(foto d'archivio Ansa)

Ricordati delle carceri, Figliuolo

Annarita Digiorgio

Come si fa a considerare i detenuti dei furbetti come i dipendenti pubblici siciliani o i magistrati toscani?

Il generale Figliuolo la vaccinazione nelle carceri non la voleva proprio fare. E’ da febbraio che, fosse stato per lui, l’avrebbe sospesa, eliminandola dalle priorità in cui era stata inserita sin dal piano Speranza/Arcuri di dicembre scorso. L’avvicendamento col nuovo governo aveva rafforzato questa priorità, prima con le parole del ministro Cartabia poi, inaspettatamente, con quelle del presidente Draghi che aveva sottolineato l’importanza di vaccinare i detenuti addirittura durante il discorso di fiducia (votata anche da Salvini). Fino all’ordinanza scaccia-furbetti del 9 aprile. Dopo tre mesi di campagna vaccinale, quando si sono accorti che anziani e fragili attendevano ancora la loro dose, e molte regioni continuavano a far passare avanti a loro corporazioni in base al potere contrattuale, il generale ha pensato bene di ristabilire l’ordine bloccando categorie e comunità in favore di fragilità e coorti anagrafiche. Il guaio è che da questo ordine sono saltate le carceri. Che secondo Figliuolo sono equiparate al mondo esterno, e quindi da vaccinare per età. Ma come si fa a considerare i reclusi dei furbetti come i dipendenti pubblici siciliani o i magistrati toscani?

 

Dai dati del monitoraggio settimanale Covid nelle carceri, fermi a lunedì 12 aprile, su 52.466 detenuti 821 sono positivi e 8.485 vaccinati. Mentre per 36.939 agenti penitenziari ci sono 573 positivi su 15.998 vaccinati; e tra i 4.021 del personale amministrativo, 41 positivi con 1.683 vaccinati. Per la prima volta i presidenti di regione hanno mostrato più senso di responsabilità del generale: “Ma come si fa a vaccinare in un carcere secondo le fasce d’età?”. Celle che in Italia oltre a essere le più sovraffollate d’Europa, sono anche quelle con con più anziani: il 26 per cento di detenuti ha più di 50 anni a fronte di una media europea del 14 per cento. Ieri è arrivato il dietrofront ufficiale con una nuova ordinanza annunciata dal ministro Cartabia: “Ci auguriamo che il vaccino possa dare sollievo a tutti e speriamo possa essere, oltre che una fondamentale protezione sanitaria da un virus così insidioso, anche in carcere una luce capace di alleviare le non meno faticose sofferenze psicologiche”. “Questo, se da un lato ci rincuora – ha detto la Uil Penitenziaria – dall’altro ci conferma che la sospensione era stata effettivamente disposta e ciò è indice di un complessivo approccio alle tematiche carcerarie ancora superficiale ed estemporaneo”.

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