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Il foglio salute

Così lo Stato si allarga per contenere la pandemia

Alessandro Venturi*

La risposta all’emergenza pandemica non può essere solo il centralismo decisionale

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La medicina e il medico come nel Politico di Platone hanno raccolto il testimone per guidare il gregge umano. A nulla vale il ravvedimento di Socrate secondo cui la politica è un’arte che – dopo la scomparsa degli dei – ha a che fare con un mondo che cambia, caotico, scosso dalle tempeste e privo di un timone. Il filosofo francese Levy ci invita a riflettere. Cosa ce ne facciamo, nella tempesta, di un esame ippocratico dei casi? La difficoltà dei tempi non richiede forse dei guardiani che abbiano l’audacia e la forza di pensare? Scolpire nel marmo ed enunciare codici? Il dialogo di Platone fa da sfondo a quanto accaduto in questo anno di pandemia e ci impone una rilettura di quanto è stato fatto, comunicato e dibattuto pubblicamente.

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La medicina e il medico come nel Politico di Platone hanno raccolto il testimone per guidare il gregge umano. A nulla vale il ravvedimento di Socrate secondo cui la politica è un’arte che – dopo la scomparsa degli dei – ha a che fare con un mondo che cambia, caotico, scosso dalle tempeste e privo di un timone. Il filosofo francese Levy ci invita a riflettere. Cosa ce ne facciamo, nella tempesta, di un esame ippocratico dei casi? La difficoltà dei tempi non richiede forse dei guardiani che abbiano l’audacia e la forza di pensare? Scolpire nel marmo ed enunciare codici? Il dialogo di Platone fa da sfondo a quanto accaduto in questo anno di pandemia e ci impone una rilettura di quanto è stato fatto, comunicato e dibattuto pubblicamente.

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Lo facciamo a partire dalla recente approvazione del Piano strategico-operativo nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale (PanFlu) 2021-2023. Il Piano riguarda l’influenza pandemica, ma è inevitabilmente innervato nel vissuto della pandemia da coronavirus. E da qui prendono le mosse tre premesse giuridiche per giustificare la risposta data alla gestione dell’emergenza sanitaria in atto e ne prefigura di conseguenza i presupposti su cui basarsi in futuro. Se qualcuno ancora dubitava del carattere eccezionale degli strumenti giuridici per la pianificazione e la risposta alle emergenze di sanità pubblica cui si è fatto ricorso durate la pandemia da SarsCov-2, leggendo il documento può ragionevolmente concludere che si è imboccata una strada senza ritorno.

 

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La tutela della salute quale fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività giustifica, senza appello, la possibilità di introdurre limitazioni alle libertà fondamentali. In altre parole e semplificando, secondo i più accreditati protocolli scientifici – smentiti di settimana in settimana ed elaborati secondo discutibili procedimenti sacrificando quei principi di trasparenza e motivazione degli atti – si possono adottare misure limitative di quei diritti fondamentali il cui pieno esercizio è incompatibile con le misure di prevenzione e di contrasto della pandemia necessarie alla tutela della salute individuale e collettiva. Sic! Sul riparto di competenze, a livello domestico, gli argomenti per intestare allo stato una competenza esclusiva in materia sono gli stessi di sempre, che secondo una eterogenesi dei fini valgono anche in questi casi. Principi fondamentali, livelli essenziali delle prestazioni e profilassi internazionale.

 

Ragioni logiche prima che giuridiche, si ribadisce nel Piano, rendono necessario l’intervento del legislatore statale e le regioni sono vincolate a rispettare ogni previsione. Le stesse ragioni logiche che ci condurrebbero a riflettere sul fatto che lo stato è troppo piccolo per decisioni che travalicano i confini e troppo grande per assumere decisioni che devono necessariamente essere calate in contesti territoriali diversi gli uni dagli altri. La leale collaborazione tra livelli di governo – che bene ha funzionato in Germania – è stata ridotta nella migliore delle ipotesi a una mera comunicazione preventiva delle decisioni assunte. Mai come in questa circostanza le ragioni logiche invocate avrebbero dovuto ispirare e favorire la maturazione del nostro sistema di governo multilivello. Una grande occasione perduta per far funzionare quel sistema regionale che da oltre un ventennio ripropone una conflittualità che nuoce all’intero paese e impedisce di liberare quelle energie virtuose che i territori, responsabilizzati, possono e devono esprimere.

 

La terza premessa incorona l’inesistente diritto dell’emergenza, quel diritto sulla cui base tutto può trovare giustificazione. E se la Costituzione non lo ha previsto – a differenza di quella francese vigente o di quella di Weimar del 1919 il cui esito e a tutti noto – una ragione ci deve pur essere. Lasciando sullo sfondo i due citati istituti del decreto legge e del potere sostitutivo che certo non rappresentano le basi per l’adozione di un vero e proprio diritto dell’emergenza, il riferimento è a una legge ordinaria sulla protezione civile, il decreto legislativo n.1 del 2018, che contempla lo stato di emergenza. Con due importanti limitazioni: lo spazio e il tempo.

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Spazio e tempo indefiniti rappresentano le ragioni logiche e giuridiche della evidente contraddizione. Il protrarsi a oltranza dello stato di emergenza è incompatibile con l’ordinamento e maschera l’incapacità delle istituzioni di governo di fronteggiarla adeguatamente. Lo stesso dicasi per le ordinanze e I Dpcm eterovestiti, in cui la necessita e l’urgenza sono divenuti la norma appunto. Quello che è grave non è ciò che è stato, ma ciò che sarà. Maneggiare con disinvoltura strumenti straordinari, come un Giano bifronte, potrà anche compiacere un popolo che domanda risposte e decisioni, ma nasconde l’insidia della via senza ritorno. E così, ci ricorda Levy, dopo giorni e giorni di agitazione febbrile, asmatica, spossante, in cui l’opinione pubblica voleva vedere i medici ai posti di comando, alla fine una successione di eventi in cui l’incestuosa e fatale unione del potere politico e medico-scientifico è stata quasi suggellata. Cosa rimarrà di tutto questo? L’impronta di questo momento di sbandamento? Tutto e possibile. Speriamo di no!

 

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*Professore di Diritto amministrativo e di Diritto regionale e degli enti locali presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli Studi di Pavia - 
Alma Ticinensis

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