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Come salvare la riapertura scolastica accettando i “mali minori”

Marianna Rizzini

L’attacco dei sindacati, il tema dei supplenti, le richieste dei docenti, le paure dei genitori. Nuovi dossier per Lucia Azzolina

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Roma. “Stiamo lavorando a un protocollo di sicurezza per settembre”, dice il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, da Bologna, dopo giorni di polemiche, durante un incontro sulla ripartenza a scuola – forse la più complicata delle ripartenze. E’ il giorno in cui l’accordo sui fondi europei arriva da un lato come buona notizia ma dall’altro come fonte di preoccupazione: quanto e come verrà destinato alla scuola?, è la domanda che risuona al di sopra dei mille problemi aperti, e nei rivoli dei tanti possibili paradossi che si addensano mentre si corre verso l’ultimo mese disponibile prima della riapertura. Da venerdì scorso, infatti, da quando cioè la dichiarazione dei sindacati – “così non si riapre, così non ci sono le condizioni” – ha fatto salire di nuovo il livello di allarme presso istituzioni, alunni e genitori, il rimescolamento di posizioni fa intravedere la nascita di eventuali alleanze di fatto, capaci, se possibile, di peggiorare la situazione: come quella che vedrebbe, se si andasse fino in fondo all’idea del “così no”, i genitori che sono in lotta contro la didattica a distanza – ma che sono anche contrari all’eccesso di precari in cattedra – sullo stesso lato dei docenti che, sulla scorta del grido sindacale, sono tentati dalla linea dura in nome delle assunzioni promesse. A questo si è aggiunto, negli ultimi giorni, il tema “chiamata a termine dei laureandi”, annunciata e difesa dal ministro. E se la contrarietà alla dad dal lato famiglie resta alta, e la mobilitazione dei genitori del comitato “Priorità alla scuola”, da Milano ad altre città, cresce di giorno in giorno, il dilemma precari galleggia in una non-soluzione. Si era sperato che la pandemia potesse essere occasione di mettere mano ad annosi nodi irrisolti, primo tra tutti quello dell’edilizia scolastica, bestia nera delle regole anti assembramento. Per non dire della digitalizzazione (carente, come evidenziato proprio dalla dad). Sul lato precariato, poi, c’è anche un’altra questione in campo, e non da oggi: quella delle graduatorie e delle tabelle punteggi, con la revisione che permette anche ai dottori di ricerca di concorrere. Intanto, a Milano, Azzolina è stata contestata al grido di “la scuola in presenza è un diritto”. E l’assessore all’Edilizia scolastica del Comune di Milano, Paolo Limonta, dopo la visita del ministro, ne ha criticato quello che gli deve essere parso un ottimismo da Candide: “A Milano le criticità nel reperimento degli spazi per la ripartenza della scuola a settembre le stiamo affrontando ogni giorno, con non poca difficoltà e senza aiuti. Per questo mi hanno molto stupito le parole della ministra all’Istruzione Lucia Azzolina che viene a Milano, non parla con nessuno di Milano e dice che va tutto bene”.

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Roma. “Stiamo lavorando a un protocollo di sicurezza per settembre”, dice il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, da Bologna, dopo giorni di polemiche, durante un incontro sulla ripartenza a scuola – forse la più complicata delle ripartenze. E’ il giorno in cui l’accordo sui fondi europei arriva da un lato come buona notizia ma dall’altro come fonte di preoccupazione: quanto e come verrà destinato alla scuola?, è la domanda che risuona al di sopra dei mille problemi aperti, e nei rivoli dei tanti possibili paradossi che si addensano mentre si corre verso l’ultimo mese disponibile prima della riapertura. Da venerdì scorso, infatti, da quando cioè la dichiarazione dei sindacati – “così non si riapre, così non ci sono le condizioni” – ha fatto salire di nuovo il livello di allarme presso istituzioni, alunni e genitori, il rimescolamento di posizioni fa intravedere la nascita di eventuali alleanze di fatto, capaci, se possibile, di peggiorare la situazione: come quella che vedrebbe, se si andasse fino in fondo all’idea del “così no”, i genitori che sono in lotta contro la didattica a distanza – ma che sono anche contrari all’eccesso di precari in cattedra – sullo stesso lato dei docenti che, sulla scorta del grido sindacale, sono tentati dalla linea dura in nome delle assunzioni promesse. A questo si è aggiunto, negli ultimi giorni, il tema “chiamata a termine dei laureandi”, annunciata e difesa dal ministro. E se la contrarietà alla dad dal lato famiglie resta alta, e la mobilitazione dei genitori del comitato “Priorità alla scuola”, da Milano ad altre città, cresce di giorno in giorno, il dilemma precari galleggia in una non-soluzione. Si era sperato che la pandemia potesse essere occasione di mettere mano ad annosi nodi irrisolti, primo tra tutti quello dell’edilizia scolastica, bestia nera delle regole anti assembramento. Per non dire della digitalizzazione (carente, come evidenziato proprio dalla dad). Sul lato precariato, poi, c’è anche un’altra questione in campo, e non da oggi: quella delle graduatorie e delle tabelle punteggi, con la revisione che permette anche ai dottori di ricerca di concorrere. Intanto, a Milano, Azzolina è stata contestata al grido di “la scuola in presenza è un diritto”. E l’assessore all’Edilizia scolastica del Comune di Milano, Paolo Limonta, dopo la visita del ministro, ne ha criticato quello che gli deve essere parso un ottimismo da Candide: “A Milano le criticità nel reperimento degli spazi per la ripartenza della scuola a settembre le stiamo affrontando ogni giorno, con non poca difficoltà e senza aiuti. Per questo mi hanno molto stupito le parole della ministra all’Istruzione Lucia Azzolina che viene a Milano, non parla con nessuno di Milano e dice che va tutto bene”.

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Ma Azzolina intanto era impegnata a spegnere il suddetto fuoco dell’assegnazione supplenze: “Qualcuno vuole far credere che daremo le cattedre a chi non sa insegnare e non ha titolo a farlo”, diceva ieri: “Voglio rassicurare tutti: stiamo facendo l’esatto contrario. Fino a oggi accadeva che le supplenze potessero andare a chiunque, anche a chi non era minimamente formato, attraverso le cosiddette Mad, le messe a disposizione. Si presentava un curriculum a scuola e avveniva la chiamata. Noi stiamo cambiando sistema”. E però per tutta la giornata i dubbi si dilatavano sul web. E in serata il ministro ribadiva: “Per infanzia e primaria i contratti a tempo determinato, di questo stiamo parlando, andranno prima a chi è abilitato, e dopo, in subordine, a chi si sta laureando in Scienze della formazione primaria. Si tratta della laurea che abilita all’insegnamento proprio per questo grado di scuola. Parliamo quindi di giovani preparati”. Per salvare la riapertura scolastica si possono accettare servono dei “mali minori”? Il dilemma, ora, è anche questo.

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