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Miozzo (Cts) al Foglio: “La scuola resta il luogo più sicuro per i ragazzi”

"È ora di parlare di rischio calcolato". dice Agostino Miozzo, medico e coordinatore del Comitato tecnico scientifico

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Al direttore - Caro Maurizio Crippa, leggo con curiosità il suo ironico pezzo sul Foglio. La ringrazio per le parole di stima che ricambio per il suo giornale e per il suo Direttore Claudio Cerasa. Devo confessarle che ho fatto fatica a leggere il pezzo perché mi sono perso tra le varie considerazioni da lei riportate sulla base di una presunta intervista ad HuffPost che io NON ho mai fatto. Mi dicono che HuffPost abbia ripreso parti di una mia intervista dimenticando di citare la fonte. Devo anche dirle che in questa veloce lettura dell’intervista mai fatta lei ha sintetizzato in modo non preciso il mio pensiero sulla scuola. Tento brevemente di riproporle la tesi di cui sono fermamente convinto, anche perché se dipendesse da me consentirei la scuola in presenza al 100% degli studenti per le ragioni seguenti:

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Al direttore - Caro Maurizio Crippa, leggo con curiosità il suo ironico pezzo sul Foglio. La ringrazio per le parole di stima che ricambio per il suo giornale e per il suo Direttore Claudio Cerasa. Devo confessarle che ho fatto fatica a leggere il pezzo perché mi sono perso tra le varie considerazioni da lei riportate sulla base di una presunta intervista ad HuffPost che io NON ho mai fatto. Mi dicono che HuffPost abbia ripreso parti di una mia intervista dimenticando di citare la fonte. Devo anche dirle che in questa veloce lettura dell’intervista mai fatta lei ha sintetizzato in modo non preciso il mio pensiero sulla scuola. Tento brevemente di riproporle la tesi di cui sono fermamente convinto, anche perché se dipendesse da me consentirei la scuola in presenza al 100% degli studenti per le ragioni seguenti:

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Primo. Io ritengo che in questa fase dell’epidemia la scuola, pur essendo un luogo di possibile contagio, resta indubbiamente il posto più sicuro dove i nostri ragazzi possono passare alcune ore della loro giornata. Durante la loro presenza hanno l’obbligo della mascherina, del distanziamento, dell’igiene oltre ad avere educatori che li aiutano a comprendere il senso di queste misure di prevenzione a protezione di sé stessi e degli altri, inclusi i loro cari.

 
Secondo. Il “rischio calcolato” del contagio scolastico potrebbe essere adeguatamente monitorato con la disponibilità di effettuare ai ragazzi tamponi rapidi per identificare i possibili contagi, isolarli, e consentire agli altri di continuare le lezioni.

 
Terzo. La DAD dovrebbe essere una forma di insegnamento di emergenza, rilevo oltretutto che la DAD non è ovunque possibile dal momento che prevede attrezzature (che sono state distribuite in abbondanza) ma anche il presupposto che lo studente viva in un ambiente ove il collegamento internet è assicurato, il che è una pia illusione.

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Quattro. Io non auspico il lockdown generale ma ritengo che impedire l’insegnamento in presenza per alcune fasce di età in assenza di lockdown vero preveda il rischio già ampiamente documentato di avere ragazzi che, qualora la DAD non sia rigorosamente applicata, passano il loro tempo nei centri commerciali o nei locali pubblici dove le possibilità di contagio sono infinitamente maggiori.

 
Quinto. Se la decisione di lasciare i ragazzi delle superiori a casa dipende dal rischio derivante dal trasporto pubblico, ripeto quello che ho più volte detto e che il CTS ha più volte sottolineato, sarebbe sufficiente posticipare l’ingresso e l’uscita da scuola dei liceali di una o due ore, ciò consentirebbe di non incidere sui picchi di traffico del trasporto locale.

 
Sesto. Non sento alcuno di voi giornalisti fare commenti e considerazioni sui potenziali danni di carattere psicologico che si stanno generando in una intera generazione di futuri adulti che stanno crescendo nel terrore di affrontare l’esterno e il mondo reale. Ha mai sentito parlare della “sindrome della capanna”? Le consiglio di fare quattro chiacchiere con uno psicologo o uno psicoterapeuta al proposito.

 
Settimo. Non entro nell’analisi del danno sociale per le famiglie che la DAD impone; immagino che lei possa facilmente comprenderlo.

 
Infine le posso dire con serenità che sono perfettamente consapevole del fatto che alcune delle proposte che io e i miei colleghi del CTS abbiamo suggerito nel corso dei mesi passati non sono state prese in considerazione; la cosa mi dispiace molto ma non mi turba più di tanto, so di aver fatto il mio lavoro secondo scienza e coscienza. Il mojito mi piace molto e le assicuro che non appena mi sarà possibile tornerò a berlo nell’unico posto dove l’ho saputo apprezzare ed amare: l’Avana città dove qualche anno fa ho lavorato a lungo! Un caro saluto
Agostino Miozzo, coordinatore del comitato tecnico scientifico (Cts)

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