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cattivi scienziati

La ricerca sui sosia che si somigliano anche nel Dna rievoca Lombroso

Enrico Bucci

Uno studio parrebbe dimostrare che le coppie di individui simili condividono anche molti tratti genetici e comportamentali, come l’attitudine al fumo e il livello di istruzione. Le conseguenze etiche della possibilità di desumere caratteristiche individuali a partire da una fotografia

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Marco Ezechia Lombroso, detto Cesare, è stato certamente uno dei più noti italiani della fine dell’800. Inventore della teoria secondo la quale almeno il 70 per cento dei delinquenti erano tali dalla nascita per anomalie medico-biologiche, arrivò a sviluppare un catalogo dei segni fisici che a suo dire consentivano di diagnosticare la delinquenza come una condizione medica, soffermandosi soprattutto su anomalie scheletriche e craniali e sui tratti del viso: orecchie grandi, fronte alta, zigomi sporgenti, naso storto, sopracciglia folte e altri dettagli minuti erano, a dire di Lombroso, tutti correlati di una naturale attitudine a delinquere.

  
Le teorie di Lombroso, che già incontrarono forte opposizione all’epoca in cui furono formulate, sono risultate completamente infondate, e il suo sistema di classificazione antropometrica è l’esempio di una pseudoscienza portata a livelli molto avanzati: il “volto criminale” è un’invenzione della sua epoca. Eppure, in tempi recentissimi, la biometria del volto ha trovato una nuova, inattesa svolta attraverso la correlazione fra tratti somatici e tratti genetici. Un recente lavoro su Cell Reports, per esempio, riporta un risultato particolarmente interessante, l’ultimo di una serie di studi simili. 

  
In breve, un gruppo di ricercatori ha proceduto nel seguente modo: partendo dall’identificazione via software di “gemelli virtuali”, di persone cioè che condividessero tratti somatici simili del viso, ha identificato un piccolo numero di coppie di individui che, con tre software diversi, risultavano molto simili fra loro. Il giudizio di osservatori umani ha confermato la similitudine delle coppie individuate.

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A questo punto, i ricercatori hanno esaminato il Dna di questi individui: le coppie di individui simili, nessuno dei quali era neppure lontanamente imparentato, sono risultate condividere molti più tratti genetici di quanto non avvenisse in media in campioni casuali o con individui di coppie diverse. Il 26 per cento dei tratti geneticamente simili identificati erano già noti per essere potenzialmente correlati alle caratteristiche del viso, e quindi in questo caso si tratta di una conferma attesa; ma, per il resto, la maggior parte dei tratti genetici simili non è nota per influenzare la morfologia facciale, e anzi vi sono un numero elevato di geni noti per influenzare caratteristiche diverse. A conferma di questo ultimo elemento, tratti come l’altezza, il peso fisico ed altre caratteristiche fisiche sono risultate più simili fra i “gemelli virtuali” rispetto a quanto atteso sulla base del caso; quindi a facce simili corrispondono nel campione esaminato anche altri tratti fisici simili. La cosa notevole è che, oltre a tratti fisici, coloro che mostravano visi più simili erano più simili dell’atteso anche per alcuni tratti comportamentali, quali l’attitudine al fumo e il livello di istruzione raggiunto.

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A questo punto, prima di essere presi dall’entusiasmo, è necessario ricordare che il campione studiato dagli autori è troppo piccolo per poter credere senza riserve a questo tipo di risultati; tuttavia, bisogna sapere che il settore di studio che intende correlare i tratti del volto con caratteristiche genetiche è florido e sta producendo lavori scientifici in numero sempre maggiore e di livello sempre più interessante. Non a caso, esistono anche le prime aziende che cercano di utilizzare questa conoscenza a fini utili: Face2Gene, per esempio, è un’azienda che cerca di migliorare la diagnosi di rare condizioni genetiche, per ora soprattutto pediatriche, attraverso l’analisi della foto del volto dei possibili pazienti. I correlati biometrici delle alterazioni genetiche, questa è l’idea, possono essere usati per distinguere rare condizioni anticipando la diagnosi; quanto può essere utile questo metodo, ce lo dimostrano una serie di studi recenti, l’ultimo dei quali svolto in Italia presso l’ospedale Forlanini di Roma.


In questo studio, gli autori hanno messo alla prova su una serie di pazienti pediatrici la tecnologia di Face2Gene: ebbene, la diagnosi che il software ha fatto a partire da fotografie del volto ha mostrato una notevole accuratezza ed una buona precisione, confermando ancora una volta su un piccolo campione le potenzialità del metodo. Ora, può ben darsi che presto emergeranno limiti notevoli, i quali ci faranno giudicare con maggior severità i primi lavori che indicano come la morfologia di un volto sia in realtà correlata al genoma di un individuo; vorrei però qui concludere ricordando che, da un punto di vista puramente evoluzionistico, questa correlazione sarebbe molto sensata. La selezione sessuale, e quindi anche in un certo senso il nostro canone di bellezza, è fortemente influenzata dalla morfologia del viso dei potenziali partner; se il viso guida la scelta di un partner, è pienamente atteso che, in realtà, esso possa riflettere anche ulteriori caratteristiche genetiche, sia legate alla salute che ad altro, utili a scegliere un partner migliore.


Non ci resta, a questo punto, attendere ulteriori lavori, su scala più ampia, che mettano alla prova la teoria illustrata; senza dimenticare, naturalmente, che ove risulti fondata, le conseguenze etiche della possibilità di desumere alcune caratteristiche genetiche di un individuo a partire da una fotografia del suo viso sono tutte da valutare.

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