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Meglio trovare un medico che nessuno

Redazione

Il Veneto chiama in corsia i non specializzati. Proteste, ma niente buon senso

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La decisione della giunta regionale veneta di indire un concorso per laureati in Medicina non abilitati per inserirli, dopo un periodo di formazione e addestramento, nelle strutture sanitarie, ha provocato una gragnuola di proteste e anche di denunce da parte delle organizzazioni professionali. Si teme che giovani medici laureati e abilitati, ma non specializzati, abbassino il livello delle cure e persino la qualità complessiva dell’assistenza sanitaria.

 

Sarà vero, ma il buon senso suggerisce che quando ci si trova ad aver bisogno di un medico è meglio trovarne uno non specializzato che nessuno. Sarà un ragionamento semplicistico, ma quelli delle associazioni di categoria sono assai più articolati ma meno convincenti. In Italia mancano 56 mila medici, in Veneto 1.300, non ci sono gli specializzati in numero sufficiente a coprire i vuoti che si sono creati nelle corsie e nei pronti soccorsi. E’ una situazione di emergenza che va affrontata, nell’immediato, anche con soluzioni straordinarie, mentre si cerca di porre rimedio alle cause strutturali che risiedono nella scarsità delle facoltà di Medicina e nella lentezza delle procedure di specializzazione e di immissione nei ruoli. L’Italia è la patria delle emergenze permanenti: per far lavorare l’Ilva si è dovuto esentare il management da norme persino penali, per ricostruire il ponte di Genova si è dovuto derogare da decine di norme. Ora per offrire un minimo di assistenza sanitaria bisogna scavalcare meccanismi restrittivi che, nati per assicurare le qualità del servizio, ora rischiano di strozzarlo. L’emergenza medica, peraltro, era prevista da tempo, ma non si è fatto nulla, nemmeno da parte degli ordini professionali, per chiedere alle autorità, a cominciare dai ministeri della Salute e dell’Istruzione, di provvedere. Ora che qualcuno (non solo il Veneto, ma in forme diverse anche la Toscana e il Molise) cercatdi metterci una pezza, si protesta. Se insieme alla protesta ci fosse una proposta alternativa, sarebbe meglio. Invece si chiede solo di attivare l’ennesimo tavolo. Ma l’emergenza è oggi e i malati hanno bisogno di cure ora e il buon senso è anche buona politica.

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