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Editoriale

Da AstraZeneca buone notizie sul vaccino

Redazione

La sperimentazione dell'Università di Oxford e le parole del presidente della Repubblica, due motivi per non pensare solo ai bollettini

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Difficile in questi giorni vederla, ma la piccola luce in fondo al tunnel si è fatta strada nel buio per due volte. La prima, quando da Londra (Financial Times) è giunta la notizia che il vaccino messo a punto dall’Università di Oxford con l’azienda Irbm di Pomezia (vaccino prodotto da AstraZeneca, uno dei tre opzionati in Europa), giunto alla terza fase di sperimentazione, ha generato una forte risposta immunitaria negli anziani. E’ il vaccino che in settembre aveva subìto un’interruzione dopo la reazione avversa di un partecipante, ed è il vaccino di cui l’Italia avrà a disposizione due-tre milioni di dosi. I dati non sono stati ancora pubblicati e si attende la fine della sperimentazione. Poi la parola passerà alle agenzie regolatorie per la validazione: vista l’emergenza, la registrazione potrebbe avvenire entro la fine del 2020. E se è vero che all’inizio la vaccinazione riguarderà le categorie a rischio, in qualche mese si potrebbe estendere al resto della popolazione (“Il vaccino AstraZeneca-Oxford sembra essere in grado di stimolare una robusta risposta immunitaria anche negli anziani. Non potete immaginare quanto buona sia questa notizia. E' fantastica”, ha twittato ieri il sempre prudente Roberto Burioni).

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Difficile in questi giorni vederla, ma la piccola luce in fondo al tunnel si è fatta strada nel buio per due volte. La prima, quando da Londra (Financial Times) è giunta la notizia che il vaccino messo a punto dall’Università di Oxford con l’azienda Irbm di Pomezia (vaccino prodotto da AstraZeneca, uno dei tre opzionati in Europa), giunto alla terza fase di sperimentazione, ha generato una forte risposta immunitaria negli anziani. E’ il vaccino che in settembre aveva subìto un’interruzione dopo la reazione avversa di un partecipante, ed è il vaccino di cui l’Italia avrà a disposizione due-tre milioni di dosi. I dati non sono stati ancora pubblicati e si attende la fine della sperimentazione. Poi la parola passerà alle agenzie regolatorie per la validazione: vista l’emergenza, la registrazione potrebbe avvenire entro la fine del 2020. E se è vero che all’inizio la vaccinazione riguarderà le categorie a rischio, in qualche mese si potrebbe estendere al resto della popolazione (“Il vaccino AstraZeneca-Oxford sembra essere in grado di stimolare una robusta risposta immunitaria anche negli anziani. Non potete immaginare quanto buona sia questa notizia. E' fantastica”, ha twittato ieri il sempre prudente Roberto Burioni).

 

Poi, a illuminare il momento di tensione e rabbia, ci sono le parole di Sergio Mattarella, pronunciate durante la celebrazione de “i giorni della ricerca”. Siamo impegnati “in una battaglia difficile contro un virus temibile e in parte ancora scarsamente sconosciuto”, ha detto il presidente, e questa condizione “ci mostra ancora meglio quanto grande sia il valore della ricerca”. Il domani: questo sembra mancare ora, nel momento in cui è difficile dare una data di scadenza all'inquietudine e alla paura. “Mai smettere di pensare al futuro”, è stata l’esortazione di Mattarella. Come? Intanto, si può continuare a fare ricerca sulle malattie che in parte sono state sconfitte anche se sembrava impensabile (i tumori), e cominciare a pensare di poter vincere, uniti, anche questo nemico che pare impossibile da battere. “Sapevano i pionieri che l’umanità avrebbe vinto”. E’ la lezione di ieri che vale per oggi, e per un attimo è bello alzare lo sguardo oltre le polemiche, i dubbi e i bollettini.

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