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Editoriali

In difesa degli obblighi vaccinali

Redazione

Il senatore leghista Claudio Borghi ha depositato un emendamento che propone di abolire l'obbligo vaccinale contro morbillo, rosolia, parotite e varicella: qualche numero e un po' di storia per smontare una balla pericolosa

Dopo una breve parentesi di “lotta” contro il fascicolo sanitario elettronico, il senatore leghista Claudio Borghi è tornato a uno dei suoi primi amori depositando in commissione Sanità al Senato un emendamento con il quale punta a modificare la legge Lorenzin proponendo l’abolizione dell’obbligo vaccinale contro morbillo, rosolia, parotite e varicella (emendamento che dovrebbe essere dichiarato inammissibile). Già oggi la norma prevede che l’obbligatorietà per questi vaccini sia soggetta a revisione ogni tre anni in base ai dati epidemiologici e alle coperture vaccinali raggiunte. Chiederne l’abolizione è una follia per diversi motivi.
 

Innanzitutto, sotto il profilo epidemiologico oggi ci troviamo ad affrontare un incremento dei casi di morbillo a livello europeo. Già nei mesi scorsi è scattato l’alert in tal senso sia dall’Ecdc che dall’Oms. Dal 1° gennaio al 31 maggio 2024, in Italia, sono stati notificati 556 casi di morbillo (22,7 casi per milione di abitanti), di cui 125 casi nel mese di maggio 2024. Il contesto epidemiologico non è quindi dei più adatti. A questo va poi aggiunto che l’obbligo in Italia ha funzionato. Le coperture vaccinali contro il morbillo sono passate dall’87,26 per cento del 2016 al 94,40 del 2022. L’efficacia del vaccino è nota, soffermandoci ancora all’Italia, l’89,7 per cento dei casi del 2024 era non vaccinato e un ulteriore 4,9 per cento era incompletamente vaccinato.
 

Come mai allora questa recrudescenza? L’età mediana dei casi segnalati è pari a 30 anni; oltre la metà dei casi, infatti, sono adolescenti o giovani adulti non vaccinati e un ulteriore 22 per cento ha più di 40 anni di età. Ricordiamo che l’obbligo venne introdotto a luglio 2017 a seguito di un’epidemia di morbillo. Da inizio 2017 a fine 2018 vennero segnalati in Italia 8.078 casi. Per quasi 4 mila casi fu necessario il ricovero ospedaliero e in 1.600 casi il ricorso al pronto soccorso. Chissà dunque come si pensa di abbattere le liste d’attesa abbassando la guardia su malattie che, negli anni passati, hanno portato a migliaia di ricoveri e accessi al pronto soccorso evitabili con un semplice vaccino.

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