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Il foglio Salute

L’importanza strategica delle farmacie

Ventimila in tutta Italia a disposizione 24 ore su 24, una rete assistenziale riconosciuta tra le prime al mondo

Eva Massari

Capillari e sicure, in pandemia hanno un ruolo decisivo. Cosa fanno e cosa possono fare (anche sul vaccino). Parla Racca (Federfarma Lombardia). "Ora che la gente ha paura degli ospedali e si rivolge al web, i consigli del farmacista diventano ancora più fondamentali"

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L’emergenza pandemica ha riportato in primo piano il ruolo della farmacia dei servizi come supporto fondamentale per gli utenti. Con Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia, parliamo del ruolo dei farmacisti in questo momento delicato, dei servizi erogati e di vaccini antinfluenzali. 

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L’emergenza pandemica ha riportato in primo piano il ruolo della farmacia dei servizi come supporto fondamentale per gli utenti. Con Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia, parliamo del ruolo dei farmacisti in questo momento delicato, dei servizi erogati e di vaccini antinfluenzali. 

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Che cosa si intende per “farmacia dei servizi” e farmacia di comunità? Perché è così importante in questo periodo pandemico?
Le farmacie di comunità sono le farmacie che tutti i cittadini conoscono, ventimila farmacie in tutta Italia che si trovano sul territorio a disposizione 24 ore su 24, una rete assistenziale farmaceutica riconosciuta tra le prime al mondo. All’interno delle farmacie sul territorio, da dieci anni a questa parte dopo la norma che nel 2010 ha dato origine alla “farmacia dei servizi”, i cittadini hanno potuto usufruire di un numero sempre maggiore di servizi sanitari: dalla misurazione della pressione all’elettrocardiogramma, dalla spirometria all’holter pressorio o cardiaco, dalle prenotazioni di visite ed esami all’autoanalisi; inoltre, in farmacia si fa prevenzione, ad esempio con il supporto per lo screening contro il tumore del colon-retto: questo è quello che viene normalmente definito “farmacia dei servizi” e che noi viviamo come la “farmacia al servizio del cittadino”. Le farmacie anche in questa epidemia sono state una grande risorsa per la loro capillarità e quindi la vicinanza alla casa delle persone, per la loro facile accessibilità, competenza, disponibilità e sicurezza. Nei primi mesi di questa pandemia, le farmacie non hanno dispensato solo farmaci, ma hanno fornito consigli, rassicurazioni, spiegazioni scientifiche e hanno contribuito fortemente ad aiutare e rassicurare molte persone disorientate e spaventate. Ora, in questa seconda fase della pandemia continuiamo a supportare i cittadini professionalmente, rinforziamo le consegne a domicilio, i servizi a cittadini, poiché la farmacia è un presidio del Servizio sanitario, il primo presidio, il più vicino sul territorio.

 

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Federfarma è stata tra i promotori della dematerializzazione delle ricette. Cosa significa e cosa cambia per gli utenti?
In Lombardia già dall’inizio del 2019 era in atto una sperimentazione, nel territorio del Rhodense, per permettere ai cittadini che dovevano presentare il promemoria di una ricetta elettronica, di andare in farmacia senza carta ma solamente con la propria tessera sanitaria e il numero della ricetta. La sperimentazione stava andando bene – aveva dato buoni risultati, anche se su numeri piccoli di pazienti – l’obiettivo di Regione Lombardia insieme alle farmacie era di estendere a una platea più ampia la sperimentazione. Grazie a questo lavoro, quando ci siamo trovati in emergenza a causa della pandemia abbiamo potuto, in soli due giorni, attivare le farmacie, dando a tutte le tremila farmacie lombarde la possibilità di stampare la ricetta; in brevissimo tempo la dematerializzazione è diventata disponibile in tutta Italia. Le farmacie hanno subito dato la loro disponibilità, poiché, soprattutto per i pazienti cronici, questo ha portato a una facilitazione nel poter ritirare i farmaci prescritti dal medico anche se non potevano recarsi negli studi medici. Così i cittadini hanno potuto andare semplicemente nella farmacia sotto casa e prendere tutti i farmaci di cui avevano bisogno senza interrompere le loro terapie. Così è stato evidente per tutti il beneficio, anche per l’utente finale, della dematerializzazione delle ricette mediche. Se non fosse stato fatto il lavoro di sperimentazione precedente, non saremmo potuti intervenire così rapidamente in un momento di crisi.

 

Com’è cambiato il ruolo del farmacista negli ultimi dieci anni?
Si è evoluto seguendo i cambiamenti della popolazione, ovvero l’aumento generale dell’età media e l’aumento di patologie croniche. Questi cambiamenti hanno portato nella popolazione la nascita di nuove esigenze, perché i pazienti cronici hanno sicuramente bisogno di farmaci, ma anche  di ausili, di controlli e di essere monitorati. Negli ultimi anni, inoltre, la sanità ha riscoperto che molte patologie possono essere seguite e controllate direttamente a casa dei pazienti, incrementando quindi la territorializzazione dei servizi sanitari. Ovviamente, poiché la farmacia è molto radicata sul territorio  diventa anch’essa indispensabile presidio di prossimità per molti pazienti. La farmacia, inoltre, è stato uno dei primi servizi ad essere informatizzato, per consentire a tutte le farmacie di offrire gli stessi servizi convenzionati con il Sistema sanitario nazionale. Le farmacie crescono al crescere delle esigenze dei propri clienti, ogni farmacia cerca sempre di offrire tutto quello che serve alla cittadinanza del proprio territorio, per esempio l’ampliamento degli orari di apertura.

 

Diverse analisi evidenziano, in questi mesi, la paura delle persone a recarsi dal medico o al pronto soccorso, con il conseguente aumento di richieste dirette alla farmacia o di “cure fai da te” con un sempre maggiore acquisto di farmaci online. 

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Confermo che si percepisce uno stato di paura molto diffuso tra la popolazione, in farmacia lo vediamo tutti i giorni; purtroppo, questo ha portato a un rischiosissimo allontanamento delle persone dalle visite di controllo, dagli esami e da tutta la prevenzione in genere. Come ho già detto, in farmacia si fa anche prevenzione, e durante il lockdown alcuni di questi servizi sono state interrotti: i cittadini li stanno richiedendo. Mi auguro che si possa riprendere queste attività al più presto. La mancata possibilità di incontrare i medici con un contatto diretto, poi, ha aumentato la richiesta di informazioni a Doctor Google: si cercano su internet le soluzioni per i propri problemi di salute. Già prima della pandemia questa abitudine era purtroppo in crescita, per cui la gente, in alcuni casi, prendeva decisioni autonome sbagliate. In farmacia cerchiamo sempre di fornire al cittadino un consiglio scientifico e sappiamo quando è il caso di rivolgersi a un medico.

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Da un lato una campagna ministeriale che invita tutti a fare il vaccino antinfluenzale, dall’altra due evidenze: un’insufficiente quantità di dosi di vaccini acquistate nel nostro paese e una comprensibile impossibilità da parte dei medici di medicina generale  a gestire ogni  richiesta. Quale la sua posizione in proposito?

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Quest’anno il problema dell’approvvigionamento di vaccini contro l’influenza stagionale è un problema mondiale. Gli scienziati ci dicono che tutti dovremmo vaccinarci soprattutto per evitare la sovrapposizione di sintomi con il Covid-19 e quindi avere, da parte dei medici, diagnosi più rapide ed efficienti. Purtroppo, le quantità di vaccino prodotte a livello mondiale si sono dimostrate insufficienti a garantire tutte le richieste in tutti i paesi, così anche nel nostro. In Lombardia, le farmacie stanno distribuendo ai medici di medicina generale (MMG) e ai pediatri di libera scelta (PLS) le dosi vaccinali messe a disposizione dalla regione; abbiamo già consegnato quattro tranche ai medici, e finiremo le prossime settimane consegnando tutto il quantitativo ordinato. Però, compito delle regioni e dello stato dovrebbe essere quello di garantire il vaccino a tutta la popolazione, anche alla cosiddetta “popolazione attiva”, con età inferiore ai 60 anni, che andando a lavorare e restando a contatto con altre persone potrebbe prendersi l’influenza più facilmente. La difficoltà di quest’anno è legata al fatto che i vaccini sono stati prodotti solo in confezioni ospedaliere. In ogni regione le Federfarma locali stanno lavorando con l’autorità competente per verificare come e se si potrà dare la possibilità a queste persone di vaccinarsi:  i cittadini hanno bisogno di risposte. In ogni caso, fino a inizio dicembre siamo  in tempo per vaccinarci.

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