la nuova fase

Dalla zona rossa all'isolamento. Come sono cambiati (e come leggere) i numeri della pandemia

Ruggiero Montenegro

Con Omicron 5 la curva torna a salire, secondo il monitoraggio settimanale l'incidenza arriva a 507 casi ogni 100mila abitanti. Numeri alti ma che vanno inquadrati nella giusta prospettiva, nessun allarme negli ospedali. E al ministero della Salute si inizia a discutere di come superare la quarantena

I numeri, e la curva del contagio, tornano a salire. Ormai da qualche giorno i casi superano i 50 mila quotidiani, con un picco di 62 mila registrato il 21 giugno. Una tendenza che trova conferma “ufficiale” nel consueto monitoraggio del venerdì: oggi, dicono l'Istituto superiore di sanità e il ministero della Salute, l'indice di trasmissibilità del virus Rt, calcolato sui casi sintomatici, torna a superare la soglia epidemica attestandosi a 1.07, rispetto allo 0,84 della scorsa settimana. Vuol dire che ogni positivo mediamente contagia un'altra persona, o almeno questo è quanto accaduto nell'intervallo tra l'1 e il 14 giugno, quello preso in esame per l'elaborazione.

Una fotografia più precisa, o quanto meno più legata alla stretta attualità, arriva invece dall'incidenza, stimata sugli ultimi 7 giorni: in questo caso l'istantanea mostra come ogni 100mila abitanti, i positivi siano 507 contro i 310 di venerdì scorso. E d'altra parte Omicron 5 si caratterizza per un trasmissibilità più elevata rispetto alle varianti precedenti, ma anche per una sintomatologia meno grave, che riguarda le vie aeree superiori.

 

Sono cifre che certificano l'aumentata circolazione del virus, in qualche misura fisiologica, considerando che tutte le limitazioni, ad eccezione delle mascherine sul trasporto pubblico, sono ormai cadute. Ma vanno inquadrate nella giusta proporzione, quella di un virus sempre più endemico. Basti pensare che nei mesi più duri, quando ancora il sistema dei colori per le regioni era in vigore, le soglie d'allerta erano fissate a 50 casi ogni 100 mila abitanti per la zona gialla, a 100 per la zona arancione e 150 per la zona rossa. Un altro mondo rispetto alla situazione odierna, che ha un effetto relativo sugli ospedali: “Il tasso di occupazione in terapia intensiva sale al 2,2 per cento (23 giugno) vs il 1,9 per cento (16 giugno). Quello nelle aree mediche a livello nazionale sale al 7,9 per cento vs 6,7 per cento”, si legge sulla nota dell'Iss.

Ed è chiaro allora che la tendenza di oggi, per quanto in crescita, prefigura tutta un'altra prospettiva. “La pandemia c'è ancora, l'emergenza è ormai alle spalle”, come ha detto al Foglio l'ex componente del Comitato tecnico scientifico Luca Richeldi: “Adesso sappiamo come proteggere i più fragili e come usare i nuovi farmaci”. Anche per questo, dato il quadro epidemiologico attuale, è utile allora indagarne i risvolti pratici, tra misure sanitarie e burocrazia.

A partire dall'isolamento (almeno 7 giorni e un tampone negativo per chi ha fatto la dose booster, altrimenti i giorni sono 10, secondo la norma vigente) che interessa al momento secondo la Fondazione Gimbe quasi 650 mila italiani. Nella gran parte dei casi con sintomi lievi che spariscono dopo qualche giorno. Nell'ultima settimana la percentuale di tamponi positivi era intorno al 20 per cento, ma sono sempre di più i casi di chi evita il test dopo aver avuto contatti ravvicinati o qualche sintomo, proprio per evitare di restare bloccato a casa.

Eliminare l'isolamento invece permetterebbe di avere maggiore contezza della reale diffusione delle infezioni: “Per 60mila positivi certificati, ce ne sono altri 100mila che non lo dicono, per non isolarsi. Allora torniamo alla responsabilità del cittadino” è per esempio la posizione di Matteo Bassetti, esposta in un'intervista a Repubblica. Ma se ne discute anche al ministero della Salute, dove poi effettivamente dovrà essere presa una decisione. Va in questa direzione Enrico Costa: "Se l'obiettivo è la convivenza con il virus, non possiamo che rimuovere l'isolamento dei positivi. Credo che siamo molto vicini a questo traguardo”, ha detto il sottosegretario alla Salute. Più cauto invece il suo omologo Pierpaolo Sileri: "Ci arriveremo ma è ancora prematuro”.

Al netto delle sfumature, il tema esiste e se ne discute. E probabilmente, come è accaduto per tutti gli altri passaggi della gestione della pandemia, la questione verrà superata in maniera graduale. Magari partendo dagli asintomatici, mentre un'altra ipotesi è quella che arriva dalla Svizzera, dove è previsto per i contagiati un isolamento di 7 giorni e poi il via libera anche senza tamponi.

 

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