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"La pandemia ci ha mostrato com'è la scienza mentre la si fa". Parla il direttore di Nature Italy

Enrico Cicchetti

"La scienza è dubbio, ma se il dibattito scientifico si sposta dall'accademia alle tv ci sono dei rischi", dice Nicola Nosengo, che da pochi giorni dirige la neonata rivista digitale lanciata da Nature Research, una delle più antiche e importanti riviste scientifiche internazionali. E ci racconta le tre ricerche da tenere d'occhio per immaginare il futuro

    “La pandemia ha stravolto la nostra quotidianità e trasformato abitudini radicate, ci ha fatto guardare con occhi nuovi, e con una certa dose di preoccupazione, a situazioni comuni della nostra giornata: andare a cena al ristorante, prendere un autobus, incontrare un parente, oggi è qualcosa di molto diverso rispetto a un anno fa. Covid ci ha fatto anche osservare qualcosa che, nella vita di molti, era astratto e lontano: lo sviluppo del dibattito scientifico. Ci siamo trovati di fronte a un virus nuovo e il pubblico si è trovato a guardare la scienza mentre la si fa”. Nicola Nosengo è da pochi giorni il direttore di Nature Italy, la neonata rivista digitale lanciata da Nature Research, una delle più antiche e importanti riviste scientifiche internazionali, forse in assoluto quella considerata di maggior prestigio nell'ambito della comunità scientifica. Se di solito raccontiamo i progressi e le scoperte scientifiche quando c'è già consenso all'interno della comunità degli esperti, dice al Foglio Nosengo, questa volta è successo qualcosa di nuovo. “È importante, però, comunicarlo nel modo giusto: è sano fare capire che la scienza è dubbio, è capacità di gestire i diversi gradi di incertezza, anche avere possibili interpretazioni diverse dei fenomeni. L'aspetto negativo, che abbiamo osservato in questi mesi, è la rincorsa all'opinione dell'esperto, la ricerca, da parte dei quotidiani, di fare convalidare agli scienziati le proprie ipotesi preconcette. Se il dibattito scientifico si sposta dall'accademia alle tv, c'è il rischio di distorsione. Un rischio che si argina tenendo come faro i dati disponibili e il consenso della comunità scientifica, formata da coloro che sono tenuti a fornire le ultime evidenze della ricerca. E bisogna tenere conto che a decidere, alla fine dei conti, dovrà sempre essere la politica, non la scienza”.

       

    Da più di vent'anni Nicola Nosengo si occupa di divulgare la scienza e la tecnologia. Ha collaborato a lungo con Nature, con l’Economist e ha lavorato all’ufficio comunicazione dell'Agenzia Spaziale Italiana, all’Istituto Nazionale di Astro Fisica e per il Politecnico di Losanna (EPFL). Dal 19 ottobre è il direttore di Nature Italy, rivista che pubblicherà articoli online, in italiano e in inglese, per dare voce alla ricerca del nostro paese: racconterà gli studi in corso e i loro risultati, le novità in ambito scientifico e le politiche per la scienza, avrà servizi speciali per rimanere aggiornati sull’agenda scientifica italiana. Dopo una partenza graduale, come settimanale, Nosengo punta ad avere, tra qualche mese, un contenuto nuovo ogni due giorni circa. “E stiamo dando sempre più spazio a redattori italiani, esperti in materie scientifiche”, dice. Un aiuto importante per capire che cosa si muove nel mondo dell'energia, dell'ambiente, della salute, ma anche in campi meno convenzionali nell'ambito scientifico come l'istruzione, il welfare, i processi decisionali, i beni culturali e la pianificazione urbanistica.

      

    Ma c'è domanda di questo genere di informazione? Da tempo si parla della disaffezione degli italiani verso gli studi scientifici, del crollo degli iscritti alle facoltà di fisica, matematica, chimica, della mancanza di docenti preparati nelle materie scientifiche di base. “Non voglio essere distruttivo nei confronti dei nostri connazionali”, dice Nosengo. “Non so se all'estero sia più facile comunicare al grande pubblico i temi scientifici. Nemmeno negli Stati uniti o in Gran Bretagna, paesi che sono ai primi posti nelle classifiche sullo sviluppo della ricerca. Siamo senz'altro poco abituati a leggere i numeri, come confermano certe classifiche. Ma credo anche che siano informazione e politica a doverci abituare all'uso dei dati per leggere la realtà”.


    In questo, l'informazione di Nature Italy potrà essere uno strumento utile. E può anche aiutarci a immaginare il nostro futuro: quali saranno, per esempio, tre delle principali direttrici della ricerca da tenere d'occhio nei prossimi anni? “La mia è una scelta soggettiva, – dice Nosengo – ma mi focalizzerei su tre temi nei quali l'Italia potrebbe avere qualcosa da dire. Intanto la materia oscura: tra le grandi domande della fisica è quella ancora sul piatto. Di cosa è fatto quell'elemento che fa sì che non ci tornino i conti quando studiamo l'universo? Al laboratorio del Gran Sasso sono in corso alcuni esperimenti che potrebbero darci la risposta. Credo che in dieci anni, ma forse anche molto meno, avremo una soluzione”.
      

    Poi Nosengo cita “tutto il settore dell'intelligenza artificiale e della robotica, nel quale alcuni straordinari successi e un po' di hype, ci hanno portati a pensare di essere a un passo da una rivoluzione. Ci sono novità esaltanti e problemi sempre diversi, ma manca ancora molto prima di arrivare ad una 'intelligenza artificiale generale', capace di replicare completamente l'intelligenza umana e in grado di risolvere problemi coi quali non si è mai confrontata prima. Da questo settore di ricerca si è sviluppato un dibattito, sia tecnologico sia filosofico, su cosa significa intelligenza. E poi, in campo biomedico, sceglierei il tema che quest'anno ha fatto vincere il Nobel per la Chimica a Jennifer Doudna e Emmanuelle Charpentier: il sistema Crispr, attualmente il metodo più efficace e diffuso di editing genomico. Un Nobel per una tecnica insolitamente recente. L'invito è a non lasciarla, a far sì che il premio non sia la sua tomba: Crispr è una tecnica di cui stiamo ancora scoprendo applicazioni e controindicazioni”. Insomma, tre temi da tenere d'occhio li abbiamo, una nuova rivista dove approfondirli, pure.