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Cattivi scienziati

Perché biodinamico non vuol dire biologico

Enrico Bucci

Pensieri magici e false parentele: il biologico sta alla biodinamica come l’astronomia all’astrologia

Il dibattito sulla biodinamica è stato riacceso nel nostro paese dall’improvvida approvazione da parte del Senato di un disegno di legge che equipara questa pratica esoterica all’agricoltura biologica. Il principale partito che ha spinto per il progetto di legge di riorganizzazione del settore dell’agricoltura biologica, il Partito democratico, insiste nel definire dovuta l’equiparazione, quasi che il biodinamico fosse una sorta di agricoltura biologica di nicchia. Non è così, e cercherò di dimostrarlo in breve.


Innanzitutto, pensiamo all’astronomia e all’astrologia. Entrambe contemplano lo studio del moto degli astri, entrambe riconoscono pianeti e stelle e costellazioni; eppure, nessuno si sognerebbe di equiparare per legge l’astronomia, una scienza, all’astrologia, una forma di pensiero magico. Il fondamento antiscientifico dell’astrologia impedisce l’equiparazione, anche se si potrebbe dire che la meccanica celeste è compatibile e incorporata nell’astrologia; è tuttavia l’esistenza di influenze siderali sulla nostra esistenza, del tipo di quelle che l’astrologia pretende di raccontarci negli oroscopi, che rende imparagonabile una disciplina scientifica con una magica. Se poi un astrologo tentasse di vendere sul mercato un sistema basato sugli influssi di Saturno per posizionare un radiotelescopio, gli astronomi non esiterebbero a definirlo un millantatore, e se riuscisse a vendere la cosa a qualcuno, incorrerebbe nel reato di truffa.


Eppure, secondo i relatori della legge in Senato noi dovremmo equiparare la produzione biologica, ottenuta a partire da un disciplinare che esclude o ammette certe pratiche senza chiamare in campo energie cosmiche o altro, a quella biodinamica, che si basa non solo e non tanto sulle pratiche biologiche, ma soprattutto sull’introduzione di influssi cosmici e stregonerie di ogni tipo. Non basta dire che in biodinamica si introduce il ciclo chiuso o si proibisce per esempio l’uso del rame e dello zolfo (guarda un po’, però, non in viticoltura): senza il cornoletame, il cornosilice e altre amenità non esiste biodinamica, come da disciplinare.


Ora, se l’introduzione di questi rituali magici fosse priva di conseguenze, nessuno avrebbe nulla da ridire; il fatto è però che tutto ciò costa sia al produttore, che al trasformatore che al consumatore finale. Quanto? Mentre per le prime categorie mi riservo di scriverlo nei prossimi giorni, e qui mi limito a dire che addirittura il pagamento a chi detiene il marchio biodinamica Demeter avviene sotto forma di una percentuale del fatturato, per quel che riguarda il costo finale al consumatore, che qui ci interessa, ho provato a fare un piccolo esperimento.


Dal sito di un distributore di vini biologici e biodinamici (saywine.it), ho ottenuto i prezzi di listino di oltre 800 vini. Di questi, 107 sono biodinamici, e i rimanenti tutti biologici. Ebbene, il prezzo medio dei vini biodinamici risulta in quel sito pari a circa 41 euro a bottiglia, mentre quello dei vini biologici è circa 28 euro (a parità di deviazione standard nei due gruppi); se guardiamo inoltre alle mediane, troviamo che la mediana dei biodinamici è 28 euro (cioè metà dei vini biodinamici costa meno di questa cifra e l’altra metà di più), mentre per i biologici è poco meno di 18 euro.


Questa differenza di costi, che potrete ricavare voi stessi dal listino citato, a cosa corrisponde? A nulla di più che a quella differenza che chi difende l’equiparazione non vuole riconoscere: al costo che ha la certificazione dei rituali magici biodinamici, sopportato dalle aziende e scaricato sul consumatore, ma soprattutto incassato da una multinazionale che detiene un marchio, come Demeter.


Ora giudicate voi: un prodotto viene fatto pagare di più, perché rispetto al suo equivalente biologico si aggiunge una seconda certificazione (che non si capisce a cosa serva, se le produzioni dovrebbero essere equiparate), mediata da un ente privato e che comporta obbligatoriamente cornoletame, cornosilice, calendario cosmico, dinamizzazione e diffusione omeopatica dei prodotti (per tacere del resto).


Se si vuole tutelare il biologico, perché è necessario equiparare ad esso questo biologico con alcune pratiche agronomiche in più o in meno, ma soprattutto a magia aggiunta obbligatoria? E perché bisogna avvantaggiare una multinazionale che, per ogni azienda biodinamica, guadagna una quota di fatturato e altro ancora, come vedremo?


Nella prossima puntata, andremo nei dettagli del giro d’affari realizzato con il meccanismo citato, dei numeri inventati, usati per attirare consenso, e di quelli veri, nascosti nei libri contabili.
 

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