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Il foglio salute

Covid, non solo questione di gusto e olfatto

Bianca Maria Sacchetti

Il virus fa perdere anche i capelli e gli asintomatici non ne sono esclusi. Parla il dermatologo 

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La pandemia da Covid 19 ha numerosi e insidiosi volti e fra i principali effetti collaterali della malattia non vi sono dubbi, ormai, circa quelli legati ai capelli: il 30% di coloro che hanno contratto il virus, anche in forma asintomatica, a distanza di un trimestre, soffre infatti di un’insolita perdita di capelli a ciocche fino alla formazione di chiazze completamente glabre.

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La pandemia da Covid 19 ha numerosi e insidiosi volti e fra i principali effetti collaterali della malattia non vi sono dubbi, ormai, circa quelli legati ai capelli: il 30% di coloro che hanno contratto il virus, anche in forma asintomatica, a distanza di un trimestre, soffre infatti di un’insolita perdita di capelli a ciocche fino alla formazione di chiazze completamente glabre.

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Potrebbe essere proprio questa la leva più efficace per fare alzare la soglia dell’attenzione e della consapevolezza anche tra i più giovani, gelosi delle loro chiome e sempre pronti a testare trattamenti e prodotti di ultima generazione. Una fotografia già abbastanza allarmante quella dei problemi tricologici nei ragazzi: secondo i recenti dati fonte CRLAB, uno dei principali player mondiali nel settore, il 18 per cento delle donne, infatti, già in adolescenza soffre di diradamenti e il 70 per cento degli uomini presenta anomalie a partire dai 20 anni.

Abbiamo dunque intervistato Alfredo Rossi, professore di Dermatologia e Venerologia all’Università Sapienza di Roma, responsabile del centro tricologico del dipartimento, il quale ci conferma che le ricerche in atto si stanno concentrando proprio sulla salute del capello intesa come dato utile per sancire una correlazione fra l’infezione da coronavirus e la perdita dei capelli.

 

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E’ giusto ipotizzare una corrispondenza diretta fra coronavirus e salute dei capelli?

Una correlazione diretta tra infezione da Covid e caduta di capelli è ormai nota. Il fenomeno è detto telogen effluvium post Covid, è molto intenso e ha una durata maggiore rispetto al telogen effluvium acuto dato da altri agenti virali. La differenza è nella modalità di aggressione al follicolo pilifero da parte del coronavirus, che fa leva sugli stessi recettori utili per infettare le altre cellule del nostro organismo, andando a creare un danno diretto attraverso l’espressione di citochine infiammatorie che conducono le cellule dei capelli alla morte. Ricordiamo poi che anche gli asintomatici hanno sofferto di una aumentata e massiva perdita di capelli.

 

Correlazione fra incidenza del coronavirus e alopecia androgenetica, che cosa dire a riguardo?

Una correlazione diretta tra Covid e alopecia androgenetica mi sento di escluderla, mentre possiamo di certo parlare di accentuazione di quest’ultima. Osservando infatti i positivi ricoverati in ospedale è stato registrato un numero maggiore di soggetti con alopecia androgenetica e ciò può essere spiegato in due modi: primo, l’età media di questi pazienti maschi è di circa 62 anni, fase della vita nella quale l’alopecia androgenetica affligge circa il 70 per cento degli uomini. Secondo, gli androgeni favoriscono l’infezione da Covid e pertanto chi possiede geneticamente un’alterazione del metabolismo degli androgeni, come i soggetti affetti da alopecia androgenetica, può più facilmente contrarre il virus.

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Qualche consiglio e rimedio: che cosa fare in caso di alopecia, a chi affidarsi e quali cure scegliere.

Bisogna affidarsi a esperti in materia, proprio come si fa di solito con tutte le altre patologie, e soprattutto osservare i sintomi: vedere quanti capelli si perdono e quando, nonché notare se il cuoio capelluto è dolente e se viene riscontrata la sensazione di bruciore o prurito, punto di allarme a cui deve seguire una chiamata al medico competente. Possono giovare, ancor prima dell’utilizzo di molecole di sintesi farmacologica in ottica preventiva di regolazione degli androgeni, alcuni prodotti naturali a base di Serenoa Repens o di Acido oleanoico, come anche un’alimentazione equilibrata ricca di vitamine quali la biotina unitamente a tecniche di riduzione dello stress, come lo yoga e il massaggio del cuoio capelluto.

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Caduta fisiologica, magari legata alla stagione, o forma cronica. Quando allarmarsi e quali i segnali da cogliere subito per un pronto intervento?

Perdere 100-150 capelli al giorno può essere normale. Bisogna preoccuparsi quando si giunge ai 300 o più al giorno, quando la caduta supera i sei mesi di durata e si unisce a dolore, bruciore o intenso prurito. Un sintomo importante è infatti il prurito incoercibile e costante che provoca una malattia cicatriziale del cuoio capelluto. Tale sintomatologia può affacciarsi anche diversi mesi prima dell’inizio della perdita dei capelli ed è questo uno di quei casi in cui la diagnosi e l’instaurazione di una terapia precoce riescono a evitare effetti definitivi e quindi non più trattabili.

 

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