Editoriali
Il tribunale del Covid
Sull’idrossiclorochina il Consiglio di stato si sostituisce all’Aifa e alla scienza
I giudici non sono “antropologicamente diversi”, come sosteneva Silvio Berlusconi da presidente del Consiglio nel 2003. Ma è acclarato che in Italia sono più a rischio di altre figure specializzate culturalmente di avere problemi con la logica e con la scienza. Ne abbiamo avuto in passato tantissimi esempi, dal caso Di Bella a Stamina, passando per le inchieste contro i ricercatori su Xylella e per il terremoto dell’Aquila, fino ad alcune sentenze contro i vaccini. E lo si evince ancora oggi, dopo decine di questi casi, dalla sentenza della III sezione del Consiglio di stato – presidente proprio il fu berlusconiano Franco Frattini – che ha sospeso una nota con cui l’Aifa (Agenzia nazionale del farmaco) negava la prescrizione della idrossiclorochina al di fuori delle indicazioni per cui è commercializzata, ovvero che ne vietava l’uso per curare il Covid-19.
I giudici non sono “antropologicamente diversi”, come sosteneva Silvio Berlusconi da presidente del Consiglio nel 2003. Ma è acclarato che in Italia sono più a rischio di altre figure specializzate culturalmente di avere problemi con la logica e con la scienza. Ne abbiamo avuto in passato tantissimi esempi, dal caso Di Bella a Stamina, passando per le inchieste contro i ricercatori su Xylella e per il terremoto dell’Aquila, fino ad alcune sentenze contro i vaccini. E lo si evince ancora oggi, dopo decine di questi casi, dalla sentenza della III sezione del Consiglio di stato – presidente proprio il fu berlusconiano Franco Frattini – che ha sospeso una nota con cui l’Aifa (Agenzia nazionale del farmaco) negava la prescrizione della idrossiclorochina al di fuori delle indicazioni per cui è commercializzata, ovvero che ne vietava l’uso per curare il Covid-19.
Confermando comunque la decisione dell’Aifa di non ammettere la rimborsabilità del farmaco, il Consiglio di stato ha accolto il ricorso di un fantomatico gruppo di medici di base (la qualunque), con un argomento singolare, che comporterebbe la bocciatura di uno studente universitario in diverse facoltà. Dicono i giudici che data la mancanza di prove che l’idrossiclorochina sia efficace terapeuticamente (mentre ci sono montagne di prove che dimostrano che non è efficace), questa condizione “non è ragione sufficiente sul piano giuridico a giustificare l’irragionevole sospensione del suo utilizzo sul territorio nazionale da parte dei medici curanti”.
Direbbe Leibniz, l’inventore del principio di ragion sufficiente, che se non sono sufficienti i dati sperimentali raccolti sull’idrossiclorochina per vietarne l’uso, non si capisce di cosa altro ci sarebbe bisogno. E che irragionevole se mai sarebbe ammetterne l’uso. “La scelta se utilizzare o meno il farmaco – dice il Consiglio di stato – in una situazione di dubbio e di contrasto nella comunità scientifica, sulla base di dati clinici non univoci, circa la sua efficacia nel solo stadio iniziale della malattia, deve essere dunque rimessa nell’autonomia decisionale e alla responsabilità del singolo medico”. Ma quello del Consiglio di stato è un ragionamento sbilenco o una presa in giro? In pratica, le prove che dimostrano che l’idrossiclorochina non è efficace sono ignorate e ci si aspetta che le sperimentazioni cliniche, prima o poi, ne dimostreranno l’efficacia. Si accetta forse la posizione di chi ha fede irrazionalmente nel farmaco e non prende atto delle prove? Ovvero, si dà per scontata un’efficacia da provare e il fatto che non sia stata provata o che sia stato provato il contrario autorizzerebbe comunque a usare il farmaco. A rischio dei pazienti, ovviamente, se finiscono circuiti dai preconcetti pseudoscientifici di qualche medico. Ma i giudici non dovrebbero difenderci dai ciarlatani, invece di consegnarci nelle loro mani?
Facendo un parallelo con la sperimentazione clinica e il rigido iter autorizzativo per i vaccini contro il Covid, è come se questa ordinanza dicesse che possiamo iniziare a usare i vaccini prima di avere le prove, perché il fatto che manchino prove di sicurezza ed efficacia non sarebbe ragione sufficiente per impedirne il libero uso sul territorio nazionale a fronte dell’emergenza: lasciamo allora decidere a ogni singolo medico se vaccinarci ora oppure dopo l’approvazione dell’Ema e dell’Aifa!
Le sperimentazioni cliniche servono in primo luogo a stabilire la sicurezza, e per l’idrossiclorochina i dati dicono che diversi gravi effetti collaterali rendono molto rischioso il suo utilizzo. A fronte del fatto che non è neppure efficace. La vicenda dell’idrossiclorichina è quasi un caso di psicosi infettiva o una sorte di allucinazione, con frotte di medici e politici (Trump e Bolsonaro in testa, ma in Italia anche Matteo Salvini) che si ostinano a dire che sarebbe efficace per il trattamento del Covid-19, quando nessuno studio controllato (randomizzato e in doppio cieco) lo ha provato. Anzi, tutti gli studi dicono che non ha effetti sulla mortalità, mentre gli effetti collaterali gravi (anche suicidio) che può provocare hanno indotto l’Aifa e l’americana Fda a vietarne l’uso. Ma i matti veri, antropologicamente diversi, non demordono. E i giudici purtroppo li assecondano.