PUBBLICITÁ

cattivi scienziati

Convivere con Sars-Cov-2 questo inverno? Serve buonsenso, anche da parte della politica

Enrico Bucci

È legittimo voler spegnere la nostra attenzione nei confronti di un rischio. L'importante è che chi ha ruoli di responsabilità promuova il buon uso di ciò che sappiamo già, senza urla e strepiti

PUBBLICITÁ

Come molti si attendevano, in tutta Europa, e dunque anche in Italia, stiamo entrando in una nuova fase espansiva dell’epidemia di SARS-CoV-2. Molte diverse varianti, derivate principalmente da Omicron BA.2 e BA.5, hanno accumulato le stesse mutazioni sulla proteina Spike, mutazioni che erano già note o erano già predette come immunoevasive; in corrispondenza di queste, si è già verificata la perdita di efficacia di molti anticorpi monoclonali e la diminuzione della neutralizzazione da parte di anticorpi derivati da infezioni con BA.2 e BA.5. La famosa omoplasia, tanto invocata come magica parola che implicava il rabbonimento del virus, si mostra chiaramente per quel che è: la comparsa simultanea in ceppi virali non direttamente trasmessi di mutazioni particolarmente vantaggiose per il virus, e non necessariamente per noi, per quel fenomeno che si chiama evoluzione convergente.

I calcoli, inoltre, indicano già che alcune fra le varianti in questione hanno vantaggio replicativo rispetto a BA.5 e BA.2, cioè un Rt più alto, in modo abbastanza indipendente dallo stato di precedente immunizzazione della popolazione. L’effetto finale che osserviamo, iniziato con la ripresa dei casi di infezione, è la ripresa delle ospedalizzazioni e, recentissimamente, anche un nuovo aumento dei ricoveri in terapia intensiva, effetti che si sono verificati nella usuale sequenza temporale cui siamo ormai adusi, e che preludono ad una futura ripresa della mortalità, anche se non possiamo sapere quanto dureranno ancora.

 

PUBBLICITÁ

Questo breve riassunto del quadro epidemiologico attuale, perfettamente riflesso nell’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, dovrebbe essere sobriamente divulgato e sobriamente accolto, se del caso ricalibrando alcune misure di sanità pubblica, come per esempio l’uso della mascherina nei treni ed in altri luoghi più critici; ed infatti, in altri paesi, come per esempio la Germania, è esattamente ciò che si sta facendo.

PUBBLICITÁ

Eppure, qui nel nostro paese non dico il ventilare l’uso di una qualunque misura adattata alla crescita dei casi, ma addirittura il semplice ricordare che una nuova ondata è iniziata, ondata che non sappiamo quanto potrebbe essere dura, scatena gli ultrà della “dittatura sanitaria” e del “è tutto finito”. L’epidemia deve essere per forza finita, le mascherine per forza scomparire, i vaccini tollerati, ma non più obbligatori, tutto deve essere come prima del 2020: una infantile, rabbiosa voglia di cancellazione si è ormai impadronita della maggior parte degli Italiani, e naturalmente è accarezzata dai medici-politici e dai politici puri, perché ovunque si possa raccogliere consenso costoro si gettano avidamente.

Ora, in quella magnifica vetrina delle frustrazioni umane che sono i social, ho avuto modo di osservare finalmente una reazione davvero sincera: siamo stufi, scriveva un’insegnante di inglese, non ne vogliamo più sapere. Ecco, per tutti coloro che sono stufi, la pandemia è davvero finita per atto di volontà: perché per costoro, finchè non vedranno i morti di nuovo alla porta, SARS-CoV-2 è invisibile rumore di fondo, contro cui si è innalzata la soglia cognitiva e di attenzione a livello tale da non averne più percezione.

Usare la volontà per spegnere la nostra attenzione nei confronti di un rischio, per trovare finalmente riposo e per superare il pesante stress imposto da chi ricorda continuamente un pericolo latente è una risposta perfettamente naturale. In queste condizioni, tuttavia, la comunicazione di coloro che sono ufficialmente chiamati a governare la sanità pubblica, oppure di coloro che in essa operano, dovrebbe essere comprensiva, ma ferma; evitando dichiarazioni sforzate, urla e strepiti da avanspettacolo televisivo, dovrebbe promuovere il buon uso di ciò che sappiamo.

Sappiamo, al di là di ogni ragionevole pubblico, cosa può aiutare a diminuire i casi e a risparmiare ospedalizzazioni; sappiamo pure che nulla funziona in modo assoluto; sappiamo che ora, di fronte a bollettini dell’Istituto Superiore di Sanità inequivocabili, è il momento di agire, e non di far finta di nulla. Vale la pena di riportare qui le parole di Lauterbach, il ministro della salute tedesco: “Ci aspetta un inverno particolarmente difficile a causa della crisi energetica, non vogliamo peggiorare le cose con la crisi del Covid”. Buon senso, nulla più che un regolare, tranquillo e necessario buon senso: questo è ciò che nel nostro paese manca, per convivere davvero con SARS-CoV-2.

Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ