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Arcuri e la causa a Pfizer

Luciano Capone

I ritardi nelle forniture dei vaccini, il calcolo delle dosi per fiala, le minacce legali, le insinuazioni sulle vendite nei paesie extra Ue. Cosa non torna nella versione dell’azienda farmaceutica e in quella del Commissario straordinario

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“Una buona notizia. Dalla prossima settimana la Pfizer consegnerà nei tempi e nelle quantità previste le dosi vaccinali. Si riparte a tutta birra!”, dichiara il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa. Le polemiche del governo con la Pfizer, che aveva unilateralmente ridotto di circa un terzo le forniture di vaccino concordate, non sono archiviate ma quantomeno attenuate nei toni. Il taglio repentino delle consegne ha provocato problemi in diverse regioni, quelle che hanno subìto la riduzione maggiore di rifornimenti, costringendole a sospendere le vaccinazioni di nuove persone per poter rispettare i tempi di chi doveva ricevere la seconda dose. Se ormai il Commissario straordinario e le regioni erano abituati alle consegne a singhiozzo da parte dell’azienda, la riduzione della quantità di dosi ha comportato problemi ulteriori alla pianificazione delle nuove vaccinazioni e soprattutto dei richiami. Il problema non riguarda tanto l’entità (circa -29% delle fiale), soprattutto dopo l’autorizzazione da parte dall’Aifa e dell’Ema di poter estrarre da ogni flacone 6 dosi anziché 5, ma la mancanza di un preavviso e soprattutto la scelta autonoma e discrezionale da parte dell’azienda della distribuzione del taglio fra le varie regioni (alcune hanno ricevuto il 60% di dosi in meno).

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“Una buona notizia. Dalla prossima settimana la Pfizer consegnerà nei tempi e nelle quantità previste le dosi vaccinali. Si riparte a tutta birra!”, dichiara il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa. Le polemiche del governo con la Pfizer, che aveva unilateralmente ridotto di circa un terzo le forniture di vaccino concordate, non sono archiviate ma quantomeno attenuate nei toni. Il taglio repentino delle consegne ha provocato problemi in diverse regioni, quelle che hanno subìto la riduzione maggiore di rifornimenti, costringendole a sospendere le vaccinazioni di nuove persone per poter rispettare i tempi di chi doveva ricevere la seconda dose. Se ormai il Commissario straordinario e le regioni erano abituati alle consegne a singhiozzo da parte dell’azienda, la riduzione della quantità di dosi ha comportato problemi ulteriori alla pianificazione delle nuove vaccinazioni e soprattutto dei richiami. Il problema non riguarda tanto l’entità (circa -29% delle fiale), soprattutto dopo l’autorizzazione da parte dall’Aifa e dell’Ema di poter estrarre da ogni flacone 6 dosi anziché 5, ma la mancanza di un preavviso e soprattutto la scelta autonoma e discrezionale da parte dell’azienda della distribuzione del taglio fra le varie regioni (alcune hanno ricevuto il 60% di dosi in meno).

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Queste criticità dovrebbero però alle spalle se, come annunciato, l’azienda dalla settimana prossima riprenderà con le consegne previste da calendario includendo le dosi mancanti entro metà febbraio. Quanto dichiarato dall’Ue e dal sottosegretario Zampa (“dalla prossima settimana Pfizer consegnerà le dosi previste”) sembra però smentito, poche ore dopo, dall’annuncio del Commissario Domenico Arcuri secondo cui anche la prossima settimana "Pfizer consegnerà il 20% in meno di fiale”. L’equivoco, ancora una volta, è dato dal fatto che evidentemente Pfizer adeguerà i rifornimenti calcolando 6 dosi per fiala (20% in più), mentre il Commissario attende un numero di fiale che continui a considerare il vecchio standard di 5 dosi.

   

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Le modalità e le tempistiche della decisione dell’azienda farmaceutica, seppure motivate da una causa comprensibile come l’adeguamento dello stabilimento di Puurs in Belgio per aumentare la capacità produttiva, hanno suscitato reazioni dure in tutta Europa. Ma solo un paese, e cioè l’Italia, ha minacciato di portare la multinazionale in tribunale, attivando l’Avvocatura dello stato per valutare le “inadempienze” contrattuali della Pfizer. Su questo aspetto, l’azione legale avviata dal governo e dalle regioni contro Pfizer a tutela degli interessi degli italiani e della campagna di vaccinazione”, come ha detto ieri Arcuri, ricorda molto per metodi e velleitarismo la “battaglia legale del secolo” del  premier Giuseppe Conte contro ArcelorMittal. In realtà, non sembrano esserci le condizioni. Perché, sebbene l’azienda non abbia rispettato in pieno il calendario, se come pare i termini contrattuali sono trimestrali Pfizer ha tutto il tempo per compensare i ritardi. L’iniziativa italiana, isolata in Europa, appare quindi quantomeno prematura.

   

C’è poi un altro aspetto sgradevole in questa polemica. Ovvero la diffusione del sospetto che Pfizer abbia diminuito le forniture in Europa non per adeguare lo stabilimento, ma per dirottare i vaccini in paesi extra Ue che li pagano a prezzi maggiori. Non solo non c’è alcuna prova che sostenga questa ipotesi, ma ce ne sono tante che la smentiscono. Pfizer ha infatti tagliato le consegne anche ai paesi extra Ue che vengono forniti dallo stabilimento belga come Canada, Regno Unito e Bahrein. Diffondere insinuazioni non provate su chi produce i vaccini è scorretto e poco utile.

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