Forse bisognerebbe smetterla di ribattere agli antivaccinisti e ignorarli

Gilberto Corbellini

Tempo perso e pubblicità gratis ai populisti pseudoscientifici

E’ deprimente la discussione su vaccini e vaccinazioni, che si è scatenata a Padova intorno al libro di Andrea Grignolio, Chi ha paura dei vaccini?, candidato al premio Galileo per la divulgazione scientifica. Gli scienziati dovrebbero ignorare gli antivaccinisti e i complottisti organizzati, perché chi studia questi fenomeni sociali disfunzionali ha dimostrato che confrontarsi con costoro, significa accreditarli come competenti o credibili, e che le discussioni pubbliche promuovono le loro scempiaggini. Sono diversi i casi dove si è visto che rifiutando qualunque confronto che non fosse su fatti controllabili, le credenze pseudoscientifiche o le manipolazioni politiche di fenomeni incerti erano mediaticamente meno contagiose. Perché i pregiudizi, per definizione, non si confutano. Nei sistemi liberaldemocratici, se non causano danni i pregiudizi si cerca di combatterli con l’istruzione e l’informazione. Se generano rischi per la salute o per la stabilità sociale si possono anche fare leggi per prevenire l’impatto sociale, sanitario, economico, etc.

 

Peraltro, la comunità scientifica, in Italia, non gode di così tanta credibilità. Solo 6 italiani su 10 si fidano degli scienziati quando si parla di scienza. Siamo grosso modo nella media occidentale, anche se un po’ sotto e molto ma molto sotto rispetto ai paesi orientali economicamente trainanti. Siamo anche il paese occidentale con il più alto livello di analfabetismo funzionale (circa 50 per cento, dato Ocse). Per cui quel sei su dieci, vale molto meno. Del resto la comunità scientifica italiana non ha dato negli anni, almeno dopo il 1970, al paese un’immagine di autorevolezza e indipendenza dalla politica. Inoltre, manca drammaticamente di visibilità e peso politico-istituzionale. L’abbiamo visto nelle vicende Di Bella e Stamina, ma anche con la legge sulla fecondazione assistita o con il caso ogm. Purtroppo per la scienza, e quindi per la società, gli scienziati in Italia sono percepiti come una casta e pochissimo interessati o disposti a discutere con i cittadini. Si dovrebbe fare qualcosa per cambiare questa percezione, ma c’è ancora troppa arroganza e losche complicità che portano discredito alla scienza.

 

I medici se mai, che non sono scienziati, continuano a godere di un notevole livello di fiducia. Ma è anche vero che percentuali drammaticamente alte di medici coltivano credenze scientificamente discutibili. Per esempio, non si vaccinano. Oltre a tutta una serie di altri comportamenti che rendono ambivalente la figura del medico italiano: apparentemente questi conserva in forme eticamente poco ammissibili i tratti paternalisti che la dottrina del consenso informato ha ridimensionato, e nel contempo ha acquisito uno stile di comunicazione sbrigativo e difensivo con il paziente, cioè poco funzionale rispetto ai diversi obiettivi di una consulenza medica. Questi elementi contano molto, ma nelle discussioni sui vaccini entrano pochissimo. La questione del comportamento nei riguardi dei vaccini e delle vaccinazioni, di come e quando le esitazioni diventano contrarietà o adesione, è stata studiata. Quindi si dovrebbe cercare di uscire dalla sfera delle opinioni, dei “secondo me”, dei giudizi moralistici, e dai falsi problemi come obbligatorietà vs volontarietà.

 

Le questioni sollevate contro il libro di Grignolio sono risibili e si tratta di un guazzabuglio di luoghi comuni, in alcuni casi scritti in pessimo legalese, che denotano solo una propensione al complottismo. Viene da pensare che in Veneto circoli un contagioso virus che diffonde la teoria del complotto, dato che l’anno scorso due genitori seguaci della pseudomedicina di Hamer hanno lasciato morire la figlia diciassettenne per un linfoma, adducendo anche ragionamenti contro Big Pharma.

 

Ben più grave, in tale frangente, che la Camera dei Deputati abbia ospitato un convegno di antivaccinisti, e che per giustificarlo si sia invocata la libertà di espressione. Si stenta a capire i ragionamenti che fanno coincidere la libertà con il diritto di coltivare e praticare credenze pseudoscientifiche o pregiudizi personali, cioè di trovare spazi e denaro pubblici per diffondere idee paranoiche. I padri del liberalismo si rivolterebbero nella tomba. Anche un adolescente sa che avere opinioni personali, ignorando i fatti che le confutano, è lecito. Ma che se queste opinioni sono usate per ingannare e causare danni a persone o cose, si agisce in modo immorale e illegale. Certe idee della libertà che sono tornate di moda con il riemergere del populismo politico, sono raggelanti e foriere di tragiche derive totalitarie. Di questa deriva fa parte il tentativo di trascinare teorie e fatti scientifici in un calderone politico che li trasforma in mere opinioni. Tra questi i vaccini. E siamo tornati all’inizio: come si può pensare di capirsi se da una parte ci sono opinioni e pregiudizi e da un’altra fatti e teorie fondate su prove? Tempo perso e pubblicità gratis per sociopatici.

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