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"Più mascherine, meno feste"

Come il Lazio è diventato l'apripista nella linea dura anti-Covid. Parla l'assessore D'Amato

In attesa del Dpcm la Regione Lazio ha anticipato alcune misure "per evitare un nuovo lockdown"

Marianna Rizzini

Dai test a scuola alle regole per il distanziamento, dall'onda lunga dei rientri dalle vacanze all'importanza della campagna vaccinale anti-influenzale. L'assessore alla Salute della Regione Lazio spiega perché "adesso dobbiamo fare uno scatto d'attenzione per arrivare sereni all'inverno"

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L’allarme sui contagi, lo scontro sulle regole delle partite di calcio, i dubbi sulla riapertura delle scuole, la paura che le cosiddette “zone della movida” si trasformino in amplificatori del virus: lo scenario di questi giorni riporta a momenti difficili del recente passato, il nuovo Dpcm è alle porte, ma c’è una regione che ha fatto da apripista: il Lazio (dove per esempio le mascherine obbligatorie all’aperto sono già realtà e dove la linea dura dell’assessore alla Sanità Alessio D’Amato passa anche per la frase “più mascherine, meno feste”). Come si sia arrivati a fare da avamposto della “rinnovata attenzione” anti Covid, visti i numeri dei bollettini che in tanti speravano di non dovere più vedere, lo spiega al Foglio lo stesso D’Amato, raccontando che questo momento è in qualche modo “figlio del rientro dalle vacanze”: “Abbiamo avuto oltre 1.300 casi legati al ritorno dalla Sardegna, ricostruiti attraverso i tracciamenti e i test al porto di Civitavecchia”, dice l’assessore. “I numeri erano già consistenti; poi abbiamo visto che i contagi si sviluppavano anche nel contesto famigliare”. Secondo campanello d’allarme: “I molti casi in alcune comunità, come per esempio in quella peruviana”. Terzo: la riapertura delle scuole, con il carico di “potenzialità” di diffusione del virus attraverso gli asintomatici.

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L’allarme sui contagi, lo scontro sulle regole delle partite di calcio, i dubbi sulla riapertura delle scuole, la paura che le cosiddette “zone della movida” si trasformino in amplificatori del virus: lo scenario di questi giorni riporta a momenti difficili del recente passato, il nuovo Dpcm è alle porte, ma c’è una regione che ha fatto da apripista: il Lazio (dove per esempio le mascherine obbligatorie all’aperto sono già realtà e dove la linea dura dell’assessore alla Sanità Alessio D’Amato passa anche per la frase “più mascherine, meno feste”). Come si sia arrivati a fare da avamposto della “rinnovata attenzione” anti Covid, visti i numeri dei bollettini che in tanti speravano di non dovere più vedere, lo spiega al Foglio lo stesso D’Amato, raccontando che questo momento è in qualche modo “figlio del rientro dalle vacanze”: “Abbiamo avuto oltre 1.300 casi legati al ritorno dalla Sardegna, ricostruiti attraverso i tracciamenti e i test al porto di Civitavecchia”, dice l’assessore. “I numeri erano già consistenti; poi abbiamo visto che i contagi si sviluppavano anche nel contesto famigliare”. Secondo campanello d’allarme: “I molti casi in alcune comunità, come per esempio in quella peruviana”. Terzo: la riapertura delle scuole, con il carico di “potenzialità” di diffusione del virus attraverso gli asintomatici.

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“Tutto questo”, dice D’Amato, ha contribuito “da un lato al riaccendersi del rischio, motivo per cui adesso è necessario uno sforzo per recuperare il livello di attenzione precedente all’estate sulle regole base: distanziamento, mascherine, lavaggio mani, no agli assembramenti. Durante i mesi estivi il calo di tensione c’è stato ed era anche comprensibile ci fosse, venendo dal lockdown, ma ora serve un salto, come un recupero della responsabilità già dimostrata in passato”. Le mascherine obbligatorie, in questo senso, “sono una protezione anche psicologica: ti ricordano che devi fare attenzione. Oltre naturalmente a ridurre i rischi nella stagione in cui, oltre al Covid-19, circolerà anche il virus influenzale”. L’attenzione non basta, però: “L’altro punto della strategia di contenimento sono i test e il tracciamento. I test sono triplicati, secondo una pluralità di forme: dal tampone tradizionale ai test rapidi che abbiamo usato negli aeroporti di Ciampino e Fiumicino, su oltre 31 mila persone, e che useremo nelle scuole, dove per i più piccoli ci saranno anche i test salivari, meno invasivi. Ripeto: solo testando quanto più possibile si riesce davvero a fare prevenzione”. Il monitoraggio partirà dalle scuole dove ci sono casi di positività, ma si estenderà agli altri istituti, e dovrà essere mantenuto, a turno, per i prossimi mesi in quante più scuole possibile, sempre secondo lo schema: screening con test rapidi, tampone per la conferma dove si rileva positività.

 

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Il Lazio non ha “un unico modello di azione”, dice D’Amato, ma “vari modelli flessibili a seconda dell’evolvere della situazione”. Intanto sono stati ordinati due milioni di test antigenici in previsione dei test alla popolazione scolastica (“C’è una risposta positiva presso gli istituti e nelle famiglie rispetto all’idea dello screening intensivo”). E se l’obiettivo è di raggiungere almeno il milione di test, l’arrivo della stagione in cui il Covid potrebbe non essere l’unico virus in giro spinge D’Amato a sottolineare “l’importanza del vaccino antinfluenzale, per evitare quanto più possibile la confusione sui sintomi”. La campagna vaccinale avverrà su più fronti: gratuita dai sessant’anni in su e dagli zero ai sei anni, a pagamento ma fortemente raccomandata per gli altri (che potranno comprare il vaccino in farmacia e forse anche farlo somministrare in loco, se passerà questa linea di intervento, al momento in discussione). Da fuori, cioè dalle altre regioni, c’è chi guarda con ansia ai primi passi dell’inasprimento delle misure a Roma e dintorni: “Facciamo questo per evitare un lockdown, dobbiamo lavorare duro per queste due-tre settimane per arrivare sereni all’inverno”. 
 

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