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Coronavirus, di cosa parliamo quando parliamo di scenario 4

Redazione

Cosa succede quando i valori regionali dell'indice Rt sono per un periodo di tempo prolungato superiori a 1,5 e quali sono i passaggi per evitare il lockdown. Il documento del ministero della Salute e dell'Iss

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Limitazioni di spostamenti tra regioni, chiusura delle città o lockdown generalizzato. Le misure da introdurre nelle prossime settimane si capiranno meglio questo pomeriggio, quando sarà presentato il bollettino della giornata insieme al rapporto settimanale dell'istituto superiore di sanità. Ma con quasi 27 mila nuovi contagi al giorno, più di 1,600 persone ricoverate in terapia intensiva e circa 16 mila persone nei reparti ordinari, il paese va verso quello che il ministero della Salute chiama “scenario 4”.

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Limitazioni di spostamenti tra regioni, chiusura delle città o lockdown generalizzato. Le misure da introdurre nelle prossime settimane si capiranno meglio questo pomeriggio, quando sarà presentato il bollettino della giornata insieme al rapporto settimanale dell'istituto superiore di sanità. Ma con quasi 27 mila nuovi contagi al giorno, più di 1,600 persone ricoverate in terapia intensiva e circa 16 mila persone nei reparti ordinari, il paese va verso quello che il ministero della Salute chiama “scenario 4”.

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Cosa significa fase 4?

“Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente maggiori di 1,5”. A spiegare in cosa consiste la fase 4 della pandemia è un documento inviato alle regioni il 12 ottobre frutto del lavoro degli esperti del ministero della Salute, del Cts, del Consiglio superiore della sanità e dell'Iss, ma anche di medici dello Spallanzani, dell'Università Cattolica e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.

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“Anche se una epidemia con queste caratteristiche porterebbe a misure di mitigazione e contenimento più aggressive nei territori interessati, uno scenario di questo tipo potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l’origine dei nuovi casi”, spiega il rapporto. “La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 1-1,5 mesi, a meno che l’epidemia non si diffonda prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili”.

In questo contesto ci sono diverse classificazioni del rischio, che variano in base all'andamento dei contagi.

 

Cosa può succedere ora?

Di fronte a noi ci sono due percorsi. Uno porta il paese dritto verso il lockdown generalizzato e si attiva nel caso di trasmissione comunitaria diffusa e pressione sostenuta per i dipartimenti di prevenzione. 

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L'altro, quello meno grave, si caratterizza invece per cluster non più distinti tra loro, nuovi casi privi di tracciamento, con contagi non correlati a catene di trasmissione note e un graduale aumento della pressione per i dipartimenti di prevenzione.

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In questo caso, tra le azioni previste per rallentare la catena dei contagi c'è l'attivazione di zone rosse temporanee, da riaprire in base all'andamento dell'indice Rt, e l'introduzione di restrizioni della mobilità interregionale, considerando se serve una limitazione da e per aree specifiche. Anche sul lavoro si consigliano misure cautelative, con l'invito a valutare l’interruzione di alcune attività produttive con particolari situazioni di rischio.

Dal punto di vista della gestione di sospetti contagi e contatti, il documento consiglia di rimodulare le attività di screenening, dando priorità alle categorie più esposte al rischio come gli operatori sanitari, e attivare personale in supporto del dipartimento di Prevenzione e delle attività Covid.

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Su scuole e università è prevista l'attivazione parziale della didattica a distanza per le scuole di secondo grado e le università, la possibilità di sospendere alcuni tipi di lezioni che presentano condizioni di rischio più elevato, come educazione fisica, lezioni di canto, strumenti a fiato e laboratori ad uso promiscuo, ma anche, in funzione della situazione epidemiologica locale, la chiusura temporanea degli istituti.

 

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