(Ansa)

Cattivi scienziati

Una sfida per smontare la truffa della superiorità del biodinamico

Enrico Bucci

Non esistono evidenze a sostegno di questa tesi, mentre su alcuni giornali le esperienze personali vengono elevate a prove scientifiche. Ma questa non è scienza

Spesso mi sta capitando di interloquire con sostenitori dell’approccio biodinamico, non necessariamente invasati o religiosamente attaccati al loro credo, che argomentano nel modo che segue: sì, è vero che in biodinamica vi è chi racconta frottole su influenze astrologiche, effetti magici ed esoterici, ma alla fine, giudicando dal risultato, la biodinamica funziona meglio, sia in termini di protezione dell’ambiente che in termini di qualità dei prodotti ottenuti. Addirittura, illustri professori critici della “scienza vecchia”, esperti con all’attivo interessanti saggi di storia dell’agricoltura, si spingono a fornire su quotidiani nazionali uno dei più notevoli esempi di cosa significhi bias, quando scrivono “Ho talora assaggiato ortaggi coltivati in aziende biodinamiche e posso testimoniare che quanto a intensità di sapore sono di gran lunga superiori a qualunque consimile prodotto da agricoltura industriale. Sono solo esperienze soggettive, certo. Ma queste hanno trasformato la mia incredulità in perplessità. E credo che ci sia più attitudine scientifica nella mia perplessità, che fa i conti con la realtà, col successo imprenditoriale di centinaia di migliaia di agricoltori in tutto il mondo, che non nell’astioso dileggio della senatrice Cattaneo, che si misura solo con le parole”. 

 

Pensate: l’esperienza personale di un singolo individuo, considerata attinente alla realtà nonostante i numerosi meccanismi di autoinganno da cui il metodo scientifico cerca di difenderci, insieme ad un presunto successo imprenditoriale dovrebbero essere prova della superiorità di qualcosa. Sarebbe come dire che l’esperienza positiva di un cliente di Wanna Marchi, insieme ai numerosissimi esempi di successo imprenditoriale nel ramo della truffa, dovrebbe essere evidenza bastevole per considerare la magia scientificamente provata. Siccome io sono un fautore della “scienza vecchia”, relegata ai margini da questo nuovo modo di pensare, ho provato a vedere se in letteratura vi sia qualche supporto decisivo alla superiorità ambientale o organolettica della biodinamica.

 

Dal database Scopus con la chiave di ricerca “biodynamic AND (agriculture  OR farming OR steiner )”, si ottengono 2307 documenti scientifici che nominano la biodinamica; fra questi, 210 sono review, cioè articoli che esaminano lo stato della conoscenza del settore. Già il numero degli articoli pubblicati dà un’idea della pochezza del sostegno: se si cerca per agricoltura biologica, una pratica posteriore alla biodinamica, si ottengono lavori in numero oltre dieci volte superiore. 

 

Peggio, esaminando le 210 review non ho trovato una sola analisi sistematica in cui si mostri un insieme ampio di esperimenti in cieco, ove un parametro solido di qualità ambientale o organolettica risulti distinguibile paragonando il metodo biodinamico ad un pari (ed intendo davvero pari) trattamento biologico, senza preparati, calendari cosmici e aggiunte varie. E allora, vorrei proporre una sfida molto semplice. Si prendano in presenza di osservatori imparziali qualche migliaio di campioni, di terreno e di prodotto, da lotti in cui la coltivazione sia condotta con metodo biodinamico, ed altrettanti da lotti identici, a meno dell’uso di preparati e magie varie. Si renda cieca la collezione così ottenuta, mascherando ogni possibile segno distintivo, e si consegnino a caso questi campioni a laboratori, in grado di misurare parametri prestabiliti dai sostenitori del metodo biodinamico, facendo in modo che ogni campione sia misurato in triplo da laboratori diversi.

 

Una volta ottenuti i risultati, si vadano a confrontare i campioni biologici con quelli biodinamici, e si veda se emerge qualunque distinzione. Se emerge, il prezzo più elevato dei prodotti biodinamici potrà essere sostenuto; altrimenti, in assenza di qualunque evidenza, bisognerà domandarsi se la sua insistente giustificazione presso il consumatore, e il conseguente “successo imprenditoriale”, non costituiscano un reato. Fino al momento in cui dati ottenuti in condizioni simili a quelle descritte (anche con altri disegni sperimentali, ma in cui sia minimizzato l’effetto di fattori confondenti, si renda cieco almeno chi analizza i dati e si abbia potere statistico sufficiente basato su campioni ampi e controlli ben costruiti) non saranno disponibili, le chiacchiere di chi vanta superiorità, e denigra gli altri, sono solo autoinganni tinti di verde o frodi intenzionali.

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