ministro Lucia Azzolina, che avranno il compito di studiare un modo per bilanciare gli effetti negativi della Dad. L’idea è che, di fronte alla trasformazione profonda della vita quotidiana “e delle speranze”, concetto su cui ha insistito ieri Bianchi a Parma, la scuola debba restare in prospettiva luogo di socialità e “passione civile”, anche oltre il tempo “a distanza” che si prospetta in molte zone, attraverso un’opera di ricucitura successiva (in presenza) con gli studenti.

 

Da un lato c’è l’amarezza di dover chiudere, dall’altra il realismo e la convinzione di non voler rischiare. E oggi, giornata chiave, dal Nord la scuola finiva sotto accusa come “veicolo”. “I contagi salgono perché la scuola è aperta”, diceva il governatore del Veneto Luca Zaia. E in Lombardia i sindacati (Flc Cgil) chiedevano con urgenza alla Regione Lombardia, visto “il balzo di contagi” negli edifici scolastici, di “dare immediata operatività alle vaccinazioni”. Intanto, come piccolo segnale di consolazione pre-Dad, martedì il ministro Bianchi manderà un videomessaggio agli studenti che partecipano a “Musica Ragazzi”, iniziativa emiliana, quest’anno on line, con Giovanni Sollima e Salvatore Accardo. Un messaggio di incoraggiamento lanciato nel momento in cui la Dad piomba sulla regione Emilia-Romagna arancione scura, ma che potrebbe presto essere valido per altri studenti. “Il lavoro è tanto e bisogna farlo in fretta”, aveva detto il ministro appena insediato, dichiarando di voler continuare il lavoro della precedente amministrazione. E aveva aggiunto: “Il risultato lo raggiungeremo studiando”, mettendosi dalla parte degli alunni. Cosa da oggi indispensabile.
 

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