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Scuola, la polemica sindacale contro il concorso degli insegnanti non ha né capo né coda

Giuseppe De Filippi

Il decisionismo della ministra Azzolina incontra l'ostilità del Pd (e Lega), proprio quando per una volta si provano a scardinare le cattive abitudini. In ballo 32 mila docenti precari 

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Di solito sono i 5 stelle a non brillare per coraggio e decisionismo. Di solito sono loro a preferire un bel rinvio a qualunque scelta dalla quale possano derivare rischi, anche remoti. Ci si dovrebbe almeno rallegrare per lo spirito di iniziativa se una volta tanto è una loro ministra, già molto esposta per la complessità della riapertura scolastica, a prendere una decisione di rilievo, come l’indizione del concorso da tenersi tra il 22 ottobre e il 9 novembre per l’accesso all’insegnamento, con l’obiettivo di inserire in ruolo 32mila precari con almeno 3 anni di insegnamento alle spalle. Che fosse una scelta coraggiosa lo si è visto subito con una forte ma non ben spiegata opposizione sindacale. Nulla di chiaro nel merito, anche perché sarebbe difficile argomentare contro l’ingresso, per via regolare, di un gran numero di docenti nell’organico stabile della scuola. Ma molti temini laterali, piccole contestazioni di tipo logistico e organizzativo, e un uso apparentemente strumentale perfino della comprensibile prudenza da usare in periodo di pandemia. Argomenti replicati dal Pd, che quindi va ad aprire un caso politico nella maggioranza proprio di fronte a un raro episodio in cui si mostra spirito di iniziativa e decisione.

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Di solito sono i 5 stelle a non brillare per coraggio e decisionismo. Di solito sono loro a preferire un bel rinvio a qualunque scelta dalla quale possano derivare rischi, anche remoti. Ci si dovrebbe almeno rallegrare per lo spirito di iniziativa se una volta tanto è una loro ministra, già molto esposta per la complessità della riapertura scolastica, a prendere una decisione di rilievo, come l’indizione del concorso da tenersi tra il 22 ottobre e il 9 novembre per l’accesso all’insegnamento, con l’obiettivo di inserire in ruolo 32mila precari con almeno 3 anni di insegnamento alle spalle. Che fosse una scelta coraggiosa lo si è visto subito con una forte ma non ben spiegata opposizione sindacale. Nulla di chiaro nel merito, anche perché sarebbe difficile argomentare contro l’ingresso, per via regolare, di un gran numero di docenti nell’organico stabile della scuola. Ma molti temini laterali, piccole contestazioni di tipo logistico e organizzativo, e un uso apparentemente strumentale perfino della comprensibile prudenza da usare in periodo di pandemia. Argomenti replicati dal Pd, che quindi va ad aprire un caso politico nella maggioranza proprio di fronte a un raro episodio in cui si mostra spirito di iniziativa e decisione.

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Queste tesi debolucce, oltre che Matteo Salvini, le fa sue ad esempio Matteo Orfini, obiettando che nel periodo del concorso le scuole saranno aperte e i docenti precari impegnati nell’insegnamento e che alcuni di essi rischieranno di dover saltare la prova perché in quarantena o sottoposti ad altri impedimenti. Insomma, robetta, risolvibile, se proprio si vuol modificare qualcosa, con un piccolo prolungamento del periodo di selezione. Perché la prova dura 150 minuti, insomma ci si leva il pensiero in una mezza mattinata. Una durata che, tra l’altro, rende quasi nullo il rischio di assembramenti (non ci sono pause né attese successive) e il problema dei pernottamenti. Il Pd (su questo tema molto schiacciato sul sindacato) si trova così sulla linea del rinvio assieme alla Lega, mentre Italia Viva sostiene il decisionismo di Azzolina (oggi le date del concorso saranno in Gazzetta ufficiale). Già all’inizio dell’anno scolastico si è visto che la delicatezza della questione non consentiva al governo di spaccarsi, per quante riserve uno possa avere, sui temi legati all’organizzazione scolastica. Una lezione già dimenticata e un vizio riaffiorato proprio quando, una volta tanto, si prova a scardinare vecchie e cattive abitudini. 

 

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