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Cattivi Scienziati

C'è un linguaggio ancestrale condiviso da tutte le specie di grandi scimmie, compresi noi. Una teoria

Enrico Bucci

Gli scimpanzè sanno usare i gesti per parlare tra di loro. E alcune regole che seguono sono proprie della linguistica umana. Uno studio per una nuova probabile scoperta: l'esistenza di un antico e comune modo di comunicare

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Uno dei più importanti strumenti di cui la nostra specie fa uso è certamente il linguaggio, al cui apprendimento siamo adattati in via innata. Per una serie di vantaggi che qui non discuterò, ma che sono ovvi, il linguaggio verbale, basato sulla comunicazione vocale, è la forma privilegiata di comunicazione fra esseri umani; tuttavia, non è certo l’unica, ed è spesso assistita da altre forme di comunicazione non verbale – in particolare da quella gestuale.

 

Questa seconda forma di comunicazione è caratteristica anche delle grandi scimmie antropomorfe: gli scimpanzè, per esempio, utilizzano centinaia di gesti diversi per la propria comunicazione, e sono in grado anche di comporre sequenze di gesti, il cui significato è dipendente dai singoli gesti componenti la sequenza.

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Questa abilità, oltre che in natura, è stata documentata anche in scimpanzè cui è stato insegnato il linguaggio dei segni umano: esemplari che ben padroni di questa forma comunicativa, posti di fronte a fatti nuovi – come l’osservazione di un cigno in un laghetto – comunicavano correttamente ciò che stavano vedendo combinando i segni per acqua e uccello, dimostrando la tipica flessibilità di uso delle singole “parole” di un linguaggio quando usate nella combinazione appropriata.

 

Non solo: recentemente, è stato scoperto che gli scimpanzè usano i gesti per comunicare in modi che seguono alcune regole linguistiche umane. Nel corso degli anni, i linguisti hanno scoperto che il linguaggio umano è conforme a regole specifiche indipendentemente dalla lingua in cui viene parlato. Una di queste regole, la legge dell'abbreviazione di Zipf, corrisponde al fatto che le parole usate più frequentemente tendono a essere brevi. Un'altra regola è chiamata legge di Menzerath: afferma che le strutture linguistiche più grandi tendono a essere separate da segmenti più brevi quando vengono pronunciate.

 

I ricercatori hanno scoperto che le regole del linguaggio umano si applicano all'uso dei gesti da parte degli scimpanzé: i gesti più comunemente usati tendono a essere piuttosto brevi, per esempio, e i gesti più lunghi sono interrotti da più gesti più brevi. Ciò suggerisce che le basi dei sistemi di comunicazione dei primati non umani esaminati e degli umani seguono gli stessi principi matematici di base, che tendono a ottimizzare la compressione in funzione della rapidità di esecuzione.

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Dati questi elementi, ci si è chiesti recentemente se non possa esistere una forma comune di linguaggio gestuale comune fra le grandi scimmie, cioè se almeno le specie antropomorfe non siano in grado di comunicare almeno parzialmente utilizzando gesti, senza avere esperienza pregressa del loro significato.

 

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Un lavoro appena pubblicato sembra dare sostanza a questa ipotesi: gli esseri umani mantengono una comprensione dei gesti compiuti da altre grandi scimmie, anche se non li usiamo più noi stessi. Era già noto che molti gesti usati dalle scimmie fossero condivisi fra specie non umane, comprese scimmie solo lontanamente imparentate fra loro come scimpanzé e oranghi. 

 

Nel nuovo lavoro, i ricercatori hanno testato la capacità delle persone di comprendere i 10 più comuni gesti usati dagli scimpanzé e dai bonobo utilizzando un gioco online. A oltre 5.500 partecipanti è stato chiesto di visualizzare 20 brevi video di gesti delle scimmie e di selezionare il significato del gesto tra quattro possibili risposte. Si è così scoperto che i partecipanti hanno interpretato correttamente il significato dei gesti di scimpanzé e bonobo in maniera statisticamente migliore di quanto ci si potrebbe attendere sulla base del caso, ovvero in oltre il 50 per cento dei casi (ricordiamo che le risposte possibili erano 4 per ogni gesto). 

 

I risultati suggeriscono che sebbene non usiamo più certi gesti, potremmo aver mantenuto una comprensione di questo sistema di comunicazione ancestrale. Non è chiaro per ora se la nostra capacità di comprendere specifici gesti delle grandi scimmie sia ereditata o se gli esseri umani e altre grandi scimmie condividano la capacità di interpretare segnali significativi a causa della loro intelligenza generale, della somiglianza fisica e del comportamento sociale condiviso.

 

Al di là del fatto che sia geneticamente prestabilito, la capacità di interpretare correttamente (e di utilizzare) certi gesti appare in ogni caso suggerire l’esistenza di un vocabolario gestuale evolutivamente antico e condiviso tra tutte le specie di grandi scimmie, compresi noi; è probabile che lo stesso sistema di comunicazione fosse condiviso anche con altre specie umane con cui abbiamo convissuto, fornendo così una base per ipotizzare come potrebbero essere avvenuti i contatti interspecifici, che ci hanno portato anche all’ibridazione con specie come i Neandertal, e allo stesso modo fra questi e l’uomo di Denisova.

 

È probabile che comprendevamo tutti una elementare lingua dei segni, la stessa che per esempio ci permette oggi di comunicare concetti elementari a chi non comprende la nostra parola e che riusciamo a cogliere nella comunicazione non verbale delle specie di scimmie non umane che vivono ancora oggi.

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