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Il foglio salute

Antibiotico-resistenza, sfida per il futuro

Carlo Federico Perno*

Fosche previsioni sulle infezioni da germi resistenti. Degli antibiotici va fatto buon uso

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Gli elevati livelli di antibiotico-resistenza segnalati dalle agenzie internazionali nel 2018, in Italia e nel mondo, mostrano che la resistenza antimicrobica rimane una seria sfida in tutta Europa. Nonostante la definizione di linee guida ben precise per la gestione del problema della resistenza antimicrobica, così come per la prevenzione e controllo delle infezioni, è chiaro che le attuali azioni di sanità pubblica non sono sufficienti per affrontare la situazione di resistenza antimicrobica in Europa.

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Gli elevati livelli di antibiotico-resistenza segnalati dalle agenzie internazionali nel 2018, in Italia e nel mondo, mostrano che la resistenza antimicrobica rimane una seria sfida in tutta Europa. Nonostante la definizione di linee guida ben precise per la gestione del problema della resistenza antimicrobica, così come per la prevenzione e controllo delle infezioni, è chiaro che le attuali azioni di sanità pubblica non sono sufficienti per affrontare la situazione di resistenza antimicrobica in Europa.

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Ogni anno 33.000 persone muoiono a causa di un’infezione dovuta a batteri multiresistenti. Per rendere concreto il concetto potremmo dire che il carico di infezioni da batteri multiresistenti sulla popolazione europea è paragonabile a quello delle infezioni combinate di influenza, tubercolosi e Hiv/Aids.

 

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Come riportato nella relazione annuale della sorveglianza dell’antibiotico resistenza in Europa (European Antimicrobial Resistance Surveillance - EARS-Net), la situazione della resistenza antimicrobica in Europa mostra ampie variazioni, a seconda delle specie batteriche, classe antibiotica e regione geografica considerati. Per diverse combinazioni di specie batteriche-classe antibiotica è evidente un gradiente di incremento della resistenza in direzione nord-sud e ovest-est. In generale, sono riportate percentuali di resistenza inferiori nei paesi del nord mentre percentuali più elevate sono segnalate nel sud e nell’est dell’Europa. In Italia, nel 2018 le percentuali di resistenza alle principali classi di antibiotici si mantengono più alte rispetto alla media europea, anche se in generale si è osservato un trend in calo rispetto agli anni precedenti.

 

Le resistenze più preoccupanti sono quelle riportate per i batteri gram-negativi nei confronti di antibiotici di ultima generazione, quali i carbapenemi. Già nel 2018, più della metà degli isolati di Escherichia coli, segnalati dall’EARS-Net, e più di un terzo degli isolati di Klebsiella pneumoniae erano resistenti ad almeno una classe di antibiotici, ed era frequente la resistenza combinata a diverse classi. Per capire la rilevanza di questi germi multiresistenti, basta pensare che tra il 2007 e il 2015 il numero di decessi attribuibili a infezioni da Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi è aumentato di sei volte, e il numero di decessi attribuibili a infezioni da Escherichia coli resistente alle cefalosporine di terza generazione è quadruplicato. Questa tendenza è preoccupante perché questi batteri si diffondono facilmente nelle strutture sanitarie se non sono messe in atto adeguate misure di prevenzione e controllo delle infezioni. Si stima, infatti, che in Europa il 75 per cento delle infezioni da batteri multiresistenti sia dovuto a infezioni correlate all’assistenza sanitaria; il 39 per cento è causato proprio da batteri resistenti ad antibiotici di ultima generazione come i carbapenemi o la colistina che rappresentano di fatto l’ultima opzione terapeutica disponibile. La resistenza agli antibiotici carbapenemici è comune anche in altri batteri di comune riscontro in ospedale, come lo Pseudomonas aeruginosa e l’Acinetobacter. Per tutti questi batteri gram-negativi (Klebsiella, E.Coli, Pseudomonas e Acinetobacter), i paesi che hanno segnalato la più alta percentuale di resistenza ai carbapenemi sono anche gli stessi paesi che segnalano le percentuali di resistenza più elevate anche agli altri gruppi di antimicrobici. Tutto ciò dimostra che il problema è estremamente importante, e indica la necessità di affrontarlo con decisione, stante il rischio che comporta la diffusione di questi batteri.

 

Parlando invece dell’altra grande classe di germi potenzialmente multiresistenti, appartenenti alla classe dei Gram-Positivi, la situazione è leggermente migliore. Per lo Streptococcus pneumoniae, la situazione di resistenza appare stabile, ma con ampie variazioni tra i paesi. Per Staphylococcus aureus, la diminuzione della percentuale di isolati resistenti alla meticillina (MRSA) segnalata negli anni precedenti è continuata nel 2018. Tuttavia, l’MRSA rimane un importante patogeno in tutta Europa, poiché i livelli di MRSA sono ancora alti in diversi paesi e la resistenza combinata ad altri gruppi antimicrobici è comune a tutti i paesi. Un segnale di pericolo particolarmente preoccupante è stato segnalato per un particolare batterio, l’Enterococcus faecium resistente alla vancomicina, la cui presenza ha avuto un aumento per la popolazione dell’Ue dal 10,5 per cento nel 2015 al 17,3 per cento nel 2018. Le tendenze crescenti corrispondenti evidenziano la necessità di un attento monitoraggio per comprendere meglio l’epidemiologia, diversità clonale e fattori di rischio associati all’infezione. In questo caso, e contrariamente alle altre specie sotto sorveglianza, non è possibile osservare una distribuzione geografica ben distinta per E.faecium resistente alla vancomicina (come indicato sopra per i germi Gram-Negativi), poiché risultano allo stesso modo elevate le percentuali segnalate dall’Europa meridionale, orientale e settentrionale.

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In sintesi, l’Organizzazione mondiale della sanità prevede che entro il 2050 la prima causa di morte saranno le infezioni da germi resistenti con un numero di vite perdute, 10 milioni, più dei decessi causati attualmente dal cancro. In Europa si stimano 392.000 morti e 120.000 in Italia, che già oggi con 10.000 decessi l’anno è la nazione più colpita, assieme alla Grecia. E’ il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ad affermare che “la minaccia della resistenza antimicrobica non è mai stata così immediata come ora”. Perché accade tutto ciò? Le ragioni sono molte, ma non dimentichiamo le cause prime, ossia l’uso/abuso degli antibiotici soprattutto in ambito ospedaliero, e l’eccesso di antibiotici nella produzione di alimenti. Su di essi dovremo mantenere elevatissima l’attenzione, per evitare che la grande risorsa degli antibiotici, farmaci che hanno cambiato la storia dell’umanità trasformando in guaribili malattie che per secoli hanno rappresentato una condanna a morte, diventi, per il loro uso sbagliato, una maledizione sanitaria che porti dietro di sé una grande scia di morti che avremmo potuto evitare.

 

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*direttore, microbiologia e diagnostica immunologica
ospedale pediatrico IRCCS Bambino Gesù, Roma

 

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