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"Un'impresa ciclopica"

Scoperture vaccinali

Giovanni Rodriquez

Immunità di gregge in estate per l’Ue, a fine anno secondo l’Italia. Perché così in ritardo?

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“Mi sento di confermare l’obiettivo di arrivare a vaccinare il 70 per cento della popolazione adulta in Europa entro l’estate”. Così la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha confermato l’obiettivo fissato nelle scorse settimane. A poche ore di distanza, Sandra Gallina, a capo della direzione generale per la Salute della Commissione europea, nel corso di un’audizione al Parlamento europeo ribadiva: “L’Ue non è in ritardo sui vaccini. Avremo tutto l’ammontare di dosi per raggiungere il target del 70 per cento di vaccinazioni entro l’estate”. E per dar concretezza alla sua affermazione elencava così le prossime forniture attese nel continente: “15 milioni di dosi a gennaio, 33 milioni a febbraio e 55 milioni a marzo, ma ci saranno quantità molto maggiori nel secondo trimestre, perché entrerà in gioco un nuovo contratto. Ci aspettiamo 400 milioni di dosi di entro la fine di giugno”. Il che si tradurrebbe in 53,6 milioni di dosi in Italia entro giugno con le quali poter vaccinare 26,8 milioni di italiani, quasi il 45 per cento della popolazione. A quel punto, resterebbero da vaccinare 15,4 milioni di persone entro settembre per raggiungere il traguardo del 70 per cento di copertura. Insomma, dal lato degli approvvigionamenti non sembrerebbero esserci particolari complicazioni.

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“Mi sento di confermare l’obiettivo di arrivare a vaccinare il 70 per cento della popolazione adulta in Europa entro l’estate”. Così la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha confermato l’obiettivo fissato nelle scorse settimane. A poche ore di distanza, Sandra Gallina, a capo della direzione generale per la Salute della Commissione europea, nel corso di un’audizione al Parlamento europeo ribadiva: “L’Ue non è in ritardo sui vaccini. Avremo tutto l’ammontare di dosi per raggiungere il target del 70 per cento di vaccinazioni entro l’estate”. E per dar concretezza alla sua affermazione elencava così le prossime forniture attese nel continente: “15 milioni di dosi a gennaio, 33 milioni a febbraio e 55 milioni a marzo, ma ci saranno quantità molto maggiori nel secondo trimestre, perché entrerà in gioco un nuovo contratto. Ci aspettiamo 400 milioni di dosi di entro la fine di giugno”. Il che si tradurrebbe in 53,6 milioni di dosi in Italia entro giugno con le quali poter vaccinare 26,8 milioni di italiani, quasi il 45 per cento della popolazione. A quel punto, resterebbero da vaccinare 15,4 milioni di persone entro settembre per raggiungere il traguardo del 70 per cento di copertura. Insomma, dal lato degli approvvigionamenti non sembrerebbero esserci particolari complicazioni.

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Per il Commissario all’emergenza Covid Domenico Arcuri, però, il problema principale restano proprio tagli e ritardi di fornitura, e non l’organizzazione della macchina vaccinale. Arcuri ieri ricordava come l’Italia sia “al terzo posto per vaccini somministrati in rapporto alla popolazione, dopo la Danimarca e la Slovenia ma prima della Germania, della Spagna e della Francia”. Ma nonostante l’efficienza del nostro paese, ad ascoltare la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa intervenuta a RaiRadio 1, il traguardo del 70 per cento dei vaccinati lo si potrebbe raggiungere solo verso ottobre-novembre. “Si tratterà di mettere la macchina sotto una grande pressione. Si dovrà vaccinare 18/20 ore al giorno – ha spiegato la sottosegretaria –. Potrebbe essere utile coinvolgere la Protezione civile e fare un piano organizzativo mettendo tutto, 1.500 centri di vaccinazione oltre ai dipartimenti di prevenzione, medici di base”. Il problema, per Zampa, sembra dunque essere di tipo organizzativo e non legato unicamente alle forniture vaccinali, come per Arcuri.

 

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A richiamare un coinvolgimento della Protezione civile nell’organizzazione della campagna vaccinale è anche Fabio Ciciliano, segretario del Comitato tecnico scientifico. In un’intervista al Corriere della Sera Ciciliano spiega che raggiungere l’obiettivo di vaccinare 42 milioni di adulti nel più breve tempo possibile sarà “un’impresa ciclopica, anche perché le organizzazioni regionali approcciano il problema con grande disomogeneità”. Quanto alle tempistiche: “La campagna vaccinale ha un ritardo innegabile. Raggiungere l’immunità di gregge a fine anno ormai è impossibile”. Non chiarisce però quale sia questo ritardo, dal momento che le forniture dei vaccini di Pfizer e Moderna per il primo trimestre non solo sono state confermate, ma verranno anche incrementate a partire dal secondo. E’ vero che al 31 marzo riceveremo meno dosi da AstraZeneca, ma è d’obbligo ricordare che, come già sottolineato nelle scorse settimane da Von der Leyen, con i soli Pfizer e Moderna si potrà vaccinare oltre l’80 per cento della popolazione. Va poi aggiunto che questo previsto ritardo per il raggiungimento dell’immunità di gregge, richiamato da Ciciliano, sembra riguardare la sola Italia, visto il tenore ben diverso delle dichiarazioni provenienti da Bruxelles.

 

Elemento quantomeno curioso, dal momento che gli approvvigionamenti sono comunitari, non nazionali, e che quindi arriveranno allo stesso momento in tutti i paesi Ue. Intanto, tornando all’Italia, c’è una novità sul vaccino di AstraZeneca. La Commissione tecnico-scientifica di Aifa, ossia quella che si occupa delle autorizzazioni di nuovi medicinali, ha corretto il suo parere sul via libera al vaccino specificando che anche per gli over 55 “il rapporto beneficio/rischio risulta favorevole anche nei soggetti di età più avanzata che non presentino specifici fattori di rischio”. Una novità che risolve diversi problemi. Il vertice tra governo, regioni e Arcuri, inizialmente previsto l’altroieri, è stato rinviato a oggi pomeriggio. L’incontro aveva proprio l’obiettivo di rivedere il piano vaccinale alla luce dell’iniziale previsione di un utilizzo di AstraZeneca solo per gli under 55. Elemento problematico, dal momento che diverse regioni avevano avviato la vaccinazione per gli over 80. La decisione evita non poche complicazioni a governo e struttura commissariale. E, da quanto si apprende, pare non siano mancate pressioni sulla Cts di Aifa, proprio per prevedere un utilizzo più ‘estensivo’ del vaccino di AstraZeneca.

 

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