editoriali

Il ritardo sul piano vaccini è di Arcuri, non delle regioni

Se l’Italia è indietro con il piano per distribuire il vaccino anti Covid è perché il governo e il suo commissario non hanno fatto nulla per mesi. Dal bando con data sbagliata fino alla corsa sulla gara per le siringhe

La gestione della pandemia è, sin dall’inizio, caratterizzata da una conflittualità tra stato e regioni, dove entrambe tentano di scaricare le responsabilità sull’altro. E’ stato così per il lockdown, le riaperture, le chiusure di settori economici specifici, l’aumento delle terapie intensive, e via di seguito. L’ultimo caso riguarda la distribuzione dei vaccini contro il Covid. Diversi quotidiani scrivono che, rispetto ad altri paesi europei come la Germania ormai pronta, il piano italiano è in ritardo: non tutte le regioni hanno fornito al commissario per l’Emergenza Covid Domenico Arcuri l’elenco delle strutture idonee a conservare il vaccino della Pfizer, probabilmente il primo ad arrivare a gennaio e quello con le condizioni di conservazione più complicate (catena del freddo a -70 gradi). Arcuri aveva inviato la richiesta il 17 novembre ma, a quanto riportano i giornali, solo 10 regioni (una su due) ha risposto entro il termine di venerdì 20 novembre. Così la scadenza è stata prolungata fino a mezzanotte di lunedì 23 novembre (e prima della chiusura le risposte erano salite a 13).

 

Ci sarebbe da dire che già la richiesta di Arcuri era sbagliata, visto che indicava come termine massimo per la risposta “venerdì 23 novembre”, una data inesistente, che come primo atto di chi deve organizzare un piano logistico non è il massimo. Pertanto non è neppure corretto dire che le regioni fossero “in ritardo”. Ma a parte gli errori materiali, c’è un elemento che non può essere ignorato: se l’Italia è indietro con il suo piano è perché il governo e il suo commissario non hanno fatto nulla per mesi – a differenza degli altri paesi europei – e si sono svegliati solo dopo gli annunci di efficacia di Pfizer. E ora, per recuperare il tempo perduto, Arcuri corre bandendo la gara per le siringhe o chiedendo in una settimana di organizzare la rete dove verrà distribuito e somministrato il vaccino. Le regioni non hanno certo brillato nella gestione della pandemia, ma in questo caso sarebbe profondamente scorretto addossare su di loro la responsabilità del ritardo del governo.

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