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cattivi scienziati

Pseudo cure. Ecco i danni evitabili di omeopatia e medicina hameriana

Enrico Bucci

La sentenza contro Durando certifica che una persona nell’Italia del XXI secolo è morta perché una dottoressa, ormai radiata dall’ordine dei medici, ha perseverato nel somministrare per nove anni cure omeopatiche e psicologia spicciola invece che una terapia specialistica contro un melanoma

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E così, si è stabilito in via definitiva in un tribunale della Repubblica italiana che la dottoressa Germana Durando è colpevole per la morte di una sua paziente nel 2014 a causa di un melanoma, progredito a un punto tale da non essere più operabile perché la Durando aveva allontanato per anni da ogni terapia utile la malata, utilizzando al posto di cure con efficacia dimostrata la cosiddetta medicina hameriana e i farmaci omeopatici. All’inizio del primo processo, l’avvocato di parte civile Marino Careglio, riassumendo ottimamente, così dichiarò in merito alla paziente deceduta: “Non le è stata prospettata una cura convenzionale bensì un percorso pseudo terapeutico a base di colloqui psicologici e rimedi omeopatici finalizzati a risolvere i conflitti interiori che sulla base delle sedicenti teorie hameriane avrebbero portato alla guarigione. Dagli atti è emerso anche un rapporto di dipendenza psicologica della paziente nei confronti della sua dottoressa assolutamente estraneo a quella alleanza terapeutica che va sempre ricercata in ogni processo diagnostico terapeutico”.

Oggi questa accusa è stata definitivamente provata e quella che allora era una tesi è stata definitivamente accolta: una persona nell’Italia del XXI secolo è morta perché una dottoressa, ormai radiata dall’ordine dei medici, ha perseverato nel somministrare per nove anni cure omeopatiche e psicologia spicciola, così che, come già scrisse la Corte d’appello, “nonostante la sua qualifica di medico chirurgo e la piena consapevolezza che la grave patologia avrebbe condotto alla morte”, la dottoressa “imponeva con pervicacia le cure omeopatiche pur a fronte dell’evidente e sempre più rilevante aggravamento delle condizioni di salute della paziente: dimostrandosi indifferente, oltreché alla vita, alle gravi sofferenze fisiche e psicologiche e al profondo stato di prostrazione in cui si trovava quest’ultima durante la malattia”.

Ora, di fronte a episodi in cui medici di ogni estrazione continuano a perseverare nell’uso di omeopatia o altre inefficaci forme di trattamento, causando anche la morte di bambini per una curabilissima otite, la reazione comprensibile della lobby che sostiene tali trattamenti è la seguente: quel particolare medico, si dice, non ha operato come un bravo omeopata, o come un bravo seguace di Hamer, insomma non si è attenuto ai protocolli stabiliti per  quella particolare “medicina” complementare che praticava. È per questo, per i suoi errori, che la Durando ha causato la morte di una paziente; non perché omeopatia o metodo di Hamer siano inutili e pericolosi. Dunque condanniamo la Durando (anche perché oggi sarebbe difficile difenderla) ma non buttiamo il bambino (omeopatia e Hamer) con l’acqua sporca della dottoressa. In realtà, questa difesa non è altro che una cortina fumogena per nascondere la verità: accettare che omeopatia, metodo di Hamer o altre pseudo cure funzionino porta infatti a rifiutare le terapie convenzionali efficaci, indipendentemente da eventuali errori del terapeuta.

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Per rimanere in tema, possiamo per esempio considerare l’ambito oncologico: è ben noto che i pazienti che utilizzano le inutili terapie complementari tendono anche a rifiutare le terapie più efficaci, e sono quindi per esempio a maggior rischio di morte, perché, come dimostrato anche da studi su quasi due milioni di pazienti, tendono a rifiutare le terapie che chiamano convenzionali; e questo risultato continua a essere trovato, ogni volta che si guarda – come in un campione di pazienti oncologici studiato nel 2021. Ciò che è meno noto è che spesso sono i dottori a rafforzare questa pericolosa attitudine: se si considerano i pazienti oncologici che usano terapie alternative, si osserva spesso un entusiastico supporto da parte dei medici curanti; ancora peggio, si scoraggia o si ritarda la terapia farmacologica, vista come “tossica” e “pesante” da sopportare. Non ci si può sorprendere di questo atteggiamento da parte di chi apprezza almeno alcune delle pratiche alternative, come l’omeopatia o le pseudo cure di Hamer, perché la cornice narrativa e la base epistemologica (se possiamo chiamarla tale) che accompagnano queste e altre forme di trattamenti sono alternative, non complementari, alla farmacologia e alla medicina moderne, e anzi spesso è proprio la ricerca di un’alternativa che spinge medici e pazienti a rivolgersi a esse.

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Ecco perché, alla fine, i pazienti sono posti a maggior rischio di morte: di alcuni, come la paziente della dottoressa Durando, abbiamo contezza immediata, ma per molti altri sono solo le statistiche pubblicate negli articoli scientifici a dirci la verità. Così che, alla fine, pazienti e dottori continueranno a pensare che le morti causate dal rifiuto della “medicina ufficiale” in favore delle terapie complementari siano eccezioni ed errori, invece che danni evitabili.

 

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