Cattivi scienziati
No, gli integratori alimentari non fanno miracoli: a volte sono persino dannosi
Eccetto alcune specifiche situazioni, non ci sono benefici dimostrabili nell'assunzione di questi prodotti. Anzi, alcuni studi ne evidenziano i rischi. Una rassegna
Tra le più radicate convinzioni instillate dal marketing e dal passaparola, vi è quella che gli integratori alimentari possano servire a prevenire o ad alleviare la più ampia varietà di condizioni patologiche.
Questa convinzione, coltivata con assiduità non solo dalle aziende produttrici, ma anche da farmacisti, medici e curatori alternativi di ogni sorta e colore, ha un elemento ben identificabile alla sua base: il desiderio di assumere un rimedio magico e semplice, che porti ad esorcizzare la malattia, da un lato, e a costruire una migliore immagine del proprio aspetto fisico, dall’altro, quando si guardi ai prodotti venduti per dimagrire, migliorare la massa muscolare, tonificare, incrementare le prestazioni sessuali e chi più ne ha più ne metta.
Si badi bene: nel caso specifico, non è solo chi assume il prodotto a voler credere alla sua efficacia, ma talvolta anche chi lo dispensa, perché il sogno di ogni caregiver, sia esso medico, farmacista, infermiere, parente o amico di famiglia, è sempre quello di avere un dispensario miracoloso, in grado di rimediare davvero ai difetti e ai disturbi che ognuno può sperimentare nella propria vita o alla fine di essa.
Ecco perché il settore di mercato è quanto mai florido, generando fiumi di denaro che naturalmente contribuiscono ulteriormente a rinforzare le motivazioni dei venditori e dei prescrittori, quando non sono il primum movens.
Naturalmente, a meno di specifiche condizioni di deficienza vitaminica o di elementi essenziali, gli integratori non fanno che transitare per il nostro corpo, senza essere assorbiti e senza esercitare alcuna azione; e siccome questo è quello che succede nella stragrande maggioranza dei casi, eccetto che in alcune determinate patologie oppure in caso di malnutrizione, ne deriva che soldi e speranze sono buttati in un costoso placebo, in modo non dissimile da quanto si fa con l’omeopatia o con altri simili rimedi.
Questo, sia ben chiaro, è stato ripetuto fino alla noia nel nostro paese: ricordiamo a mero titolo di esempio l’appello della Fondazione Veronesi, le dichiarazioni dell’Istituto Mario Negri, i ripetuti moniti di Airc.
Nel 2022, la Task Force dei servizi preventivi degli Stati Uniti (Uspstf), un gruppo di esperti indipendenti che crea linee guida sulle pratiche sanitarie, ha trovato "prove insufficienti" per raccomandare a favore o contro l'uso di vitamine A, C o E; multivitaminici con acido folico, o combinazioni di antiossidanti, per la prevenzione del cancro o delle malattie cardiovascolari in adulti sani non in stato di gravidanza; si tratta di condizioni fra quelle maggiormente usate dal marketing per promuovere i propri prodotti nel settore. Un lavoro del 2022 pubblicato su Jama, su cui la task force si è basata per elaborare la sua guida, ha esaminato 84 studi che hanno coinvolto quasi 700.000 persone e ha scoperto che l'uso di multivitaminici ha avuto pochi o nessun beneficio nella prevenzione del cancro, delle malattie cardiache e polmonari o della morte.
Inoltre, l'Uspstf ha affermato che vi sono prove sufficienti per sconsigliare l'uso di integratori di beta carotene nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e del cancro a causa di un possibile rischio più elevato di mortalità generale, mortalità cardiovascolare e cancro ai polmoni.
Non basta: studi precedenti, per esempio un lavoro pubblicato dalla Tufts University nel 2019 su Annals of Internal Medicines, avevano già provato che un'adeguata assunzione di determinati nutrienti è associata a una riduzione della mortalità per tutte le cause quando la fonte di nutrienti siano gli alimenti, ma non gli integratori. Non c'era alcuna associazione tra l'uso di integratori alimentari e un minor rischio di morte, ma in compenso l'eccessiva assunzione di calcio era collegata a un aumentato rischio di morte per cancro, che i ricercatori hanno scoperto essere associato a dosi supplementari di calcio superiori a 1.000 mg/giorno, assunte da alcuni individui.
Come se non bastasse, in paesi come gli Usa, la regolamentazione molto più permissiva rispetto ai farmaci fa sì che in centinaia di prodotti commercializzati come integratori e supplementi alimentari si nascondono in realtà farmaci illegalmente aggiunti, in modo che il prodotto risulti realmente efficace; questa pericolosissima pratica illegale è infatti frequentemente sotto la lente degli enti regolatori, come per esempio nel caso di FDA, che ha da poco pubblicato l’ennesima lista di prodotti venduti come integratori, ma contenenti farmaci. In Italia, la situazione potrebbe essere migliore rispetto agli Usa; ma il problema è che moltissimi acquisti avvengono online, su siti come Amazon, ove si vendono integratori e supplementi che nemmeno corrispondono alle proprie etichette, come ha dimostrato uno studio recentemente pubblicato.
Questi fatti, e molti altri ancora, sono noti da tempo, e suggeriscono che sarebbe ora di limitare il consumo di prodotti al più inutili, quando non dannosi perché acquistati da produttori fraudolenti, eccetto in specifiche condizioni mediche di dimostrata deficienza; nonostante, infatti, il continuo sventolio di singole pubblicazioni più o meno recenti a supporto di questo o di quello, per il momento l’evidenza di un beneficio è, nei casi migliori, incerta, mentre è certo che niente è utile per assumere ciò che serve quanto una dieta bilanciata opportunamente.
Fisica, reti e "Progetto Manhattan"