Cattivi scienziati

Tre vaccini al bar

Efficaci al 90, 92, 94 per cento: pochi dati, troppe parole interessate. Discuterne ora è come parlare di fantacalcio

Enrico Bucci

Per quale di questi numeri la comunità scientifica ha avuto a disposizione dati, in modo da poter capire e giudicarne la reale consistenza? Nessuno

    Vaccino efficace al 90 per cento (Pfizer/Biontech). Vaccino efficace oltre il 92 per cento (Sputnik V). Vaccino efficace oltre il 94.5 per cento (Moderna). A ogni annuncio, le aziende salgono o scendono in Borsa (per esempio, Moderna ha guadagnato il 17 per cento al suo annuncio, mentre Pfizer e AstraZeneca hanno perso molto). Ma fra un annuncio e l’altro, ogni azienda guadagna, e può reinvestire gli interessi. Senza contare che alcune aziende che perdono potrebbero comunque guadagnare, grazie ad accordi pregressi, come quello fra Astra Zeneca e Moderna.

       

    Intanto che le aziende annunciano, guadagnano e perdono nella corsa al mercato per il rimedio contro Covid-19, riflettiamo un attimo. Per quale di questi numeri la comunità scientifica ha avuto a disposizione dati, in modo da poter capire e giudicarne la reale consistenza? Nessuno.

        

    E si badi bene: non parlo di dati da pubblicare necessariamente su una rivista scientifica, ma anche solo semplicemente di dettagli sufficienti e accesso a database anonimi per poter esaminare bene i risultati ad interim. Invece, non solo le aziende annunciano e gli investitori scommettono sostanzialmente al buio, ma il pubblico riceve l’impressione dai media (anche autorevoli) che le cose siano ormai assodate e certe.

      

    Ora: io non dubito che un annuncio falso da parte di un’azienda (ma non da parte di Putin) se si rivelasse completamente infondato porterebbe a danni di mercato di grave entità. Dubito però fortemente della possibilità di valutare una differenza del 2 per cento di protezione sulla base di proclami dei ceo o degli analisti di mercato; e questo “scalare al rialzo” degli annunci che arrivano non fa altro che alimentare quel dubbio. Dubito poi del fatto che qualcuno di questi vaccini potrebbe rivelarsi non indurre un’immunità troppo duratura o efficace; dubito, infine, che ci possano essere effetti che i dati provvisori ad interim non rivelano, mentre un’analisi complessiva dei trial di fase 3 potrebbe chiarire. Questi dubbi sono leciti e tipici della comunità scientifica in tempi normali, e spero che al più presto possano essere dissipati da dati veri. L’entusiasmo malato e superficiale per ogni novità, del resto, contribuisce a sfibrare il pubblico e ad allontanarlo dalla realtà, che come abbiamo scritto con Luciano Capone si annuncia ben difficile qualunque sia il vaccino che dovesse avere successo; e, come ricercatore e insieme a buona parte della comunità scientifica, sento ancora una volta il dovere di invitare alla cautela.

      

    Discutere oggi di 90, 92 o 94 per cento è come parlare di fantacalcio: non abbiamo dati veri, solo parole; non abbiamo dettaglio, non abbiamo un’analisi della comunità scientifica, mentre invece abbiamo tantissimi interessi molto volatili in gioco, sia di tipo economico che di tipo politico. Dunque, fiducia certamente; ma fiducia nel fatto che i dati saranno valutati attentamente e la ricerca scientifica sta avanzando rapidissima, non nelle parole interessate di ceo, politici e oligarchi. Consoliamoci con l’idea che probabilmente tutti questi vaccini funzionano davvero, e smettiamola di fare confronti da bar su quale sia il migliore, sui possibili difetti e pregi di questo o di quello, spesso con le stesse competenze di Googeleo Googelei, novello scienziato disvelato al pubblico da Roberto Burioni dopo il suo celeberrimo predecessore Wikipardo da Vinci.