Una manifestazione No Vax (foto LaPresse)

Evoluzione della specie: ora i No Vax temono anche il cane autistico

Luciano Capone

Cosa succede quando si fondono animalismo e antivaccinismo?

Roma. Questo è uno di quei fenomeni sociali che fanno venire la rabbia. Non si tratta di quello stato di indignazione, nervosismo, alterazione e di profonda avversione verso qualcosa o qualcuno, ma di quel malessere che provoca febbre, cefalea, prurito, idrofobia, perdita di coscienza e in alcuni casi priapismo. Insomma, non parliamo del sentimento di rabbia ma della malattia della rabbia. Il fatto è che nel mondo anglosassone va sempre più di moda l’antivaccinismo animale, nel senso che i padroni di cani e gatti non vogliono più farli vaccinare. Non vogliono cioè proteggere i loro animali domestici da malattie mortali come rabbia (che in molti paesi è obbligatorio per legge), cimurro ed epatite. E non vogliono farlo per gli stessi motivi per cui non vogliono vaccinare i propri figli, e cioè perché sostengono che a causa delle vaccinazioni i loro animali rischino di diventare autistici.

 

Di questa svolta animalista del movimento Anti Vax aveva scritto ad agosto sul Foglio Mattia Ferraresi, segnalando che a New York nei quartieri “dove la segregazione hipster è più pronunciata” i veterinari sono molto preoccupati. Ieri ne ha scritto il New York Times, riportando che il fenomeno ha superato l’oceano Atlantico e si sta diffondendo a macchia d’olio nel Regno Unito, tanto da costringere la British Veterinary Association a una dichiarazione ufficiale per smentire le preoccupazioni infondate e invitare a vaccinare gli animali. La deriva è pericolosa non solo perché gli animali rischiano la pelliccia, ma anche perché queste malattie possono essere trasferite agli esseri umani. Se prendiamo il caso della rabbia, il 99 per cento dei decessi nell’uomo è conseguente al morso di un cane infetto e le maggiori vittime dei morsi di cane sono i bambini al di sotto dei 15 anni.

 

 

L’antivaccinismo animale, oltre a essere pericoloso, si basa su presupposti falsi. Il primo, che vale anche per l’antivaccinismo umano, è che i vaccini causano l’autismo: questa idea parte da uno studio falso, taroccato, ritirato, più volte smentito e scritto da un medico britannico che è stato radiato dall’ordine. Il salto di specie di questa teoria però si scontra con il secondo presupposto falso: l’autismo dei cani o dei gatti non esiste. Nel senso che non è mai stato diagnosticato e che, se anche esistesse una versione canina dell’autismo, nessuno finora è mai stato in grado di distinguere un cane sano da uno autistico. Questa inarrestabile idiozia che dai quartieri hipster di Brooklyn è arrivata in quelli di Londra ha costretto i veterinari britannici a prendere una posizione pubblica: “Siamo a conoscenza di un aumento dei proprietari di animali domestici anti-vaccinisti negli Stati Uniti che hanno espresso la preoccupazione che le vaccinazioni possano portare i loro cani a sviluppare comportamenti simili all’autismo. – afferma la British Veterinary Association – Ma al momento non ci sono prove scientifiche affidabili per indicare l’autismo nei cani (o il suo legame con i vaccini)”. Aggiungendo che, come dicono tutti i medici per le vaccinazioni umane, “i potenziali effetti collaterali dei vaccini sono rari e superati dai benefici nella protezione contro le malattie”. Di certo le rassicurazioni di medici e veterinari non fermeranno l’ondata, perché ai No Vax duri e puri basterà rispondere che sono tutti al soldo di Big Pharma.

 

La vicenda però ci spinge a due considerazioni. La prima è che trattare gli animali come esseri umani spesso non conviene neppure alle bestie: in questo caso, ad esempio, i cani verrebbero vaccinati e non rischierebbero di morire di cimurro.

 

La seconda è quella di prepararci all’aumento di cani rabbiosi di proprietà di antivaccinisti arrabbiati, perché come le malattie, anche l’idiozia che le porta è contagiosa e si comporta come i virus. La bufala della correlazione vaccini-autismo è nata da un studio farlocco in Gran Bretagna e poi si è diffusa in tutto il mondo fino alle Americhe. Qui, incrociandosi con l’idiozia animalista, ha subìto una mutazione genetica con un salto di specie dall’uomo al cane ed è tornata indietro in Europa, più stupida e pericolosa di prima. La cosa più preoccupante è che nella nostra società le difese immunitarie contro l’imbecillità sembrano sempre più basse.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali