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Dirotta su Pfizer: cosa non torna nella versione di Arcuri

Luciano Capone

La diffida (niente più esposto) dell’Avvocatura, le insinuazioni sui vaccini deviati verso paesi extra Ue e il conteggio delle fiale al posto delle dosi. La realtà e i numeri sono diversi da ciò che racconta il Commissario 

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Alla fine l’esposto già annunciato dell’Avvocatura dello stato e che doveva essere triplice – civile, penale e internazionale – si è ridimensionato a una “diffida ad adempiere ai propri obblighi contrattuali” inviata a Pfizer per conto del Commissario straordinario Domenico Arcuri. Come prevedibile, sono assenti la disinformazione e le insinuazioni profuse in questi giorni. E’ stato ad esempio possibile vedere sulla tv nazionale, in prima serata, la fabbricazione di una teoria complottista, accompagnata dai sorrisi del responsabile governativo della campagna vaccinale, secondo cui i vaccini destinati all’Italia sarebbero stati dirottati verso altri paesi. Il sospetto viene lanciato da Barbara D’Urso: “Ma i vaccini che non mandano a noi, a chi li mandano? A chi paga di più, commissario? Faccio io delle ipotesi, magari l’Arabia o l’America?”. “Spero che questo non sia vero”, risponde sorridendo Arcuri.

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Alla fine l’esposto già annunciato dell’Avvocatura dello stato e che doveva essere triplice – civile, penale e internazionale – si è ridimensionato a una “diffida ad adempiere ai propri obblighi contrattuali” inviata a Pfizer per conto del Commissario straordinario Domenico Arcuri. Come prevedibile, sono assenti la disinformazione e le insinuazioni profuse in questi giorni. E’ stato ad esempio possibile vedere sulla tv nazionale, in prima serata, la fabbricazione di una teoria complottista, accompagnata dai sorrisi del responsabile governativo della campagna vaccinale, secondo cui i vaccini destinati all’Italia sarebbero stati dirottati verso altri paesi. Il sospetto viene lanciato da Barbara D’Urso: “Ma i vaccini che non mandano a noi, a chi li mandano? A chi paga di più, commissario? Faccio io delle ipotesi, magari l’Arabia o l’America?”. “Spero che questo non sia vero”, risponde sorridendo Arcuri.

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I due non credono che, come ha affermato Pfizer, i ritardi siano dovuti ai lavori nello stabilimento belga. Anzi, per la verità la versione dell’azienda non viene neppure riportata tanto viene ritenuta una scusa. Non parliamo di AstraZeneca, sul cui comportamento la Commissione Ue ha seri dubbi anche perché il suo vaccino non è ancora autorizzato e quindi non ha influito sulle forniture della scorsa settimana. Nel caso di Pfizer, invece, appena è stata resa nota l’inaspettata riduzione dei rifornimenti, una delle teorie che hanno immediatamente preso piede è che i lavori nella fabbrica in Belgio erano una scusa: il vero motivo sarebbe una deviazione delle consegne verso paesi extra europei disposti a pagare di più. L’accusa è stata riportata dai giornali e indirettamente avallata dal commissario Arcuri che diverse volte a questa insinuazione, come da Barbara D’Urso, ha risposto: “Sorrido”. In realtà non solo non ci sono prove a supporto di questa accusa, ma le prove che ci sono dimostrerebbero il contrario. Perché Pfizer ha tagliato i rifornimenti anche ai paesi extra europei. Ad esempio nel Regno Unito, in Messico o in Canada. Nel paese nordamericano il taglio è stato molto più consistente rispetto all’Unione europea: blocco (-100%) per una settimana e taglio del 50% complessivo sulla fornitura mensile. 

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Le insinuazioni, poi, si sono fatte più precise, ma sempre senza prove. E così dalle parti del Commissario, mai esplicitamente ma solo attraverso voci e allusioni riportate dai molti media, ad esempio Repubblica, si è fatto intendere che gli stati dove Pfizer per soldi avrebbe dirottato le dosi sono i “Paesi del Golfo” (l’Arabia di cui parla la D’Urso). Ma dalle notizie disponibili e dai comunicati ufficiali dei rispettivi governi, ciò che sappiamo è che anche nei paesi del Golfo sono state ritardate le consegne. Ad esempio in Bahrein un’intera spedizione prevista per gennaio è stata rinviata al mese successivo. Anche a Dubai l’autorità sanitaria ha rallentato le vaccinazioni perché la consegna di metà febbraio è stata spostata di un mese per i lavori nello stabilimento europeo. Medesimo annuncio in Arabia Saudita da parte del ministero della Salute. In tutti questi paesi, dal Canada al Golfo Persico, i ritardi sono più consistenti sia per le quantità sia per i tempi rispetto all’Europa, dove sono stati nell’ordine del 20% e dopo l’intervento della Commissione si sono ridotti a una sola settimana. In realtà, per quanto riguarda Pfizer (diverso, dicevamo, è il caso di AstraZeneca il cui vaccino comunque non è ancora stato approvato dall’Ema), è accaduto l’esatto contrario della teoria del complotto propalata: i lavori alla fabbrica belga di Puurs per aumentarne la capacità produttiva sono veri e Pfizer nei rifornimenti ha penalizzato maggiormente i paesi extra europei per rispettare gli impegni con l’Ue, che insieme agli Usa è il maggiore cliente.

 

L’altro aspetto su cui in questa vicenda il commissario Arcuri fa volontariamente confusione è il suo parlare, solo da una settimana a questa parte, di “fiale” mancanti anziché di “dosi”. Come abbiamo già spiegato, dopo la modifica dell’Aifa e dell’Ema delle specifiche tecniche del vaccino con cui è stato stabilito che ogni flacone contiene 6 dosi e non più 5, Pfizer sta adeguando dal 18 gennaio le consegne a questo nuovo parametro perché da contratto ha venduto dosi e non fiale. Così, l’Italia e gli altri paesi Ue non avranno il 20% in più di dosi gratuite che immaginavano di aver fortunatamente trovato. Ciò però vuol dire che le dosi mancanti, reclamate da Arcuri, sono nettamente di meno. D’altronde gli stessi uffici del Commissario dal 18 gennaio contano 6 dosi per ogni fiala: pertanto rifacendo il conteggio, la settimana passata non mancavano 164.970 dosi ma 71.175 (meno della metà). Allo stesso modo, questa settimana a fronte delle 468.975 dosi previste Pfizer ne consegnerà 455.130. Quindi il 3% in meno e non il “-20%” di cui ha ripetutamente parlato Arcuri. Pfizer non è ancora in linea, ma quasi.

 

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