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editoriali

Lo strano caso delle scuole aperte dal Tar

redazione

Caos di poteri in Lombardia, il giudice dà ragione ai genitori ma forse non serve

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Il Tribunale amministrativo della Lombardia ha sospeso, con un decreto d’urgenza, l’ordinanza regionale della settimana scorsa che aveva disposto la didattica a distanza per le scuole superiori. Quindi da lunedì prossimo gli studenti dovrebbero rientrare in classe, in attesa che il Consiglio di stato si esprima sul ricorso presentato dalla giunta regionale. Però se, come sembra assai probabile, la Lombardia entrerà nuovamente in zona rossa, la situazione cambierà e con ogni probabilità le scuole superiori finiranno con l’essere chiuse di nuovo. E’ difficile capire quali siano le ragioni giuridiche che hanno spinto il presidente del Tar ad assumere le sue decisioni: si tratta di un complesso confronto tra la legittimità delle delibere regionali in dissenso con quelle nazionali. Per la verità sono state ben 14 le regioni che hanno posposto la riapertura delle superiori per ragioni sanitarie, il che fa pensare che qualche ragione per compiere quella scelta ci fosse, in particolare nelle regioni in cui la diffusione del virus risulta particolarmente vigorosa. Si può sospettare che a questa scelta del Tar – che ha dato ragione a un comitato scolastico che ha caratteristiche simili alle aggregazioni spontaneiste delle cosiddette sardine – abbia contribuito anche un pregiudizio politico, oltre alla ossessione burocratica per le valutazioni di legittimità.

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Il Tribunale amministrativo della Lombardia ha sospeso, con un decreto d’urgenza, l’ordinanza regionale della settimana scorsa che aveva disposto la didattica a distanza per le scuole superiori. Quindi da lunedì prossimo gli studenti dovrebbero rientrare in classe, in attesa che il Consiglio di stato si esprima sul ricorso presentato dalla giunta regionale. Però se, come sembra assai probabile, la Lombardia entrerà nuovamente in zona rossa, la situazione cambierà e con ogni probabilità le scuole superiori finiranno con l’essere chiuse di nuovo. E’ difficile capire quali siano le ragioni giuridiche che hanno spinto il presidente del Tar ad assumere le sue decisioni: si tratta di un complesso confronto tra la legittimità delle delibere regionali in dissenso con quelle nazionali. Per la verità sono state ben 14 le regioni che hanno posposto la riapertura delle superiori per ragioni sanitarie, il che fa pensare che qualche ragione per compiere quella scelta ci fosse, in particolare nelle regioni in cui la diffusione del virus risulta particolarmente vigorosa. Si può sospettare che a questa scelta del Tar – che ha dato ragione a un comitato scolastico che ha caratteristiche simili alle aggregazioni spontaneiste delle cosiddette sardine – abbia contribuito anche un pregiudizio politico, oltre alla ossessione burocratica per le valutazioni di legittimità.

 

L’esito finale è un aumento della confusione, che in campo scolastico anche a causa della difficoltà di rapporti tra il ministero e le regioni (indipendentemente dal loro colore politico), è già assai elevato. Per restare alla Lombardia, il ministero aveva detto di aprire a tutti, le prefetture avevano detto che c’era la possibilità solo per i due terzi, la regione ha deciso di rinviare l’apertura, poi il Tar ha ordinato di riaprire lunedì prossimo, salvo che il cambiamento di colore o il ricorso al Consiglio di stato non cambino di nuovo la situazione. Quando ci sono troppe autorità non c’è nessuna autorità e se, a quelle che almeno godono di un mandato elettorale, si aggiungono anche le magistrature, e pure le rivendicazioni di comitati che rappresentano solo se stessi si arriva alla confusione più totale, dalla quale tutte le autorità risultano delegittimate.

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