Omeopatia, verità annacquata

Redazione

Niente versioni diluite, le autorità lo dicano con chiarezza: non funziona

La tragica fine di un bambino di 7 anni di Ancona morto a causa di un’otite curata, o meglio trascurata, con preparati omeopatici riapre la questione del rapporto tra cittadini e scienza, tra libertà di cura e controllo pubblico sulle cure. Si tratta di un drammatico caso di malasanità, ci sono responsabilità sicuramente etiche e forse anche penali, che andranno accertate. Ma la vicenda apre il problema di come lo stato e le autorità sanitarie debbano trattare l’omeopatia. Anche se per fortuna sono pochi i medici che pensano di curare le infezioni con l’omeopatia, bisogna ricordare che l’omeopatia non cura neanche il resto.

 

I prodotti omeopatici, preparati secondo un rituale ottocentesco di diluizioni infinitesimali, non contengono nulla (solo acqua o zucchero) e non servono a nulla. Sono “senza indicazioni terapeutiche approvate”, come c’è scritto per legge su ogni confezione. Come ricorda il farmacologo Silvio Garattini dell’Istituto Mario Negri, se cambiassimo le etichette dei flaconi omeopatici nessuno se ne accorgerebbe: è sempre acqua, ma con un diverso nome in latinorum che impressiona sul flacone. E’ l’altra faccia della medaglia dell’antivaccinismo: da un lato non si prescrivono cose utili come i vaccini, dall’altro si prescrivono prodotti senza base scientifica. L’unica differenza è che, rispetto ai vaccini, qui la posizione delle istituzioni è molto più ambigua. I prodotti omeopatici vengono autorizzati dall’Aifa senza prove di efficacia (a differenza di tutti i farmaci), vengono prescritti da medici e venduti da farmacisti (ovvero proprio da coloro che dovrebbero sapere e informare della loro inefficacia). Premesso che la libertà di cura resta un diritto sacrosanto, per esercitarlo in maniera consapevole serve un’informazione adeguata. 

 

Il Comitato nazionale per la bioetica, in linea con le scelte e gli studi di paesi come Stati Uniti e Australia, in vista del rinnovo delle autorizzazioni alla vendita degli omeopatici in scadenza il 30 giugno, ha dato al governo due indicazioni. Primo, che il termine “medicinale” sia sostituito dal termine “preparato”. Secondo, che sulla confezione la frase “Medicinale omeopatico senza indicazioni terapeutiche approvate” sia sostituita dalla più esplicita: “Preparato omeopatico di efficacia non convalidata scientificamente e senza indicazioni terapeutiche approvate”. Il messaggio è: liberi di prenderli, ma sappiate che non funzionano. Sulla salute i cittadini hanno bisogno di verità, non di versioni diluite.

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