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Zona arancione per errore. Il pasticcio dei dati sui contagi in Puglia

Annarita Digiorgio

Come in Lombardia, la regione sbaglia a comunicare i dati e finisce in semi lockdown. Ma a differenza di quanto accaduto con Gallera, il carteggio tra gli uffici resta segreto. Ecco gli errori di Michele Emiliano e Pier Luigi Lopalco 

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Le Regione Puglia ha sbagliato a comunicare i dati per il monitoraggio settimanale e si è ritrovata in zona arancione per un errore. Esattamente come la Lombardia, ma senza clamore. Era il 31 gennaio quando la Puglia veniva messa per due settimane in zona arancione. L’assessore Pier Luigi Lopalco, anziché commentare gli allarmanti dati della sua Regione, tuonò contro “la dittatura dell’algoritmo". "Da lunedì – scrisse in un post su Facebook – quasi tutto il Paese si colora di giallo perché ci affidiamo in modo pilatesco a un algoritmo. Il virus ringrazia”.  Così, per nascondere i guai della Regione il cui livello di contagio è sotto la sua responsabilità, l’assessore scienziato pretendeva zona arancione per tutti.

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Le Regione Puglia ha sbagliato a comunicare i dati per il monitoraggio settimanale e si è ritrovata in zona arancione per un errore. Esattamente come la Lombardia, ma senza clamore. Era il 31 gennaio quando la Puglia veniva messa per due settimane in zona arancione. L’assessore Pier Luigi Lopalco, anziché commentare gli allarmanti dati della sua Regione, tuonò contro “la dittatura dell’algoritmo". "Da lunedì – scrisse in un post su Facebook – quasi tutto il Paese si colora di giallo perché ci affidiamo in modo pilatesco a un algoritmo. Il virus ringrazia”.  Così, per nascondere i guai della Regione il cui livello di contagio è sotto la sua responsabilità, l’assessore scienziato pretendeva zona arancione per tutti.

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Qualche giorno dopo Michele Emiliano annunciava la retrocessione in gialla, anche se lui, ancora scettico sui vaccini, avrebbe preferito l’arancione. Passa una settimana e venerdì 5 febbraio viene pubblicato il report dell’Istituto Superiore di Sanità, che le regioni conoscono dal mercoledi, giorno della cabina di regia. Nessuno cambia colore, e l’ordinanza di Speranza non viene modificata.

 

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Nel frattempo in Puglia girano strane voci. Ernesto Abaterusso, consulente di Emiliano per i rapporti con il ministero della Salute, si lascia sfuggire un’indiscrezione: “Da miei contatti so che la Puglia diventerà gialla, se non ci saranno opposizioni". Ma come, il superalgoritmo scientifico piegato alla volontà di Emiliano?

Abaterusso è il segretario regionale dalemiano di Articolo Uno, ex presidente nominato da Arcuri della poi fallita Italia Navigando, consigliere regionale uscente non rieletto e quindi nominato  da Emiliano per tenere i rapporti con Speranza. Una fonte diretta quindi, ma nonostante questo la Puglia resta arancione.

 

Passano 3 giorni e l’8 febbraio l’assessore Lopalco invia alla Cabina di regia una lettera con cui chiede il riesame dei dati e la retrocessione infrasettimanale in gialla. Ma cosa era cambiato rispetto a una settimana prima quando invece voleva arancione per tutti? Una dura manifestazione di piazza dei ristoratori che chiedevano di poter aprire per San Valentino.

Tutto il carteggio resta segreto tra gli uffici, a differenza di quanto accaduto per la Lombardia, dove la vicenda si era consumata tra ricorsi al Tar ed email pubbliche al vetriolo. La segretezza, tra enti e media, ha portato però al risultato: senza quasi che nessuno se ne accorgesse l’errore è stato modificato e Speranza ha concesso il cambio colore con una ordinanza infrasettimanale ad regionem. La verità si è scoperta solo con la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale: “La Puglia ha chiesto un riesame dei dati da parte della Cabina di regia, precisando di non aver provveduto a comunicare i dati  aggiornati relativi ai posti letto e rappresentando che sono stati aggiornati sul sistema informativo del ministero della Salute i posti effettivamente attivi di terapia intensiva ed area medica, a far data dal 23 gennaio. Sono stati comunicati ulteriori centonove posti letto di terapia intensiva e centotredici posti letto di area medica, già predisposti per essere conferiti alla rete assistenziale Covid-19 dalla predetta data”. Le parole in Gazzetta Ufficiale sono dunque chiare e non lasciano spazi ad equivoci: un errore nella comunicazione del 23 gennaio, di cui Puglia si è accorta solo l’8 febbraio.

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Eppure Emiliano e Lopalco l’hanno raccontata diversamente. Per l’assessore “Non è un errore, ma un’incomprensione tra uffici determinata dal farraginoso metodo di valutazione dei 21 indicatori, un sistema oggettivo ma che lascia margini di valutazione”. Un margine, come abbiamo visto, di 109 posti in più di terapia intensiva e 113 di area medica, che aveva portato la percentuale dei posti letto occupati al 37 per cento, sopra la soglia del 30 che fa scattare il rischio. Ma come è possibile considerare un mero “margine di valutazione” duecento posti in piu, come fa Lopalco?

Lo spiega Emiliano: “Sono parametri suscettibili di variazione. Non erano stati conteggiati come attivati posti che erano attivabili, reparti esistenti e dotati di tutte le attrezzature che andavano conteggiati a prescindere dalla loro formale attivazione”.

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Basta dunque attaccare un ventilatore per trasformare un posto letto attivabile, in attivato? Il personale infatti, altro dato utile per il monitoraggio, non è stato aumentato. Eppure per ogni posto letto di terapia intensiva servono ulteriori rianimatori. Ma in Puglia sembra che basti scriverlo sulla carta. Pregando Padre Pio che non se ne debba poi avere bisogno realmente. “A prescindere dalla loro formale attivazione”, del resto con dati non pubblici chi può smentirli? Inoltre secondo Lopalco: “E’ la prima volta che il flusso dei dati sulla copertura dei posti letto viene usato come valutazione ai fini della zona gialla”, ma anche questo non è vero dato che è sempre stato uno dei 21 parametri.

 

Vediamo ad esempio l’ultimo report. Incrociando l’aumento dei posti con quelli occupati, da tabelle elaborate su dati Agenas da Valerio Nicoletta, solo in un giorno il dato è sottosoglia. Il 9 febbraio è al 39,74%, mentre l’8 febbraio è al 40,72 e il 10 al 41,79%.  Restando sopra soglia il resto della settimana. Ma in accordo con i precedenti monitoraggi per il calcolo del rischio si tiene presente solo il giorno precedente alla data di redazione, che è sempre il martedì, casualmente l’unico sotto soglia. Insomma la Puglia ad oggi non è arancione perchè il solo giorno che viene preso a riferimento dalla cabina di regia, è l’unico in cui risulta leggermente sotto soglia.

Ma l’errore non riguarda solo i posti letto. Lopalco ha anche sbagliato, e continua a sbagliare, proprio lo stesso dato che ha portato alle dimissioni dell’assessore lombardo Gallera: quello totale dei positivi. Ma se in Lombardia tutto il Pd, compresi i vertici nazionali, ne hanno chiesto le dimissioni, in Puglia sono solo gli esponenti di Forza Italia a farlo. Mentre i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia da tempo hanno fatto formale richiesta al ministro Speranza, di inviare gli ispettori.

 

Per sapere la verità sui dati in Puglia bisogna seguire uno per uno i bollettini forniti dai sindaci. Solo loro infatti comunicano il dettaglio completo dei casi, e da mesi lamentano di non essere a conoscenza del numero esatto dei positivi presenti nei loro Comuni perché, dicono tutti, la Asl non stralcia i positivi chiusi dopo il 21 esimo giorno. Esattamente come la Lombardia. Infatti stranamente, dopo questo pasticcio dell’errore, in Puglia i guariti, dato sempre fissato su una media di mille al giorno, sono diventati diecimila in due giorni, e cosi in quelli a seguire. Facendo calare vertiginosamente il totale dei positivi.

 

“E’ un dato che non ha nessuna conseguenza sui dati del contagio se devo tenere un operatore sul contact tracing o sulla pulizia dell’archivio preferisco la prima” dice Lopalco a Repubblica.

Ma anche questa dichiarazione non corrisponde a verità, essendo invece anche questo uno dei 21 indicatori dell’algoritmo. Come se epidemiologia non fosse statistica, raccolta e analisi dei dati, necessari per intervenire a limitare il contagio. Come se la pulizia dell’archivio non fosse anch’esso uno dei parametri per l’assegnare della zona di rischio. Come se non ci fosse un ministero che poi quei dati li controlla, sanzionando gli errori. E tuttavia, se l’Istituto Superiore di Sanità con una lettera pubblica ha notiziato dei 54 errori sulla comunicazione dei dati della Lombardia, nulla sappiamo degli errori delle altre Regioni.

 

La mancanza di trasparenza sui dati, sin dall’inizio, produce dopo un anno ancora gravi errori. E sarebbe davvero un grande di passo in avanti se il nuovo governo rendesse finalmente pubblici e aperti tutti i dati grezzi per provincia. Senza trasparenza e conoscenza, dovessimo credere invece a come l’hanno raccontata Emiliano e Lopalco, verrebbe da pensare che anziché sull’algoritmo le decisioni sulle zone di rischio vengano prese sul sentimento e le tessere di partito.

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