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Vaccino anti Covid, se questo è un piano

I giornali annunciano il programma del governo per la distribuzione, ma in realtà se oggi arrivasse l'autorizzazione non sapremmo da dove iniziare

Enrico Bucci e Luciano Capone

Logistica, software, sicurezza, approvvigionamento di siringhe: nonostante i titoli dei giornali dicano il contrario, il governo non ha pianificato nulla. Davvero il piano del governo per la distribuzione del vaccino in Italia è: forse se la vedrà la Pfizer?

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Dopo l’inchiesta pubblicata sul Foglio di sabato dal titolo “Sui vaccini è tutta l’Italia a essere in zona rossa: il piano non c’è”, è stato sorprendente leggere il giorno successivo in prima pagina su Repubblica – e poi su tanti altri giornali – il titolo: “Virus, ecco il piano per la distribuzione del vaccino”. Vuoi vedere che abbiamo sbagliato tutto? E che l’Italia non è in ritardo nella pianificazione della distribuzione del vaccino contro il Covid?

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Dopo l’inchiesta pubblicata sul Foglio di sabato dal titolo “Sui vaccini è tutta l’Italia a essere in zona rossa: il piano non c’è”, è stato sorprendente leggere il giorno successivo in prima pagina su Repubblica – e poi su tanti altri giornali – il titolo: “Virus, ecco il piano per la distribuzione del vaccino”. Vuoi vedere che abbiamo sbagliato tutto? E che l’Italia non è in ritardo nella pianificazione della distribuzione del vaccino contro il Covid?

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Nel nostro articolo indicavamo una serie di nodi cruciali che non sono stati sciolti: logistica (conservazione e distribuzione), software (sistema informatico per gestire i dati in tempo reale), individuazione dei centri vaccinali e del personale medico dedicato, sicurezza dai furti, approvvigionamento di materiale indispensabile (come le siringhe). Possibile che il governo e il commissario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri abbiano già organizzato tutto nei minimi dettagli mentre noi, seduti comodamente sul divano, non ci siamo accorti di nulla? Purtroppo non ci eravamo sbagliati. Il piano non esiste nella realtà, ma solo nei titoli dei giornali.

 

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Avere un piano operativo per la distribuzione del vaccino, un’operazione logistico-sanitaria complicatissima che non ha precedenti nella storia, significa che se in questo momento arrivasse l’autorizzazione dell’Ema (l’Agenzia europea per i medicinali) il paese sarebbe pronto dal giorno successivo a gestire tutto il processo, dalla distribuzione all’inoculazione delle dosi. Ma è lo stesso articolo di Repubblica a smentire il titolo in prima pagina. Quello che c’è non è un “piano per la distribuzione del vaccino”, ma uno “schema del ministero della Salute per individuare chi dovrà essere per prima vaccinato” mentre il piano operativo vero e proprio – cioè “il più articolato (e delicato) piano di distribuzione della storia recente del nostro paese” – lo “sta cercando di mettere in piedi” il commissario Domenico Arcuri. Nulla di concreto, siamo ancora in una fase di studio e di elaborazione, quando lo stesso Arcuri ha dichiarato che le prime dosi del vaccino, circa 1,7 milioni, saranno disponibili già a gennaio.

  

Per capire quanto questo piano sia concreto, Repubblica scrive che “se il vaccino della Pfizer arrivasse oggi in Italia, non sapremmo come farlo arrivare negli ospedali. Meglio, non sapremmo nemmeno dove conservarlo: nessuna delle celle frigorifere negli aeroporti di Fiumicino e Malpensa, né quelle della Protezione civile, riescono a raggiungere le temperature richieste ”. Quanto alla logistica e alla gestione dei vaccini basati su Rna – come quello della Pfizer/Biontech, ma anche della Moderna che ieri ha annunciato un’efficacia al 94,5% – lo abbiamo spiegato nel dettaglio: sono prodotti delicati che hanno bisogno di una catena del freddo a -70° (Pfizer/Biontech) o -20° (Moderna) e con tempi ridotti di conservazione fuori dalle celle (pochi giorni). Come pensa il governo di risolvere il problema logistico? “L’idea è che a occuparsi della distribuzione in Italia possa essere chiamata la stessa casa farmaceutica che ha già dato una sua disponibilità di massima, sostenendo di riuscire a raggiungere sino a mille siti italiani diversi”.

  

Insomma, a risolvere uno dei problemi più grandi, dovrebbe essere la Pfizer che si incaricherebbe di consegnare il farmaco da essa prodotto nei luoghi indicati dallo stato italiano. Sarebbe un’ottima soluzione, ma non si sa quanto concreta. Non si comprende cioè se la Pfizer si occuperebbe della distribuzione del vaccino solo in Italia (che avrebbe un trattamento diverso dagli altri paesi) o in tutto il mondo (operazione forse proibitiva per una casa farmaceutica che non si occupa di logistica). E non si comprende neppure se il governo presuma che Pfizer distribuirà anche altri vaccini, come quello di Moderna. In ogni caso, resterebbe il problema della distribuzione all’ultimo miglio (se la casa farmaceutica dovesse consegnare solo in pochi hub) o comunque l’integrazione della Pfizer in un sistema informatico nazionale per gestire le consegne.

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L’altro problema è quello della sicurezza, per evitare furti e rapine: “Su questo è già stato avviato un tavolo al ministero della Salute: la Difesa ha dato piena disponibilità a collaborare… Il ministro Lorenzo Guerini ha dato disposizione allo Stato maggiore di predisporre una pianificazione”. Quindi anche questo punto è ancora in una fase di studio e non può essere risolto se prima non si sa chi si occuperà della distribuzione (se Pfizer, come auspicato, o altri). Infine c’è il tema del materiale necessario alla vaccinazione, in particolare le siringhe di precisione che sono scarse e di cui nel mondo è già partita da mesi la corsa all’approvvigionamento. “Su questo Arcuri ha già dato un’indicazione: gare pubbliche europee accelerate”, scrive Repubblica.

 

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E’ tutto pronto. Manca solo chi distribuisce i vaccini, chi li tiene al sicuro e le siringhe per farli. Il piano c’è, ma non si vede

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