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editoriali

Il populismo resta senza il rischio zero

Redazione

Lezioni dalla scuola: l’immobilismo non è l’unica forma di onestà consentita

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Da qualche giorno la ministra Lucia Azzolina cerca di uscire dall’angolo del ring grazie a un’espressione non politica ma probabilistica. Prima il concetto lo ha presentato in modo figurato, dicendo e ridicendo che la scuola non è un castello incantato, un luogo riparato magicamente dai pericoli. Poi ha cominciato a generalizzare, con una formulazione più stringata, da enunciato matematico, affermando che, di fronte a tante difficoltà, il rischio zero non esiste. Anzi, che non esiste in generale l’azzeramento della rischiosità.

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Da qualche giorno la ministra Lucia Azzolina cerca di uscire dall’angolo del ring grazie a un’espressione non politica ma probabilistica. Prima il concetto lo ha presentato in modo figurato, dicendo e ridicendo che la scuola non è un castello incantato, un luogo riparato magicamente dai pericoli. Poi ha cominciato a generalizzare, con una formulazione più stringata, da enunciato matematico, affermando che, di fronte a tante difficoltà, il rischio zero non esiste. Anzi, che non esiste in generale l’azzeramento della rischiosità.

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Tutto era prevedibile nell’utopia folle casaleggiana, e anzi tutto era determinato, tanto che il guru sosteneva di sapere come sarebbe andata a finire non semplicemente per l’Italia ma per il pianeta intero. Tutto era prevedibile tranne che un grillino fosse costretto a fare i conti con la realtà: accettare l’immanenza del rischio uscendo dalla dicotomia dal sogno/incubo da cui l’esperienza politica grillina ha preso le mosse. Prendete l’esperienza (disastro) della giunta di Virginia Raggi. E’ stata immobilizzata e resa del tutto inefficace non solo dai limiti personali, perché a quelli si rimedia, ma dall’ossessione delle decisioni a rischio zero. Da lì discende (un parente stretto è l’assurdo iper-bloccante chiamato principio di precauzione) tutto l’immobilismo grillino. Federico Pizzarotti assume dei rischi, o almeno ne riconosce l’esistenza, e capisce che non può amministrare una grande città attenendosi alla prassi del movimento nella sua fase iniziale. E con la scuola e la montagna di difficoltà di questi mesi il grillismo ha dovuto buttare via l’utopia dell’abolizione del rischio e tuffarsi nella insidiosa realtà.

 

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Pensate alla quantità di appalti, in velocità e senza andare troppo per il sottile, che sono stati necessari per rinnovare il materiale e consentire l’avvio dell’anno scolastico. E paragonateli, tornando al parallelo con Raggi, a ciò che in materia di appalti diceva e dice la sindaca di Roma. La riapertura della scuola avrà mille problemi e il ministro non è esente da colpe. Ma se, scuola a parte, il governo imparerà a combattere davvero l’idea che l’immobilismo sia l’unica forma di legalità e onestà consentita l’Italia farà un passo in avanti nel combattere il populismo.

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