(Foto di Lapresse) 

Cattivi Scienziati

Meno richiami e più investimenti per vaccini efficaci contro le varianti

Enrico Bucci

Non è realistico perseguire un obiettivo di diminuzione del tasso di infezione attraverso la continua rivaccinazione, dicono gli esperti americani del comitato indipendente CDC. Meglio investire per prodotti a più ampio spettro

Si è tenuta mercoledì un'importante riunione del comitato indipendente per le vaccinazioni del CDC americano; al termine di 5 ore di valutazione dei migliori dati disponibili, gli esperti hanno rilasciato alcune dichiarazioni che vale la pena di esaminare con qualche dettaglio. Chi segue questa pagina, riconoscerà l’accordo fra tali dichiarazioni e le posizioni di chi scrive; ciò a dimostrazione che l’analisi serena dei dati porta, generalmente, a posizioni condivise nella comunità scientifica.

Innanzitutto, il primo e più importante dei punti su cui si è raggiunto ampio accordo: la quarta dose, soprattutto nel momento attuale di decrescente circolazione virale, non è consigliabile al momento per tutti. Si noti che il CDC ha autorizzato a fine marzo la quarta dose per gli ultracinquantenni e una quinta dose per tutti i maggior di 12 anni che abbiano un sistema immunitario indebolito; ma per quanto riguarda la popolazione generale, il comitato ha stabilito che non è realistico perseguire un obiettivo di diminuzione del tasso di infezione attraverso la continua rivaccinazione più volte l’anno. A questo proposito, la dottoressa Sarah Long, membro del comitato e professore di pediatria all’università di Drexel, ha detto testualmente: "Con i vaccini attualmente disponibili, non dovremmo inseguire l’arcobaleno nella speranza che quei vaccini possano prevenire infezioni, trasmissione e persino malattia lieve, perché abbiamo imparato che non è possibile. Dobbiamo rinunciare a questo con questi vaccini e concentrarci sulla prevenzione di malattia grave e morte". Si intende, naturalmente, che queste considerazioni valgono oggi, per i prodotti attuali e in presenza di Omicron. A proposito dell’ondata causata da questa ultima variante, nella riunione del comitato sono stati presentati dati che hanno mostrato come tre dosi di Pfizer o Moderna erano efficaci per il 79% nel prevenire il ricovero e per il 94% nel prevenire malattia grave o morte tra gli adulti con un sistema immunitario sano durante l'ondata omicron, mentre l’efficacia nel prevenire la malattia lieve è risultata di solo circa il 65%.

(Foto di Lapresse) 

Alla luce di questi dati, un altro membro del comitato, la dott.ssa Beth Bell, direttrice del National Center for Emerging and Zoonotic Infectious Diseases, ha affermato che chiedere alle persone di ricevere iniezioni di richiamo ogni quattro o sei mesi non è una strategia di salute pubblica sostenibile, perché tale approccio potrebbe minare la fiducia nella campagna di vaccinazione. "Sarei molto preoccupata se continuassimo a incontrarci per considerare dosi aggiuntive a fronte di un rendimento sempre più piccolo, rinforzando l'impressione di non avere un programma di vaccinazione molto efficace", ha affermato la Bell, che è anche professoressa alla scuola di salute pubblica della università di Washington.

Naturalmente, le osservazioni riportate valgono per i vaccini attuali e in presenza di varianti ormai decisamente immunoevasive; per questo, è necessario concentrarci sullo sviluppo di prodotti che siano nuovamente in grado di bloccare più efficacemente anche la trasmissione del virus, e non solo le conseguenze cliniche più gravi. Il presidente del comitato del CDC, la dott.ssa Grace Lee, ha infatti affermato che bisogna investire nello sviluppo di vaccini efficaci nel prevenire le infezioni, anche perché pure le infezioni con malattia lieve possono provocare long-Covid su un’ampia porzione della popolazione. "Concentrandosi sul ricovero e sulla morte nella malattia acuta, non si pensa alle conseguenze a lungo termine del Covid e che possono verificarsi anche in individui lievemente sintomatici", ha affermato Lee, professore di pediatria alla Stanford University School of Medicinale.

Tiriamo le somme. Per quello che ne sappiamo oggi e con le varianti che conosciamo, una dose di richiamo annuale dovrebbe essere forse quanto è necessario per mantenere la protezione clinica, utilizzando i prodotti attuali o prodotti simili ad essi; questa dose è bene che sia in prossimità di un’importante ondata epidemica, piuttosto che troppo anticipata rispetto ad essa, per sfruttare anche l’iniziale alto livello di anticorpi indotto nei soggetti che la ricevono.

Naturalmente, come già sottolineato anche dall’FDA prima che dal CDC è sempre più urgente superare i vaccini attuali con prodotti a più ampio spettro: questo non solo per limitare anche la circolazione del virus e il conseguente aumento dei casi di long-Covid, ma soprattutto in vista dell’inevitabile emersione di nuove varianti, le quali non necessariamente continueranno a essere tenute clinicamente a freno da quanto abbiamo oggi.

L’evoluzione del virus è continua e imprevedibile; è bene che quella dei vaccini non resti indietro, ed è per questo compito degli Stati superare l’eventuale mancanza di interesse delle aziende nell’abbandonare i prodotti già in linea.

Di più su questi argomenti: