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Un piano per il vaccino

Guido Tabellini

Distribuire e somministrare il farmaco anti Covid è una sfida enorme e delicata. Il governo si sta preparando? E come?

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Il presidente del Consiglio ha dichiarato in Senato che il ministero della Salute sta lavorando a un piano operativo per la distribuzione del vaccino contro il Covid-19. Meno male, ma vorremmo saperne di più. Vista la gestione fallimentare della distribuzione dei vaccini contro influenza e pneumococco da parte di molte regioni, non è ridondante interrogarsi su come sarà organizzata la distribuzione di questo vaccino, dalla cui tempestiva disponibilità dipenderà la sopravvivenza fisica ed economica di molte persone.

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Il presidente del Consiglio ha dichiarato in Senato che il ministero della Salute sta lavorando a un piano operativo per la distribuzione del vaccino contro il Covid-19. Meno male, ma vorremmo saperne di più. Vista la gestione fallimentare della distribuzione dei vaccini contro influenza e pneumococco da parte di molte regioni, non è ridondante interrogarsi su come sarà organizzata la distribuzione di questo vaccino, dalla cui tempestiva disponibilità dipenderà la sopravvivenza fisica ed economica di molte persone.

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Le sfide non riguardano i criteri preferenziali, che sono abbastanza ovvi, ma gli innumerevoli problemi logistici. Dove saranno conservati i vaccini, visto che dovranno restare a basse temperature e ci sarà il rischio di furti? Chi sarà autorizzato a iniettarli? Dove saranno somministrati? Come saranno raggiunti gli anziani che non si possono muovere o chi risiede nelle aree meno densamente abitate? Come saranno raccolte le informazioni su chi vorrà vaccinarsi e chi no? Chi si preoccuperà di controllare i sintomi o gli effetti collaterali di un vaccino la cui approvazione è stata molto più rapida della norma? Per non parlare dei problemi a monte, riguardanti la scelta di quale vaccino privilegiare. La Germania, che prevede di iniziare la distribuzione non appena il vaccino sarà autorizzato, forse già a fine anno, stima che ci vorranno almeno sette mesi per vaccinare circa la metà dei tedeschi. In Italia che tempi sono previsti?

 
La questione prioritaria è se la distribuzione debba avvenire tramite il Servizio sanitario nazionale (ospedali e medici di base) oppure tramite centri dedicati creati ad hoc. La Germania ha optato per questa seconda alternativa. L’Italia farebbe bene a seguire il suo esempio. Il Servizio sanitario nazionale sarà ancora impegnato a gestire l’emergenza dei malati. E abbiamo già constatato come i medici di base, nonostante le grandi capacità individuali e gli sforzi enormi di questi mesi, non siano attrezzati a gestire sfide logistiche e operative così complesse: non hanno gli spazi, non hanno il personale che li assiste, non hanno le attrezzature informatiche necessarie. 

  
Centri dedicati richiedono personale preparato, però, e quasi certamente questo personale non sarà disponibile presso la Pubblica amministrazione. Per organizzare la distribuzione dei vaccini su grande scala e creare dei centri dedicati, sarà importante appaltare alcuni servizi a imprese private, e assicurarsi che il personale abbia le competenze tecniche richieste. Cercare di fare tutto nell’ambito della pubblica amministrazione, o del Sistema sanitario nazionale, sarebbe una ricetta sicura per il fallimento. Speriamo che il governo ne abbia consapevolezza, e che non si faccia guidare da ideologie stataliste. E che faccia in fretta, perché i primi vaccini potrebbero essere approvati tra pochi mesi. 
Per inciso, cosa ne pensano i partiti di opposizione, che amministrano molte regioni e che dovrebbero stimolare il governo ad agire con efficacia e tempestività? Si rendono conto che la gestione di come distribuire il vaccino sarà una delle sfide centrali della prima metà del prossimo anno? Che proposte hanno al riguardo?

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