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La luce in fondo al tunnel

Che cosa insegna la scienza alla politica. Intervista a Lucia Aleotti (Menarini)

La ricerca, la collaborazione, gli studi su vaccini e anticorpi monoclonali. Lungo la linea disegnata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Marianna Rizzini

L'azienda farmaceutica collabora con la fondazione Toscana Life Sciences e il professor Rino Rappuoli su un possibile farmaco anti-Covid. Ma intanto sottolinea il ruolo della scienza come antidoto alle fake news e al delirio di chiacchiere. Sul virus e non solo

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Il buio del mondo messo in stand-by dal coronavirus, e la ricerca scientifica che si incarica di accendere la piccola luce in fondo al tunnel. Lo ha auspicato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella qualche giorno fa, quando, a margine dei “Giorni della ricerca”, ha parlato di “collaborazione internazionale” e di “gioco di squadra” capace di mettere al bando gli egoismi: “La ricerca vincerà sulla pandemia”, ha detto, alludendo al “dialogo” e allo “scambio di informazioni e studi. Ora è tempo di alleanze globali… Bisogna condividere le scoperte come si condivide la sofferenza”. E, in questo momento difficile, la scienza sembra fare da guida a una politica che a volte si perde di fronte alla corsa del virus (al netto degli eccessi e delle polemiche). 

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Il buio del mondo messo in stand-by dal coronavirus, e la ricerca scientifica che si incarica di accendere la piccola luce in fondo al tunnel. Lo ha auspicato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella qualche giorno fa, quando, a margine dei “Giorni della ricerca”, ha parlato di “collaborazione internazionale” e di “gioco di squadra” capace di mettere al bando gli egoismi: “La ricerca vincerà sulla pandemia”, ha detto, alludendo al “dialogo” e allo “scambio di informazioni e studi. Ora è tempo di alleanze globali… Bisogna condividere le scoperte come si condivide la sofferenza”. E, in questo momento difficile, la scienza sembra fare da guida a una politica che a volte si perde di fronte alla corsa del virus (al netto degli eccessi e delle polemiche). 

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Torna alle parole di Mattarella anche Lucia Aleotti, azionista e componente del board Menarini con il fratello Alberto Giovanni (Menarini ha stretto un accordo con la fondazione Toscana Life Sciences per lo sviluppo e la produzione del futuro farmaco che risponderà al virus con gli anticorpi monoclonali, sulla base degli studi del professor Rino Rappuoli): “Le considerazioni del presidente sottolineano un elemento fondamentale: della scienza il mondo si deve fidare, la scienza è un antidoto alla follia delle fake news, una bussola contro lo smarrimento di questi giorni. E la scienza, infine, può essere un argine al delirio di false informazioni proprio perché si basa su risultati di sperimentazioni che danno certezze, alla fine, al di là delle opinioni. Parlo per esempio della sperimentazione farmaceutica in modalità ‘doppio cieco’, dove né il paziente né il medico sanno a chi è stato dato il farmaco e a chi il placebo, e soltanto al termine della sperimentazione si capisce chi ha assunto cosa, ma parlo anche in generale di tutte le materie di studio su cui applichiamo un metodo scientifico”. “Ecco”, dice Aleotti, “il punto oggi è proprio de-opinionizzare un argomento finora poco conosciuto: la scienza sta studiando il Covid, cerchiamo di avere fiducia”. 

 
Nel settore farmaceutico in cui la sua famiglia lavora da generazioni, dice Aleotti, “grazie alla ricerca i progressi sono stati incredibili, e questo è importante per il paese, che è diventato uno dei leader nel campo: la produzione farmaceutica nel suo complesso arriva a 35 miliardi di euro, con esportazioni all’85 per cento”. Anche per questo, e per “fare sì che l’Italia sia in prima linea lungo la strada che porterà a rialzarci dal Covid”, Menarini, durante il lockdown,  ha deciso di aprire un nuovo stabilimento: “Mi piace dire che gli stabilimenti farmaceutici non sono capannoni, ma luoghi dove c’è un concentrato incredibile di alta tecnologia”, dice l’azionista. In questo momento così duro, avendo la possibilità di farlo, ci siamo detti: chi può non fermarsi deve andare avanti il più possibile, anche per gli altri”. La scienza può essere, in questo caso, “anticorpo alle chiacchiere continue e inutili”. Ma se una quarantena dalle voci accavallate risulta al momento impossibile, “lo studio e la ricerca, nel loro silenzio, hanno prodotto fatti: oggi i medici sanno per esempio quali farmaci aiutano a curare il coronavirus e, rispetto ai primi mesi, sono stati fatti passi enormi”. 

 
Ma a che punto siamo, in Italia, sugli anticorpi monoclonali? Sappiamo che ci sono altri studi in corso nel mondo (al presidente americano uscente Donald Trump è stata somministrata proprio una cura a base di anticorpi monoclonali) e sappiamo che la Fondazione Toscana Life Science, con il professor Rino Rappuoli, è molto avanti: “Si spera di potere arrivare alla produzione delle prime dosi entro la fine dell’anno”, dice Aleotti, che vede in questa “sfida italiana anche un incubatore di un nuovo modello di collaborazione pubblico-privato sulla Sanità”. E la collaborazione internazionale di cui parla Mattarella? “Ha già preso forma a proposito del futuro vaccino: soprattutto a livello europeo vediamo segni importanti di una maggiore unità d’intenti, ma al tempo stesso siamo consapevoli che ognuno deve fare la sua parte, contribuendo secondo le proprie possibilità, come in una famiglia”.
 

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