(foto LaPresse)

cattivi scienziati

La Var sui vaccini

Enrico Bucci

Le regole del mercato funzionano: Astra Zeneca riconosce l’errore e ripeterà la fase 3 della sperimentazione

Il mercato, questo mostro avido e senza controllo, è impegnato nel produrre molti vaccini, prendendo scorciatoie e senza possibilità di individuare per tempo errori e problemi. Così, in tanti, vedono lo sforzo che si sta facendo, e che coinvolge tantissimi laboratori pubblici e privati in tutto il mondo, oltre che tantissimi volontari, per arrivare a definire quanto prima il funzionamento di molti candidati vaccini. Ebbene, proprio una delle odiate multinazionali farmaceutiche ieri si è dovuta arrendere alle osservazioni di agenzie regolatorie, investitori (o meglio dei loro esperti scientifici) e anche della comunità scientifica: AstraZeneca, nelle parole del proprio amministratore delegato, dovrà probabilmente ripetere la sperimentazione clinica di fase 3 del proprio vaccino. I problemi che sono emersi sono stati discussi anche in queste pagine: un errore nel dosaggio ha portato a iniettare in alcuni volontari una dose dimezzata di vaccino, invece di una intera, prima della seconda dose a un mese di distanza. Questo gruppo, o meglio i dati sulle infezioni in questo gruppo di soggetti, pur se apparentemente buoni – 90 per cento di efficacia dichiarata dall’azienda – in realtà erano ottenuti da troppo pochi individui per significare davvero qualcosa. In più, pare che si tratti di tutti soggetti minori di 55 anni – cioè di giovani, che sono attesi rispondere meglio al vaccino. E sembra pure che il totale dei dati esaminati, pari a 131 infezioni, sia stato in realtà ottenuto mettendo insieme risultati ottenuti dal trial in Brasile e da quello nel Regno Unito, trial che sarebbero sufficientemente diversi per poter essere messi nello stesso gruppo.

 

 

Naturalmente, nelle parole del ceo l’errore iniziale è stato già considerato e corretto, quando si è deciso di procedere comunque; e a quanto pare i risultati sono già stati sottomessi a una rivista scientifica per la revisione. Sempre nelle sue parole, il nuovo trial dovrà in realtà servire a stabilire la reale efficacia del dosaggio erroneo, che si sarebbe fortunosamente scoperto essere più efficace. Ognuno è libero di credere o meno a queste parole; quello che mi preme sottolineare, tuttavia, è che i problemi non si sono potuti nascondere, nonostante costeranno all’azienda centinaia di milioni di dollari in perdite borsistiche e in costi per il nuovo trial clinico. Prima ancora persino di arrivare al controllo da parte delle agenzie del farmaco di tutto il mondo, sono evidentemente stati gli stessi investitori e i loro esperti a volerci vedere chiaro; e le perdite in Borsa sono state un segnale sufficiente a far capire che una nuova sperimentazione doveva comunque iniziare. Non è dunque certo il giudizio di qualche scienziato o un articolo pubblicato da una rivista peer reviewed ad aver deciso il fato della sperimentazione di AstraZeneca, ma probabilmente la paura degli investitori di vedere mancare l’approvazione da parte di quelle agenzie regolatorie di cui solo ieri scrivevo qui; a dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che quel controllo è realmente indipendente e temuto dalle aziende, contrariamente a quanto No vax e complottisti vanno cianciando e nonostante i difetti e i limiti inerenti a ogni organizzazione umana. Quello che vediamo, in parole semplici, è la prova che, almeno in questa occasione, il sistema ha funzionato, e i difetti di una sperimentazione sono emersi e non sono stati fatti passare senza conseguenze.

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