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“Ecco a che punto siamo con la sperimentazione del vaccino italiano”

Su ReiThera gli annunci mediatici sono stati più veloci dei dati. Ci scrive il direttore scientifico dello Spallanzani

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Al direttore - In merito all’articolo “I dati scientifici sul vaccino italiano sono ancora troppo vaghi” a firma Enrico Bucci, pubblicato sul Foglio del 7 gennaio, ringrazio per l’attenzione e vorrei chiedere un po’ del vostro spazio per fornire ulteriori dettagli sui risultati ottenuti a chiarimento dei dubbi suscitati: 1) La sperimentazione è stata condotta su circa 90 volontari, suddivisi in due gruppi per età (18-55 e over 65), ciascuno dei quali a sua volta suddiviso in tre sottogruppi per dose somministrata. I dati presentati nel corso della conferenza stampa del 5 gennaio riguardavano unicamente i 44 volontari del gruppo di età compresa tra i 18 e i 55 anni, che sono stati i primi a essere inclusi in questo studio, come indicato nella prima slide della mia presentazione.

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Al direttore - In merito all’articolo “I dati scientifici sul vaccino italiano sono ancora troppo vaghi” a firma Enrico Bucci, pubblicato sul Foglio del 7 gennaio, ringrazio per l’attenzione e vorrei chiedere un po’ del vostro spazio per fornire ulteriori dettagli sui risultati ottenuti a chiarimento dei dubbi suscitati: 1) La sperimentazione è stata condotta su circa 90 volontari, suddivisi in due gruppi per età (18-55 e over 65), ciascuno dei quali a sua volta suddiviso in tre sottogruppi per dose somministrata. I dati presentati nel corso della conferenza stampa del 5 gennaio riguardavano unicamente i 44 volontari del gruppo di età compresa tra i 18 e i 55 anni, che sono stati i primi a essere inclusi in questo studio, come indicato nella prima slide della mia presentazione.

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2) Poiché anche i volontari di età superiore a 65 anni hanno ormai completato l’inoculazione e i dati sono in fase di analisi, ci è sembrato opportuno sottolineare – lo hanno fatto nelle loro relazioni anche Franco Locatelli, presidente del Dsmb, e Nicola Magrini, direttore generale Aifa – che nessun volontario ha avuto reazioni avverse di rilievo e che il vaccino si è dimostrato complessivamente sicuro.

 

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3) Come ben sa chi conosce il nostro istituto e i suoi metodi di lavoro, la nostra attività di ricerca si misura in base alla quantità e alla qualità delle pubblicazioni scientifiche prodotte; il progetto sul vaccino ReiThera non fa eccezione, e a breve i dati del trial saranno come da prassi pubblicati su un’importante rivista scientifica internazionale. Anche questo è stato detto nel corso della conferenza stampa.

 

4) Non si è verificata durante la sperimentazione nessuna deviazione dal protocollo originale.

 

5) La conferenza stampa del 5 gennaio, organizzata dalla regione Lazio che ha finanziato la fase 1 del trial insieme al ministero della Ricerca e al Cnr, è stata per noi e per ReiThera l’occasione per fornire all’opinione pubblica un doveroso rendiconto del lavoro svolto con soldi – ribadisco – pubblici, soprattutto in un momento nel quale ci si appresta a passare dalla fase 1 alle fasi 2 e 3 della sperimentazione. Per il resto, mi sembra importante e non vedo niente di male nel fatto – che all’evento abbiano partecipato le autorità che a marzo, all’inizio della pandemia, decisero di ascoltare la Scienza e di finanziare questo progetto di ricerca. E’ stata anche l’occasione per dare la notizia – credo di rilevante interesse pubblico – che lo stato sosterrà ancora questo progetto nelle sue fasi successive, con l’obiettivo di avere a disposizione un vaccino realizzato in Italia da ricercatori italiani e che ha completato la fase 1 in Italia che potrà – alla fine delle diverse fasi della sperimentazione – integrare le forniture di vaccino acquisite attraverso la procedura europea e soprattutto che contribuisca a rafforzare una capacità di ricerca di base, industriale e traslazionale in un paese che storicamente ha sempre investito pochissimo in quest’area.

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6) Per quanto riguarda quello che l’autore chiama “sovranismo vaccinale”, quello che penso l’ho espresso chiaramente proprio il 7 gennaio scorso, in un articolo scritto insieme a Franco Locatelli, Nicola Magrini e Gino Strada e pubblicato in prima pagina dalla Stampa con un titolo abbastanza esplicativo: “Cara Europa ci salviamo solo insieme”. 
Cordialmente, 

 

Giuseppe Ippolito
direttore scientifico, Istituto nazionale 
Malattie infettive “Lazzaro Spallanzani”

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Risponde Enrico Bucci

Pubblicare quei dati è tanto più importante, perché mi pare di notare da quanto finora presentato che, in quanto all’induzione di anticorpi neutralizzanti, l’efficacia di una singola dose del vaccino sia di molto inferiore a quella di altri vaccini; e sarà pure interessante capire come mai per uno dei gruppi si presentano dati per 14 invece che 15 volontari, così come sarà utile comprendere, sempre quando i dati saranno pubblicati nella loro interezza, la ragione di diverse altre discrepanze che mi è sembrato di cogliere.

Anche prima della pubblicazione dei dati, tuttavia, è particolarmente interessante quanto lei scrive nel punto 5 della sua lettera, circa il finanziamento selettivo da parte dello stato di una determinata azienda con denaro pubblico, nel senso che sebbene solo sulla base dei dati pubblicati sarà possibile capire se è stato oculato l’investimento pubblico fatto, a oggi non mi è chiara quale sia stata la procedura competitiva in base alle quali la scelta di spendere milioni di euro pubblici è ricaduta su ReiThera, nonché su che base eventualmente si proseguirà in questo investimento esclusivo da parte di soggetti pubblici. Per il resto, rinnovo a lei e a tutto il gruppo di ricerca coinvolto i miei auguri e ripeto che sono sicuro che vedremo ottimi risultati; ma per il momento non posso far altro che osservare come, similmente a quanto fatto in troppi altri casi, le parole sono andate più veloci delle pubblicazioni verificabili, e così la politica e i media.

 

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