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Il caso

Medici in trincea

Il governo vuole spedire gli specializzandi a fare vaccini in cambio di crediti formativi

David Allegranti

Anaao Giovani: "Mascherare l’ennesimo sfruttamento da attività formativa retribuita in Cfu è un vile atto offensivo nei confronti della dignità professionale di medici laureati e abilitati all’esercizio della loro sacrosanta professione”

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Aspiranti medici specializzandi in attesa di prendere servizio ormai da settembre; medici specializzandi spediti a fare vaccini. Grande è la confusione sotto al cielo della Sanità italiana, ma la situazione è tutt’altro che eccellente. Il primo dicembre il ministero dell’Università e della Ricerca ha inviato al presidente della Conferenza dei presidi delle Facoltà di Medicina e Chirurgia una lettera firmata dal segretario generale Maria Letizia Melina per reclutare gli specializzandi e i dirottarli per la futura campagna di profilassi vaccinale. Tra i ministeri della Salute e dell’Università “è in corso di formulazione una specifica norma volta a prevedere che la partecipazione dei medici in formazione specialistica alle attività della campagna” configuri a tutti gli effetti “attività formativa professionalizzante relativa al corso di specializzazione frequentato”, garantendo quindi anche dei crediti formativi. La norma inoltre “dovrebbe prevedere che lo specializzando possa svolgere tale attività formativa anche presso strutture esterne alla rete formativa della scuola”. 

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Aspiranti medici specializzandi in attesa di prendere servizio ormai da settembre; medici specializzandi spediti a fare vaccini. Grande è la confusione sotto al cielo della Sanità italiana, ma la situazione è tutt’altro che eccellente. Il primo dicembre il ministero dell’Università e della Ricerca ha inviato al presidente della Conferenza dei presidi delle Facoltà di Medicina e Chirurgia una lettera firmata dal segretario generale Maria Letizia Melina per reclutare gli specializzandi e i dirottarli per la futura campagna di profilassi vaccinale. Tra i ministeri della Salute e dell’Università “è in corso di formulazione una specifica norma volta a prevedere che la partecipazione dei medici in formazione specialistica alle attività della campagna” configuri a tutti gli effetti “attività formativa professionalizzante relativa al corso di specializzazione frequentato”, garantendo quindi anche dei crediti formativi. La norma inoltre “dovrebbe prevedere che lo specializzando possa svolgere tale attività formativa anche presso strutture esterne alla rete formativa della scuola”. 

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Dice al Foglio un giovane medico: “A prescindere dalla necessità o meno della scelta, penso che sia l’ulteriore mancanza di rispetto nei confronti di professionisti che già durante gli anni della specializzazione vengono trattati a metà tra studenti e schiavetti, ma non da medici. In tutto questo, giusto per completezza, in tutta Italia o quasi ci sono team di medici che sono dedicati esclusivamente alla gestione territoriale del Covid e delle problematiche cliniche dei pazienti a esso correlati (le cosiddette Usca, Unità speciali di continuità assistenziale, ndr)”. Quindi, osserva questo giovane medico, le domande che sorgono spontanee sono due: “Perché le Usca non possono provvedere anche a questo? Perché in altri paesi europei non è stato previsto un piano simile per le vaccinazioni? In estate abbiamo pensato a bonus di ogni tipo, ai banchi a rotelle, ma non abbiamo uno straccio di ‘piano vaccino’”.

 

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L’associazione Anaao Giovani commenta duramente la trovata dei due ministeri: “Apprendiamo con sorpresa che il ministero dell’Università abbia gentilmente richiesto alla Conferenza dei presidi della facoltà di Medicina e Chirurgia l’impiego, al di fuori delle reti formative già difficilmente instaurate, degli specializzandi nelle attività di somministrazione dei vaccini anti Sars-CoV-2. Approfittiamo dello spunto del ministero per farci due domande sul ruolo degli specializzandi”. 

 

Precisato che non fanno parte del Sistema sanitario regionale o nazionale, poiché inquadrati come studenti, “questa preziosa categoria si vede protagonista di un’asta al ribasso per accaparrarsi le sue prestazioni, che invece, a quanto pare, risultano indispensabili agli stessi sistemi sanitari”. Comunque, aggiunge Anaao Giovani, “risulta singolare che resti prioritario l’impiego degli specializzandi come tappabuchi di un progetto sanitario inesistente e una pessima programmazione. I giovani colleghi si stanno facendo carico di responsabilità politiche e istituzionali senza alcuna colpa”. Questa spiacevole vicenda “deve indurre tre conseguenze: chiarimento e risoluzione delle incompatibilità, finora applicate a vantaggio esclusivo dell’università, ridiscussione dei termini contrattuali in direzione di una formazione-lavoro, spostamento dell’egida della formazione medica al ministero della Salute”. Insomma, “mascherare l’ennesimo sfruttamento da attività formativa retribuita in Cfu è un vile atto offensivo nei confronti della dignità professionale di medici laureati e abilitati all’esercizio della loro sacrosanta professione”. I giovani medici insomma chiedono dignità. Sia quelli che devono ancora iniziare a formarsi, sia quelli già in formazione.

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